Kiko Arguello: i femminicidi? Colpa delle donne che non amano più i mariti
Dal palco del Family Day a Roma Kiko Arguello si esprime sui femminicidi sostenendo che la colpa sia delle donne che non amano più i mariti. L'interpretazione dell'iniziatore del cammino neocatecumenale ha scatenato imbarazzo in Vaticano e sdegno in ogni dove.
Quella di Kiko Arguello - pittore spagnolo 76enne nonché iniziatore del cammino neocatecumenale - è una personale interpretazione del femminicidio. L’ha raccontata sabato 20 giugno a Roma, dal palco del Family Day, e gli imbarazzi che ha suscitato in Vaticano e le reazioni indignate che ha scatenato ovunque hanno sollevato un polverone in ogni dove. In sintesi, secondo Arguello, è colpa delle donne che non amano più i loro sposi se questi arrivano ad ucciderle (e magari ad ammazzare pure i figli), poiché un marito "si nutre dell'amore della moglie", e quando la moglie lo abbandona "il primo moto è quello di ucciderla" perché "sperimenta il non essere amato e il non amore è un inferno".
Apriti cielo: mentre migliaia di persone in piazza San Giovanni lo applaudono, lui snocciola le sue motivazioni contro le unioni civili e la sua personale "teoria gender": "Ci sono tanti casi di questo tipo (femminicidio, ndr), dicono che questa violenza di genere sia causata dalla dualità maschio-femmina ma per noi non è così”. Per argomentare la sua teoria Arguello fa riferimento al caso di Irina Lucidi, ex moglie del 44enne Matthias Schepp, lo svizzero che, dopo la separazione aveva rapito le figlie per poi ucciderle (scrisse alla moglie in una lettera “le bambine riposano in pace, non hanno sofferto” ma i corpi delle piccole Alessia e Livia non sono mai stati trovati) e suicidarsi a Cerignola. Un caso di cronaca che nel febbraio 2011 aveva tenuto l’Europa con il fiato sospeso e suscitato lo sdegno di mezzo mondo.
Ebbene secondo Arguello, Matthias Schepp “ha ucciso le bambine per un'altra ragione. Se quest'uomo è ateo nessuno gli conferisce l'essere come persona, ha solo una moglie che gli dà un ruolo: 'Tu sei mio marito' e così lui si nutre dell'amore della moglie. Ma se la moglie lo abbandona e se ne va con un'altra donna (cosa che non ha niente a che vedere con il caso di cronaca in questione, ndr) quest'uomo può fare una scoperta inimmaginabile, perché questa moglie gli toglie il fatto di essere amato, e quando si sperimenta il fatto di non essere amato allora è l'inferno”. Perciò, tira le fila del discorso Arguello, “quest'uomo sente una morte dentro, così profonda che il primo moto è quello di ucciderla e il secondo moto, poiché il dolore che sente è mistico e terribile, piomba in un buco nero eterno e allora pensa: 'Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto?' Allora uccide i bambini. Perché l'inferno esiste. I sociologi non sono cristiani e non conoscono l'antropologia cristiana, il problema è che non possiamo vivere senza essere amati prima dalla nostra famiglia, poi dagli amici a scuola, poi dalla fidanzata e infine da nostra moglie".
Insomma, una Medea al maschile dei tempi moderni. Peccato che già 2500 anni fa, ai tempi in cui Euripide scrisse della donna abbandonata da Giasone che per ferirlo uccide i figli, la vicenda era considerata una tragedia, non la norma. L’eccezione tragica, per l’appunto, non la regola.
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