Isis: minata Palmira, 1200 bambini rapiti in Iraq e un'offensiva alla Russia

Isis: Palmira disseminata di mine, 1200 bambini rapiti in Iraq e un'offensiva alla Russia. Il Califfato Islamico reagisce alle perdite alzando la posta. Il sito Patrimonio Unesco rischia la distruzione. A Mosul, 1200 minorenni sono stati prelevati per essere addestrati, nel Caucaso è nata la Wilayat Qawqaz,  la nuova provincia che sfida Vladimir Putin. 

L'Isis ha disseminato nell'antica Palmira mine e ordigni per rispondere all'offensiva siriana.


L’inizio della fine è vicino. Le prossime ore saranno decisive per capire quale fine: se quella dello Stato Islamico o quella di Palmira. Messo alle strette dall’avanzata dell’esercito siriano, l’Isis ha risposto piazzando mine e ordigni nelle rovine di quella città che ha attraversato quattromila anni d’intemperie. "Non sappiamo perché abbiano minato le rovine, se per distruggerle o per impedire l'avanzata dei governativi", afferma l'Osservatorio nazionale dei diritti umani (Ondus). I resoconti "sembrano essere veri", conferma il responsabile siriano delle Antichità, Maamoun Abdulkarim: "La città è nelle loro mani, la situazione è pericolosa". Una situazione che potrebbe degenerare da un momento all’altro, viste le perdite subite dai jihadisti costretti a ritirate strategiche su tutti i fronti, da quello libico - dove hanno preso il controllo di Derna, trasformata nel bastione del califfato nel Mediterraneo - a quello iracheno, capitale Mosul, dove gli iracheni e gli alleati si preparano a lanciare la maxi offensiva

Una deriva a cui i seguaci di Abu Bakr al Baghdadi reagiscono armando l’infanzia, il più vergognoso dei modi di fare la guerra. “Hanno rapito 1.227 bambini e li hanno portati al campo di al-Salamiya per essere addestrati" ha denunciato il portavoce del Kurdistan Democratic Party di Mosul, Said Mimousini. Secondo alcune testimonianze l'Isis avrebbe creato un vero e proprio dipartimento per addestrare i minori di 18 anni sia al combattimento sia agli attacchi suicidi. 

Una consuetudine, quella di usare i più piccoli per fare numero e notizia, che l’Isis pratica fin dalle origini. I campi profughi sono pieni di madri che raccontano di figli strappati dalle loro mani, gli inviati dell’Onu sui diritti dell’infanzia raccontano di come vengano venduti come schiavi o ammazzati. Un sopravvissuto del carcere jihadista Point 11, l'ex stadio di calcio di Raqqa, in Siria, ha raccontato all'Ap che le esecuzioni filmate, "vengono ripetute anche per 20 volte: in ogni occasione i bambini premono il grilletto ma la pistola è scarica. Fino all'esecuzione vera, ecco perché i prigionieri nei video dell'Isis sembrano così calmi, perché pensano sia l'ennesima messa in scena".

Insomma, tra il rischio di ridurre in cenere il patrimonio mondiale dell’Unesco e quello di sterminare un’intera generazione, l’Isis non ha nessuna intenzione di cedere. Tanto che l’ultima sfida è quella lanciata tra il Mar Caspio e il Mar Nero, direttamente a Vladimir Putin, con la proclamazione della Wilayat Qawqaz (la provincia del Caucaso) che include milizie islamiche cooptate in Cecenia, Daghestan, Inguscezia e altre regioni a maggioranza musulmana del Caucaso russo.

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