Make-up e ritocchi: le donne sono stufe di apparire (e di soffrire)
Make-up e ritocchi: la rivoluzione delle donne stufe di apparire e di soffrire è appena iniziata: dalle femministe di "FCKH8" alla beauty blogger Em Ford, dalle aspiranti Miss Italia a Keira Knightley la lista è lunga.
Negli ultimi tempi le donne sembrano aver fatto il pieno della finzione tra make-up e ritocchi. Basta taglie troppo strette, pelli troppo perfette e un aspetto sempre troppo giovane: se la bellezza è volatile e i canoni cambiano con il tempo e con le latitudini, nel Terzo Millennio i tempi sono maturi perché ciascuno rivendichi la sua. Anche perché nell’era social smascherare il trucco è un gioco da ragazzi ma farci i conti una sfida non da poco. A questo punto, se il rischio è fronteggiare le insicurezze, vale la pena cercare la chiave per essere fieri dei propri difetti. Perché le correzioni mettono l’accento su quello che si vorrebbe nascondere e finiscono per esaltarlo.
Le ultime rivoluzionarie in ordine di tempo sono le sei donne di etnia, taglia, ed età differenti che in uno spot provocatorio per il marchio “FCKH8” - noto per le campagne contro il razzismo, il sessimo e la discriminazione della comunità LGBT - si spogliano della T-Shirt con la scritta “This What a #Feminist Looks Like” e mostrando orgogliose i loro difetti fanno presente che “una vera donna può avere le rughe”, e che “una vera donna può avere i muscoli”, “chili di troppo” e perfino “chili di meno”. Che, insomma, “le donne reali sono tutte diverse tra loro ed è normale che sia così”, ripetono una dopo l’altra, sfidando chiunque a contraddirle per poi alzare ciascuna il proprio dito medio alla telecamera e invitare chi guarda a “Photoshoppare questo!”.
Delle modelle e attrici che si sono rivoltate contro il software dei ritocchi si sono già scritti fiumi di parole: c’è la top-model australiana Meaghan Kausman che ormai un anno fa, dopo aver posato per i costumi da bagno Fella Swim e aver visto il risultato, ha postato su Instagram gli scatti al naturale con tanto di commento indignato: "È scioccante! Io porto una taglia 8, non una 4. È il mio corpo quello lì! Mi rifiuto di stare ferma a guardare mentre vari individui e compagnie continuano a proporre e a promuovere il concetto di 'più magro più bello'. E c’è La 29enne Keira Knightley che lo scorso novembre dalle colonne del Times ha detto basta a ai ritocchi: “Sono d'accordo nel fare le fotografie in topless, ma a patto che non facciate il mio seno più grande. Perché è molto importante dire che veramente non importa quali siano le tue forme”. E ancora: “I corpi delle donne sono un terreno di battaglia e i fotografi sono in parte da incolpare”.
Della rivincita delle curvy sulle skinny che sfilano, finiscono tra le pagine del Calendario Pirelli e partecipano perfino ai concorsi di bellezza non si sa mai abbastanza perché ogni giorno ne spunta una nuova. Vedi Miss Italia che quest’anno ha aperto i cancelli alle taglie abbondanti - non senza essersi attirata le polemiche - e il 26 agosto ha decretato le tre ragazze che andranno direttamente alle prefinali nazionali, il 1° settembre a Jesolo.
Sono ragazze sicure di sé e della loro bellezza: “Essere curvy - dice scherzando Vincenza Botti, 20 anni, - vuol dire mangiare la pasta senza sentirsi in colpa. Vorrei portare per una volta l’asticella della bellezza fino alla taglia 46”. Le fa eco Giulia Accardi, 23 anni: “Curvy vuol dire star bene con il proprio corpo e accettare le forme generose che la natura ci ha donato”. Verdiana Vitti, 23 anni, si spinge un po’ più in là: “Sono proprio le forme a differenziarci e a darci personalità”.
Poi c’è Em Ford, la beauty blogger londinese che dal suo canale You Tube, My Pale Skin, dispensa tutorial per nascondere l'acne. Un disturbo che l’attanaglia da sempre, che nasconde da che ha memoria. Perciò, stufa di fingere, ha voluto fare un esperimento per poi lanciare una denuncia che in due mesi è risuonata oltre 15milioni di volte. Em ha iniziato a postare sui social foto del suo viso acqua e sapone, segnato dalle imperfezioni. Ha raccolto i commenti e li ha messi da parte. Poi ha fatto la stessa cosa con foto del suo viso truccato. Infine ha montato tutto in un video che ha pubblicato al posto del solito tutorial. Il risultato fa tanto male quanto riflettere: “Ma ti sei mai lavata la faccia?”, “Sei disgustosa”, “Non riesco nemmeno a guardarti”, “Orribile” le scrivono quando mostra se stessa così com’è. “Sei bellissima”, “Questo lipstick ti sta da dio”, “Sei perfetta” quando si espone riveduta e corretta. Ma non solo, perché c’è anche chi l’accusa di essere “troppo truccata” e chi addirittura dice che quello che fa “dovrebbe essere illegale”.
Insomma, come Em si espone, c’è qualcuno che ha qualche giudizio da dare. Così Em si strucca e mentre lo fa appaiono i messaggi ricevuti dalle donne come lei, vittime di una società che le vuole belle ad ogni costo: ”Le persone mi giudicano per la mia pelle”, “Ho pensato di uccidermi”, “Mi odio”, “Il make up è la mia salvezza”, “L’acne ha rovinato la mia vita” e via così. Fino all’ultimo, il suo commento: “Sei bellissima, non permettere a nessuno di dire il contrario. Nemmeno a te stessa”.
Caterina Di Palma, psicologa e psicoterapeuta, lo ripete da sempre: “è innegabile che l’immagine corporea sia un mezzo di comunicazione rapido e diretto tra le persone e non c’è niente di male nel desiderio di volersi relazionare con gli altri mostrando il meglio della propria forma psicofisica purché questa non diventi l’elemento centrale nella costruzione del legame di accettazione con l’altro. Spesso infatti, dietro la richiesta di migliorare il proprio aspetto esteriore ci sono tutta una serie di dinamiche della persona più profonde, che hanno a che fare con i temi dell’accettazione e dell’autostima”. Il fatto è che anche se brufoli, rughe e perfino i chili di troppo si possono (provare a) nascondere, i buchi neri dell’anima continueranno a vedersi. E scoperto l'inganno dietro al trucco si vedranno ancora di più. Per quelli la via più facile è l’accettazione, come mostrano le femministe di FCKH8 e tutte le donne che si sono stufate oltre che di apparire, pure di soffrire.
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