Donne in carriera: ad arredare le loro case ci pensa Eleonore
Da donna in carriera qual è, Eleonore Cavalli, direttrice creativa di Visionnaire, il brand di luxury design, racconta (anche) le case delle donne lavoratrici che arreda.
Eleonore Cavalli, architetto, direttrice creativa, collezionista d’arte, mamma e moglie. L’affascinante signora classe 1970, dai modi schietti e raffinati, in onore al perfetto mix del suo dna - padre romagnolo e madre francese, cresciuta sui colli bolognesi, istruita all’estero e poi trapiantata a Milano - è la sintesi perfetta delle migliori qualità al femminile. Perché se oggi è una donna in carriera che arreda case (anche) di altre donne in carriera ai quattro angoli del mondo, lo deve solo a lei. Ai suoi sogni grandi e alla sua grande voglia di lavorare a testa bassa, costruendo un gradino alla volta. Quello che poco più di dieci anni fa era solo una visione, oggi è Visionnarie, un brand leadership nel panorama internazionale del luxury design che va oltre l’arredamento e crea preziosi e sartoriali “total look”. Ville da sogno (e appartamenti), per intenderci.
Come fare carriera? Qual è la ricetta?
Ogni giorno è un’avventura, è una ricetta segreta, forse anche a me stessa. Sicuramente c’è una componente di sacrificio, soprattutto all’inizio: lavorare con due bambini piccoli per costruire un progetto ambizioso, tutto da inventare, è stato tanto stimolante quanto faticoso. Tra notti insonni e giornate frenetiche 24 ore non bastavano mai. Ma i risultati ripagano tutti gli sforzi. Di certo, poi, c’è il carpe diem, la capacità di cogliere l’attimo senza troppe aspettative ma sempre con serietà perché le cose nascono anche da incontri fortuiti, dalla voglia di comunicare e non per forza dal business. Infine ci vuole un pizzico di fortuna.
Cosmopolita per nascita e per vocazione: quant’è contato?
Di sicuro le origini dei miei genitori, unite alla loro giovane età, sono state una bella componente dinamitarda: sono la mia guida e i miei compagni di vita. Mi hanno aperto la mente coltivando la mia curiosità, insegnandomi ad apprezzare la bellezza nelle piccole cose, l’amore per i viaggi e la voglia di scoprire oltre i confini. Il resto è arrivato di conseguenza, non sarei quella che sono se non fossi una cittadina del mondo.
Come nasce e come cresce una collezione Visionnaire?
Da uno spunto, un’intuizione che può essere un film, un libro, un luogo, un modo di vivere. Quella presentata al Salone Internazionale del Mobile di Milano 2016, per esempio, è nata dalla suggestione di voler interpretare lo stile di vita della generazione dei 30-40enni che vivono nelle grandi metropoli, quelli di cui si parla tanto ma a cui non sempre si presta la dovuta attenzione. Una volta concepita, l’idea viene discussa e, se approvata, passa nelle mani degli architetti e dei designer individuati di volta in volta che hanno il compito di tradurre il concetto in pezzi d’arredamento all’insegna del total concept solution, un progetto che curi tutti gli aspetti nei minimi particolari, così da offrire un risultato di arredo ricercato che faccia sentire ogni cliente unico e speciale.
Come si crea il total look di una casa da sogno?
Anzitutto bisogna individuare il genius loci, quell’anima del luogo che rende gli spazi significanti, evocativi, unici. È necessario quindi conoscere bene il paese e il contesto in cui quell’abitazione si trova. In secondo luogo è importantissimo conoscere il più possibile la storia dei padroni, sondando anche la loro vita privata: dalle abitudini agli hobby passando per i gusti personali. È un lavoro delicato che dura anni e si basa sulla fiducia, perciò è fondamentale che il referente riesca a costruire un rapporto intimo e personale con il proprietario.
Clienti donne e uomini: si può fare qualche generalizzazione?
Sempre più, negli ultimi anni, ci confrontiamo con donne imprenditrici di se stesse che hanno potere d’acquisto e decisionale. Se in passato era più facile trovare una coppia dove la donna sceglieva e l’uomo pagava ora capita d’incontrare signore che hanno carriere manageriali ad altissimi livelli, interlocutrici molto esigenti, rigorose con se stesse e con noi, con le quali è fondamentale essere corretti trasparenti in tutti i passaggi. Volendo generalizzare, le donne sono molto intuitive e riescono ad arrivare al punto con un sorriso, mentre quello maschile è un approccio più aggressivo, diretto. C’è poi la categoria a parte di quelli che hanno richieste impossibili: dal tavolo lungo 30 metri al divano a ferro di cavallo di 40 passando per una sala da pranzo di uno yacht che, all’occorrenza, facesse sparire tutti gli arredi per trasformarsi in disco club con tanto di asta per la lap dance. In questi casi il dialogo è molto delicato ma, alla fine, riesce sempre a trovare la giusta via di mezzo.
Che cosa significa casa, per Eleonere Cavalli?
Famiglia e sogno. Dal momento che lavoro in continuazione, senza pause, la casa non è solo il luogo dove vivo la famiglia ma anche quello dove concepisco le idee più interessanti, visionarie.
Ci racconta la sua casa? Connubio di arte e design
Ci siamo trasferiti a Milano per esigenze familiari e professionali. Prima vivevamo sulle colline bolognesi e il verde è un aspetto che mi manca moltissimo e cerco non appena ho un attimo libero. A compensare, però, c’è la luce di cui la casa, in una palazzina razionalistica anni ’50 nel cuore di Sant’Ambrogio, è inondata. Questo anche grazie ad alcuni muri che abbiamo abbattuto, trasformando la zona giorno in un unico open space, un soggiorno doppio che considero il cuore della casa, il luogo dove condividiamo vari momenti della giornata dalla colazione, alla lettura, ai momenti di studio e lavoro oltre al momento della convivialità. Per quanto riguarda gli arredi, la casa cambia con noi: se mio marito è art consultant e quindi propone sempre nuovi stimoli, i nostri figli (19 e 14 anni) sono abbastanza grandi da portare i loro contribuiti. Complice la professione e mia passione per il collezionismo d’arte, in meno di due anni abbiamo fatto tre restyling. Normalmente è l’arte che mi spinge a fare modifiche sull’arredo e non viceversa. L’ultima, per esempio, è stata fatta dopo che Alessandro Brighetti ci ha regalato una scultura cinetica: questo grande atto di generosità ci ha fatto ripensare lo spazio che le avevamo destinato. Abbiamo tolto i tavoli e le sedie che stavano intorno a questa nicchia per lasciarla da sola. In generale ci piacciono i contrasti tra i pezzi vintage e quelli di design, tra i materiali caldi e morbidi e quelli freddi e contemporanei, tra le forme pure e minimali e quelle più elaborate. Insomma, se la casa è lo specchio di chi la abita, la nostra racconta la nostra personalità: pacata e riflessiva, ma a tratti esuberante.
Un consiglio alla generazione di aspiranti donne in carriera?
Primo: fare sacrifici. Non ci sono scusanti né scorciatoie: prima o poi i nodi vengono al pettine quindi fatevene una ragione e camminate a testa bassa, sfruttando la sensibilità e l'intuito femminile. Secondo: metteteci dedizione e passione. Terzo, in conseguenza del primo e del secondo punto: la vita passa veloce e tra sacrifici e dedizione siete completamente assorbite perciò chiaritevi le idee prima d'imboccare una strada e scegliete di percorrere solo quella che vi piace per davvero, altrimenti diventa un supplizio. Infine, ma questo vale per tutti, anche per me, tenete sempre cuore, mente e occhi bene aperti.
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