Regionali, vittoria amara: 5 a 2 per il Centrosinistra
Elezioni, l'amara vittoria: 5 a 2 per il Centrosinistra che alle consultazioni ha perso in Veneto e in Liguria, incassato in Campania, Umbria, Toscana, Puglia e Marche. "Asfaltata" Lady Like Alessandra Moretti, vittorioso Alessandro Toti, l'uomo del Cavaliere. In Toscana la Lega si piazza seconda per la gioia di Salvini. "L'impresentabile" Vincenzo De Luca vince in Campania.
È finita 5 a 2 per il Centrosinistra. Il Pd ha perso in Veneto e in Liguria, incassato in Campania - nonostante la squalifica di Vincenzo De Luca da parte della Commissione Antimafia -, Umbria, Toscana, Puglia e Marche. Insomma, alla fine, il “rullo compressore” renziano ha macinato una vittoria che, nonostante Debora Serracchiani abbia etichettato come “netta e chiara”, in realtà ha il sapore di una sconfitta: colpa dello stile piglia-tutto del Premier che mette in evidenza le note dolenti più delle conferme.
Nessuno pensava che Alessandra Moretti alias Lady Like potesse strappare il Veneto al Carroccio di Luca Zaia ma il risultato finale della deputata più votata è un vero e proprio flop. Lei, che il 29 maggio cinguettava: "Sono sicura che alle regionali faremo un 7-0 e quello del Veneto sarà il golden goal" è stata “asfaltata” dal rivale che l’ha staccata di 28 punti. Basta farsi un giro tra gli hashtag #moretti2015 e #ladylike per farsi un’idea di quanto il previsto “golden goal” si sia rivelato, piuttosto, un “autogoal”. Ora la rete le consiglia di fare altro: “vai, l’estetista ti aspetta”, in onore all’intervista che le affibbiò il soprannome di Lady Like.
Anche la vittoria in Liguria di Alessandro Toti, lo storico consigliere politico del Cavaliere, è tanto straordinaria quanto inattesa: se il partito di Silvio Berlusconi, che tutti davano per spacciato, non è così morto come i suoi avversari amavano pensare, lo strappo di Pippo Civati, l’ex alleato di Matteo Renzi, ha diviso il centrosinistra e favorito l’avversario del Pd.
Ancora una volta il rifiuto di correre in coalizione con chicchessia, relega i grillini fuori dalle stanze del potere nonostante un ottimo risultato in cabina elettorale. In Puglia, Liguria e Campania il M5Stelle di Beppe Grillo è il primo partito ma le coalizioni di Centrosinistra e Centrodestra li hanno battuti come da copione.
In Liguria, Raffaella Paita, candidata dalla direzione Pd dopo le contrastatissime primarie e lo strappo di Sergio Cofferati ha pagato il prezzo più caro della divisione del partito del Premier: il candidato della minoranza, Luca Pastorino, ha drenato buona parte dei consensi per il centrosinistra. Insomma il Pd si è fatto male da solo. E la Paita, classe 1974, cresciuta a pane e passione politica, che all’indomani dell’alluvione che sommerse Genova si rimboccò le maniche per garantirne la rinascita, il dolore lo sente da un pezzo: “La mia campagna elettorale è stata tutta in salita e ancora devo capire il perché di questo astio nei miei confronti. Ho avuto tutti contro, compreso alcuni compagni di partito. L’ultimo mese è stato molto duro. E anche molto brutto” ha commentato con l’amaro in bocca ancora prima di conoscere i risultati, in quella che si è rivelata la sua giornata politica più importante e (anche) più triste. Dietro di lei si è piazzata la grillina Alice Salvatore, 32 anni, che della cura del territorio straziato dalle piogge, ha fatto il suo manifesto elettorale. La candidata presidente si è presentata al seggio di Genova alle 10, emozionantissima, al punto che dopo aver fatto il suo dovere elettorale, sommersa dai flash e sotto l’occhio vigile delle telecamere, si è dimenticata di restituire la matita copiativa. Svista che si è risolta in pochi attimi e grandi sorrisi.
L’umbra Catiuscia Marini, presidente uscente Pd, ha sofferto un po’, ma negli ultimi cento metri ha recuperato la corsa e strappato la conferma: “in una Regione piccola come l'Umbria, con meno di un milione di abitanti, non c'è da fidarsi delle proiezioni - ha commentato per motivare il testa a testa iniziale - e il centrodestra si presentava con una coalizione molto ampia, anche se alla fine in Consiglio regionale sembra che entreranno solo Lega Nord e Movimento 5 Stelle. È un risultato importante per il centrosinistra e anche per me, da un punta di vista personale". Classe 1967, già sindaco di Todi, eurodeputata e ricercatrice presso l'Istituto di ricerche economico e sociali dell'Umbria, la Marini ha iniziato a fare politica quando ancora era una ragazza. Da sempre attenta ai più debili, nel 2000 è stata nominata dall'Unicef sindaco difensore ideale dei bambini, a seguito della promozione di progetti per la tutela dei diritti dell'infanzia con attività di cooperazione decentrata in Burkina Faso e Palestina.
In Toscana, invece, il risultato che si vede è quello della Lega: secondo partito in una regione storicamente rossa. È questo il dato che consegna a Matteo Salvini le chiavi dei listini del Centrodestra. In Campania, invece, si è giocato tutto sul filo di lana: venerdì, la commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi aveva inserito De Luca in un elenco di candidati "impresentabili” secondo il codice etico approvato dai partiti, considerazione che però non ha spaventato i votanti. D'altra parte all'accusa aveva già risposto per le rime la candidata capolista Rosa Criscuolo con un raffinato "andate affanculo". Monito che dev'essere servito visto che Vincenzo De Luca ha vinto, di poco, verso le 4 di mattina, superando l’azzurro Stefano Caldoro. Una vittoria che però, anche qui, sa di sconfitta: a pendere sulla testa di De Luca, infatti, c’è la condanna a un anno per abuso d’ufficio e secondo la legge Severino verrà sospeso per 18 mesi. Risultato: il neo-vincitore potrebbe non avere nemmeno il tempo per nominare un vice presidente e una giunta. Morale: a perdere sono i cittadini campani.
A tirar le somme - secondo le ultime proiezioni dell'Istituto Piepoli - il Pd è il primo partito con il 23,7%; secondo è il M5s con il 18%, terzo la Lega al 12,5%, seguono Forza Italia, al 10,7%, Fratelli d'Italia al 4,2% e Area popolare al 3,5%. Come al solito il partito degli astenuti si conferma tra i più forti: alle urne è andato solo il 52,2% degli italiani, quasi 12 punti in meno rispetto al 64,1% delle precedenti consultazioni elettorali.
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