Terrorismo, Maria Giulia Sergio: "prendi mamma per i capelli e vieni in Siria"

Un blitz della Digos contro il terrorismo ha arrestato a Inzago i parenti di Maria Giulia Sergio, conosciuta come Fatima, la foreign fighter partita con il marito di origini albanesi per la Siria lo scorso settembre che incitava i familiari a raggiungerli.

Maria Giulia Sergio nelle vesti di Fatima, l'italiana convertita all'Islam intervistata da Canale 5.


Voce chiara, squillante, appena appena cadenzata, in sottofondo scooter. Frasi choc: "Tu comandi in casa, non mamma, okay? Perché tu decidi, okay? Tu sei l’uomo di casa e allora prendi mamma per i capelli e vieni qui". Insiste Maria Giulia Sergio, la 28enne lady Jihad italiana che dalla sua conversione all'Islam radicale si fa chiamare Fatima, che dallo scorso settembre si trova in Siria, a combattere come foreign fighter, insieme a suo marito, Aldo Kobuzi, di origine albanese.

Le intercettazioni che per mesi gli inquirenti hanno ascoltato sono agghiaccianti: “Noi dobbiamo vivere sotto la sharia e sotto la sharia noi dobbiamo odiare, fossero anche nostra madre e nostro padre, okay? Non c’è nessun amore per il miscredente”. Maria Giulia esorta, indottrina e incalza il padre a passare dalle parole a fatti: "Tu devi licenziarti e farti dare i 25 mila euro di liquidazione e partire". Gli dice come devono essere le valigie - "piccole, leggere e con ruote grandi" e gli promette che "qui c'è lavoro sicuro perché c'è tanta terra da coltivare".

Alla fine li aveva convinti: nelle fotografie degli inquirenti hanno i bagagli pronti ma la mattina del primo luglio un blitz della Digos li ha arrestati sparpagliati tra le province di Milano, Bergamo, Grosseto e in una cittadina dell'Albania. In tutto 10 persone i parenti di Maria Giulia e suo marito Aldo, 4 italiani, un canadese e 5 albanesi che, secondo le indagini dell’operazione antiterrorismo Martese, erano pronte a raggiungere i due sposi in Siria, per combattere la jihad in nome del Califfato Islamico.   

Nel giorno in cui un altro blitz dei Ros ha arrestato due cittadini maghrebini - con l'accusa di terrorismo internazionale, membri di una cellula che, secondo le indagini della procura di Roma "si proponeva anche la pianificazione ed esecuzioni di atti terroristici in Italia e in Nord Africa” -, il Bel Paese (ri)scopre il volto di quella ragazza nata a Torre del Greco, in provincia di Napoli, trasferita con la sua famiglia a Inzago, nell’hinterland milanese che all’Islam radicale si è avvicinata quando sua sorella Marianna si sposa con un algerino. È allora che Maria Giulia si converte, pronuncia la shahada (la professione di fede), lascia il suo fidanzato e nella moschea di Treviglio sposa Aldo Kobuzi, l’albanese vicino a Bilal Bosnic, l’imam arrestato il settembre scorso in Bosnia con l’accusa di arruolamento. 

La sua metamorfosi è immediata: su Facebook la sua immagine viene rimpiazzata con una donna velata e sullo sfondo la Mecca, sulla bacheca compare la frase: “Allahumma rinsalda le nostre gambe e dacci la vittoria sui miscredenti”. A Inzago ricordano quando, coperta dal suo nuovo niqab, “Si presentò in Posta con la sorella completamente velata. E si rifiutò di mostrarsi in volto, come le chiedeva un’impiegata per identificarla. Fu necessario l’intervento della polizia”. La sua metamorfosi è contagiosa: anche il padre Sergio e la madre Assunta si convertono. La sua metamorfosi è operativai due sposi si trasferiscono nel grossetano, pianificano il viaggio per la Siria e nel settembre 2014 volano, insieme alla suocera, da Roma alla Turchia. A quanto sembra proseguono via Gaziantep per la Siria con un gruppo di jihadisti albanesi. Poi scompaiono. 

Apparentemente perché con mamma, papà e sorella rimasti a Inzago continuano a comunicare.  Sms, telefonate e messaggi scambiati via computer che, intercettati dalle indagini iniziate lo scorso ottobre e coordinate dal procuratore aggiunto di Milano, Maurizio Romanelli, e dal pm Paola Pirotta, hanno permesso di ricostruire le attività degli indagati - che "non progettavano attentati in Italia" ma “erano pronti a trasferirsi in Siria”, ha precisato Romanelli - e a portare agli arresti. 

All'indomani dell'attentato alla redazione parigina di Charlie Hebdo la giovane scrive: "Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia". E ancora: "Habibty Allahu Akbar sono morti i vignettisti che si burlavano del Messaggero pace e benedizione su di lui... !!! Bisogna fare sujud di ringraziamento".

I familiari, gioiscono da Inzago, dove, - racconta a Repubblica una vicina di casa della famiglia Sergio - "ultimamente erano ancora più riservati del solito. Vedevo ogni tanto il padre, per il resto la famiglia Sergio viveva dietro lo schermo delle tende tirate, delle tapparelle sempre abbassate, del velo integrale per le donne". La donna sapeva di essere intercettata ma non se ne preoccupava, perché, raccontano ancora i vicini "era convinta di non aver fatto nulla di male". Forse lei no, ma il Califfato a cui volevano immolare la loro vita, di male ne sta facendo troppo, da troppo tempo, a troppi innocenti. Ora si trovano in carcere, sabato verranno interrogati. 

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