Amber Rose e il manuale per diventare "brutte troie"

Un libro come quello di Amber Rose, How to be a bad bitch (Come diventare una brutta troia) mancava, negli scaffali delle librerie. Da ottobre si potrà a acquistare con 25 euro e le donne ringrazieranno. Ne siamo sicuri? Poco importa perché l’artista da 3 milioni di follower su Twitter e 7 su Instagram, che solca i red carpet con i suoi (non) vestiti e riempie la rete con le sue (generose) curve in microbikini, ha tutte le intenzioni (e pure le premesse) per dispensare le sue lezioni alle aspiranti “bad bitch”. Quell’Amber nata a Filadelfia il 21 ottobre 1983 che a 15 anni si è rimboccata le maniche e, dopo il divorzio dei genitori (il suo cognome è quello della madre Dorothy) per contribuire all’economia familiare, ha iniziato a esibirsi in spettacoli di striptease facendosi chiamare Paris. Quell’Amber che 15 anni dopo ha un contratto con l’agenzia Ford Models (per chi non lo sapesse, una tra le più forti al mondo), è un’attrice, una cantante e una stilista.

E una guerriera (ovviamente nuda) - come la ritrae la copertina del libro, curata da David LaChapelle - che, con arco in mano, sovrasta un uomo trafitto. “Il libro – spiega – parlerà degli errori che ho commesso in modo che le donne possano evitarli”. Certo, la parola “troia” accostata all'aggettivo "brutta" è forte per descrivere il genere che Amber ritiene superiore, ma lei ha una spiegazione per tutto: “Ho reinterpretato la parola per potenziarne il significato. Una brutta troia è sicura di sé, dolce e ottiene sempre quello che vuole. Chiunque la incontri la amerà”. Chiaro, no? Chissà che cosa ne penseranno le "troie" che rivendicano diritti e tutele. 

Per chi volesse saperne di più, la descrizione di Amazon recita: “Un’accessibile guida per essere una “Bad Bitch” che copre aspetti come l’amore, i soldi, la carriera, la moda e la bellezza enfatizzando la fiducia in se stessi e una positiva auto-accettazione”. Insomma, la “super femminista”, come si è più volte definita, va dritta per la sua strada e, abile a far parlare di sé, fa sul serio: "Ho sempre avuto l'ideale del potere femminile - ha rivelato a Cosmopolitan.com - ma forse non l'avevo capito a fondo perché mi sono sempre sentita in dovere di sottomettermi alle volontà maschili. Ma farlo mi rendeva infelice. Penso che avevo semplicemente bisogno di crescere (…) Arrivi ad un certo punto della tua vita in cui ti rendi conto di chi davvero tu sia. Può succedere a 25 anni ma a me è succeso a 31. Credo che i social media mi abbiano aiutato a creare il mostro femminista che sono oggi". 

E chissà come la prenderà l’Italia dove, secondo un sondaggio di Doxa, il modello delle giovani donne è l’astronauta Samantha Cristoforetti. Una vera guerriera che un passo dopo l'altro è arrivata fino alle stelle conquistando un’Italia dove le donne sono più istruite dei colleghi maschi ma dove meno di una laureata su due lavora piazzando lo Stivale in fondo alla classifica europea. Che lo stipendio sia più basso dei maschi (il 72% in meno), per fortuna non è un problema solo italiano. Christine Lagarde, un'altra donna guerriera, che di mestiere fa la direttrice del Fondo monetario internazionale ha sottolineato il problema. Cosa che hanno fatto anche le star di Hollywood capitanate da da Patricia Arquette dal palco degli Academy Awards. Donne che sono arrivate in alto, che sono diventate modelli di altre donne, ma che definire “Bad Bitch” forse non è il caso.