Il sonno dipende dall’età, lo dimostra lo studio
Un italiano su cinque ha qualche difficoltà ad addormentarsi ma le ore di sonno dipendono dall’età anagrafica e uno studio americano dimostra (scientificamente) la quantità di sonno utile a ciascuno. Con un monito: se volete essere produttivi non rinunciate alla pennichella.
Aprile dolce dormire, dice un vecchio e famoso detto popolare ma non tutti durante questo mese primaverile sonnecchieranno allo stesso modo. A sostenerlo è il recente studio della National Sleep Foundation americana che fotografa le abitudini in fatto di cuscini e coperte stilando una nuova tabella del sonno attraverso tutte le età.
Stando ai dati raccolti in due anni di attenta osservazione sul campo gli studiosi d’Oltreoceano, infatti, hanno scoperto che la necessità di un buon sonno ristoratore varia al variare degli anni e se, per esempio, un neonato dovrebbe sonnecchiare almeno 11 ore al giorno (ma mai più di 19) a un over 65 potrebbero bastare addirittura 5 ore di sonno per notte mentre dai 26 ai 64 anni è d’obbligo non dormire mai meno di 6 ore (ma assolutamente non più di 10!).
Insomma a ciascuno il suo anche in fatto di sonno ma non sono pochi i compatrioti che, complice anche la Primavera, dovranno contare un bel po’ di pecorelle prima di riuscire ad addormentarsi. Ben un italiano su cinque ha, infatti, qualche difficoltà quando si tratta di prendere sonno ma, per molti, la situazione non migliora neanche quando le palpebre finalmente calano e i problemi continuano anche in termini di qualità. Secondo l'Associazione italiana per la medicina del sonno sono ben 12 milioni gli abitanti del Belpaese che incontrano problemi ad addormentarsi e, per loro, il consiglio è di seguire alcune semplici regole tra le lenzuola ma anche di far attenzione ai comportamenti diurni.
Un buon sonno, infatti, va costruito nel corso della giornata e, tra i consigli, necessario bandire l’uso di smartphone e tablet prima di coricarsi e anche evitare pasti troppo abbondanti nonché il consumo di nicotina che anche in questo caso, manco a dirlo, nuoce.
E se il sonno secondo alcuni rivela molto del nostro carattere, da cui per esempio l’etichetta virtuale #vamping che, con un hashtag definisce i giovani che trascorrono le ore notturne davanti ai social network, bisogna stare attenti anche ai riposini pomeridiani. Recenti studi scientifici hanno analizzato al microscopio la pennichella stabilendo che, con moderazione, fa un gran bene.
A sostenerlo sono stati per primi i neuropsicologi della tedesca Università di Saarland che hanno spiegato come qualche momento di sonno durante lo stress della giornata lavorativa aumenti di ben cinque volte le capacità mnemoniche. D’accordo anche la National Sleep Foundation secondo la quale il sonnellino pomeridiano, lungi dal dover essere una prerogativa dei bambini, amplifica la produttività del 40 per cento riduce lo stress e migliora il metabolismo. Dunque via libera al sonno ristoratore, garanzia di efficienza anche nelle giornate più impegnative.
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