Sposare un milionario: regole, rischi e "bonus moglie"
Le donne dell’Upper Class newyorkese invocano un “bonus moglie” e il ritratto antropologico tracciato dalla ricercatrice Wednesday Martin in "Primates of Park Avenue" dà loro ragione. Concordi anche le ricerche statistiche: il mestiere della mamma dovrebbe essere retribuito con (almeno) 83mila euro annui. Netti, ovviamente.
Come sposare un milionario? Chi per scherzo (e chi per davvero) in molte se lo sono chiesto. La prima, e la più nota, è stata niente meno che Marilyn Monroe che, sull’argomento, ci ha fatto anche quella leggenda del cinema che è, appunto, How to Marry a Millionaire. Correva l’anno 1953 mentre gli spettatori seguivano le divertenti vicissitudini delle tre indossatrici (oltre alla Monroe, Lauren Bacall e Betty Grable) che, nella vita, avevano un solo, chiaro, obiettivo: diventare “mogli di”.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e si sono moltiplicati i vademecum di caccia (ricca) per single. L’ultimo, in ordine di tempo, è il decalogo di Cecilia Capriotti apparso sul settimanale Chi nel quale, oltre alla conoscenza delle lingue e alla necessità di essere “algide e glaciali” ma allo stesso tempo “semplici e sofisticate”, la showgirl consigliava, tra l’altro, di mantenersi in forma perfetta e “fingere a letto”.
Ma non solo. Anche il britannico Times non ha saputo rinunciare alla vertigine delle regole per il matrimonio perfetto consigliando ad aspiranti mogli di frequentare eventi VIP, “fare grossi investimenti sul proprio fisico” e, non ultimo, trasferirsi ad abitare nella zona frequentata dalla “preda” in modo da poterla incontrare “casualmente al bar per un caffè”.
Non si sa se le mogli della Upper East Class di New York descritte dalla ricercatrice Wednesday Martin nel saggio (antropologico) Primates of Park Avenue abbiano seguito qualcuno di questi consigli ma per una volta interessa solo il risultato: loro, a sposare un milionario, ci sono riuscite. E non ne sono affatto contente.
Fare la moglie (e la mamma) d’altra parte non è una passeggiata e infatti loro, secondo quanto racconta la Martin nel suo saggio, vorrebbero che lo sforzo fosse economicamente riconosciuto. Economicamente, s'intende. D’altra parte non sono mica mamme improvvisate bensì quelle donne che Sharon Hays definisce “vittime” di intensive mothering che altro non è se non la ricerca spasmodica (e a tratti stressante) di trasformare i propri eredi in uomini e donne perfette a botte di Università prestigiose, corsi sportivi originali, lingue, ripetizioni, consigli e chi più ne ha più ne metta.
"Queste donne – spiega al Telegraph la Martin - mettono in pratica quel che hanno imparato nel corso degli studi organizzando party, cene di gala, facendo volontariato in biblioteca”. Il risultato di tanti sforzi? Nei contratti prematrimoniali sempre più spesso è previsto che la moglie ottenga uno "stipendio" in relazione al bonus produttivo ottenuto dal marito negli affari e in base alle performance della donna, insomma una sorta di "bonus moglie".
Bonus che però, dati alla mano, potrebbe diventare oneroso. Una ricerca del sito americano Salary.com, infatti, ha “monetizzato” l’impegno delle casalinghe (disperate o meno) arrivando alla conclusione che, il mestiere delle casalinghe, vale circa 83mila euro annui (poco meno di 7mila euro al mese). L’algoritmo ha sommato le varie competenze richieste alle casalinghe che oltre che mamme e cuoche devono essere anche autiste, insegnanti, psicologhe, operaie, lavandaie e baby sitter. L’intervista, che ha coinvolto 6mila donne, d’altra parte non lascia dubbi sul monte ore lavorativo settimanale che, tra tempo ai fornelli e tragitti in macchina, consulti psicologici ai figli e ripetizioni, ammonterebbe a ben 94 ore totali ogni sette giorni.
Insomma: un lavoro a tempo pieno che sarà anche quello più bello del mondo ma al quale le desperate housewives vorrebbero poter aggiungere anche qualche seduta di shopping. O di (meritato) relax.
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