Il "Racconto dei Racconti" di Garrone incanta Cannes: 7 minuti di applausi

Il "Racconto dei racconti di Matteo Garrone con Salma Hayek, Vincent Cassel e Alba Rohrwacher ha convinto il pubblico del Festival di Cannes che lo ha applaudito per sette minuti. Il regista del fantasy ispirato al poema del seicento pensa già al sequel.

"Il racconto dei racconti" è la pellicola di Matteo Garrone che vede sul set Salma Hayek, Vincent Cassel, Alba Rohrwacher.


Prima le risate in sala alle scene più divertenti e poi uno scroscio di applausi lungo sette minuti. Dopo un’accoglienza un po’ tiepida da parte della stampa, il pubblico del Festival di Cannes ha ricompensato Matteo Garrone e il suo Racconto dei racconti, la pellicola fantasy che prende ispirazione da Lo cunto de li cunti, il poema secentesco di Giambattista Basile sconosciuto ai più, che vede sul set Salma Hayek, Vincent Cassel, Alba Rohrwacher.

La prima delle tre pellicole italiane in gara per la Palma D’oro è un’avventura coraggiosa dove tre favole del passato sono state rilette in chiave moderna, con tanto di riferimenti alla fecondazione assistita, alla chirurgia estetica, all’emancipazione femminile e pure alle decapitazioni. Una vera e propria esperienza riuscita anche grazie al passato da pittore del regista Garrone che con l’immaginazione e la creatività ha una certa dimestichezza: “Mi sono avventurato nell’impresa di questo film con una certa incoscienza, contando su interpreti straordinari e stando sempre accanto ai personaggi, per descriverli da un punto di vista emotivo, prima che cerebrale” ha raccontato alla stampa.

Un fantasy sui generis, rurale, dove la fiabe non finiscono con tutti che vivono felici e contenti, anzi. Una storia dove chi troppo vuole, alla fine, nulla stringe. Vedi la Regina di Selvascura rappresentata da Salma Hayek, pronta a tutto pur di diventare madre (parte in cui la protagonista ha messo molto di sé, riconoscendosi nella tendenza iperprotettiva), o Toby Jones nei panni del Re di Altomonte che alleva una pulce fino a farla divenire gigantesca, o ancora, il Re di Roccaforte l’amante dissoluto, ossessionato dalla caccia di giovani prede: un sublime Vincent Cassel che Garrone ha tratteggiato pensando al Gassman dell’Armata Brancaleone. “Nelle novelle di Basile ho ritrovato ossessioni che da sempre fanno parte del mio cinema, soprattutto l’idea del desiderio che diventa mania e genera conflitti” ha spiegato Garrone.

Insomma, con inenarrabili difficoltà a racimolare tra Inghilterra e Francia i 12 milioni di budget, Garrone ha osato e, come dicono i proverbi, la fortuna premia gli audaci. Un audace talento, a leggere le (entusiaste) recensioni dei giornali stranieri: “favoloso, visivamente magnifico, erotico, ironico, profondo... Un positivo carnevale di trasgressione” lo osanna The Guardian. Un paragone con la “trilogia della vita di Pasolini di cui Garrone può dirsi degno erede” lo incensa Variety. Una “variazione piena di freschezza, nella linea di quelle grandi e sanguinose fiabe che conosciamo grazie ai fratelli Grimm o a Perrault” scrive invece The Hollywood Reporter dove, commenta invece Indiewire, “l’autore è riuscito a creare un universo profondamente coinvolgente”. Anche il francese Paris Match, più tiepido, regala elogi: “un’opera barocca, talvolta ineguale, ma sempre sorprendente”.

Insomma, mentre si aspetta di vedere se la kermesse gli renderà il giusto tributo, lui, Garrone, che ha tutte le intenzioni di riempire le sale, sta già pensando al sequel. D’altra parte tra la sua fantasia e quella di quel Basile del Seicento, di temi da sviluppare ce ne sono ancora a caterve. 

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