Matrimoni gay: l'onda rivoluzionaria del Terzo Millennio
Negli ultimi 15 anni, 22 paesi dall'Islanda al Brasile passando per la Francia, la Spagna e per ultima l'Irlanda hanno riconosciuto il matrimonio e l’amore tra due persone, indipendentemente dal sesso, garantendo alle coppie una vita all'insegna dei diritti.
Il castello di Dublino incorniciato di colori. Magliette, bandiere, striscioni e cartelli arcobaleno per dire a tutto il mondo che è “sì”. Sì alle nozze tra omosessuali, ha deciso il referendum. Ventidue anni appena sono passati dalla depenalizzazione dell’omosessualità, cinque scarsi dalle unioni civili: l’Irlanda è il ventiduesimo paese nel mondo che contempla il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ed è anche il primo ad aver introdotto questa possibilità attraverso un referendum. Di solito sono i tribunali (prima) e i parlamenti (poi) a dare il via. Il sì ha ottenuto un risultato che non lascia spazio a dubbi: 62,1%, con punte del 70 nella capitale Dublino. Si rafforza il peso politico del premier Enda Kenny, schierato per l’apertura, e anche l’affluenza, che ha superato il 60% è a suo modo un segno storico, a misura di quanto il Paese sia stato coinvolto in questa scelta. La cattolicissima Irlanda, sei anni dopo la crisi che l’aveva ridotta sul lastrico, è uscita più moderna dagli anni neri. I suoi giovani emigrati sono tornati in patria a migliaia per battere la parte del Paese più legata alle tradizioni, quella che invece era arroccata sul fronte del no.
Nel mondo le nozze gay sono permesse in altri ventun paesi: Olanda, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Finlandia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Regno Unito, Lussemburgo, Canada, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Uruguay, Sudafrica e Nuova Zelanda. Completa il gruppo la Slovenia, che le ha istituite nel marzo 2015. Ci sono poi Israele, Aruba, Curacao e Saint Maarten che, anche se non consentono i matrimoni omosessuali, registrano quelli celebrati all’estero e un altro gruppo di nazioni - prima tra tutte la Germania - che riconoscono almeno le coppie, con le unioni civili. Tra i 28 dell’Unione europea solo nove (Italia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania) non prevedono nessun tipo di riconoscimento. Nel Bel Paese ha preso l’iniziativa il Comune di Roma, istituendo nel maggio 2015 un registro delle unioni civili che ha scatenato polemiche furibonde, anche sulla legittimità di un atto del genere sottoscritto da un sindaco in assenza di leggi nazionali.
L’Olanda è stata la prima (nel mondo) a riconoscere il matrimonio tra coniugi dello stesso sesso, il primo aprile del 2001. Ma non solo: ci sono anche i registri delle unioni civili e la legge regolamenta perfino le coppie di fatto. Il Belgio ha seguito a ruota, dal 30 gennaio 2003. Poi è stata la volta della (cattolicissima) Spagna, dal 3 luglio del 2005: anche Madrid prevede i registri delle unioni civili, aperti a qualunque coppia a prescindere dal genere. Pochi giorni dopo, il 20 luglio 2005, è stato il turno del Canada. In Sudafrica la legge è entrata in vigore il 30 novembre del 2006, con tanto di cerimonia religiosa opzionale (ma le singole chiese possono rifiutarsi) e le coppie omosessuali possono adottare figli fin dal 2002. In Norvegia il matrimonio non fa differenze dall’11 giugno del 2008, in Svezia dal primo maggio del 2009: e dal primo novembre successivo è possibile contrarli anche in chiesa (naturalmente, anche qui in quelle che lo permettono). In Portogallo la legge porta la data dell'8 gennaio 2010. Nello stesso anno arrivano anche il Messico (nella capitale e in due Stati della Federazione), l’Islanda (a giugno, quattro anni dopo il riconoscimento delle unioni civili fra persone dello stesso sesso) e in Argentina (luglio 2010).
In Danimarca bisogna aspettare il 15 giugno del 2012: gli omosessuali possono promettersi amore eterno in Comune o in chiesa, anche se - pure qui - nessun prete può essere costretto. La Francia dà il via libera nel maggio 2013 dando la possibilità alle coppie gay di adottare dei figli. Sempre nel 2013 arrivano anche gli Stati Uniti (con la legge federale, per ora fatta propria da 31 Stati), il Brasile - pur non essendoci ancora una normativa specifica sul matrimonio, l’organo di governo della magistratura ha proibito agli uffici pubblici che rilasciano le licenze di rifiutarle a coppie omosessuali -, l’Uruguay e la Nuova Zelanda.
In Finlandia una legge del novembre 2014 ha autorizzato tanto il matrimonio quanto le adozioni per i gay. Nel Lussemburgo, si può dal gennaio 2015 e il 15 maggio dello stesso anno l’ha fatto il premier Xavier Bettel sposando il suo compagno, mentre nel Regno Unito - con l’eccezione dell'Irlanda del Nord - è possibile da marzo 2015. In Slovenia, a marzo 2015, il Parlamento ha approvato un emendamento che stabilisce che il matrimonio è “l’unione di due persone, indipendentemente dal loro sesso”.
Insomma, è successo tutto nel Terzo Millennio, negli ultimi 15 anni. È altrettanto evidente che le nozze gay per ora sono appannaggio dei cosiddetti paesi avanzati e che la tendenza a riconoscere l’amore tra due persone, indipendentemente dal sesso, sta accelerando. Perché, sia chiaro, non è una questione ideologica ma di diritti. E di vita quotidiana, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia: sgravi fiscali, assicurazioni sanitarie, pensioni di reversibilità, accesso all’edilizia agevolata, decisioni sulle terapie ed eredità sono aspetti sui quali non sono accettabili discriminazioni.
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