Jovanotti e "il suo" lavoro gratis infiamma la rete
Invitato all'Università di Firenze, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, si è lasciato andare in considerazioni sul lavoro non retribuito "che paga in esperienza" e ha infiammato la rete.
Il Jovanotti show in salsa nazional popolare è andato in scena il 3 giugno, all’università di Firenze, davanti a un pubblico di studenti delle scienze sociali. L’Anti-Jovanotti show il giorno dopo, sui social, con gli utenti scatenati a canzonare il canzoniere Lorenzo Cherubini nei (coloratissimi) panni di professore per un’ora.
La lezione correva tranquilla, Jovanotti saltava di palo in frasca: dissertava dell’Italia “ringiovanita oggi rispetto a quella che vedevo io quando mio padre mi portava alle sfilate all'Altare della Patria a Roma”, dell’astensionismo alle recenti elezioni regionali - È un problema legato all’immagine poco seria che dà la politica di sé, i ragazzi non si appassionano, invece in una certa fase della mia vita le elezioni mi emozionavano molto -, su Renzi - “Non mi sembra un tecnocrate, tuttavia lo includerei nel fenomeno della debolezza della politica” -. e sul Pd - “C’è un fermento che non può che essere positivo, guai se il Pd fosse un partito persona”. Poi dell’identità moderna - “siamo italiani, europei, mondiali, siamo un po' il nostro dialetto, un po' la lingua italiana, un po' l'inglese” - e di quella passata: “i nostri nonni avevano un'unica identità perché avevano un vivere più semplice, a noi è capitato in sorte un mondo più complesso ed è importante starci con la propria identità multipla”. Tralasciando il fatto che i nonni di quei ragazzi hanno fatto i conti con vent’anni di dittatura fascista e una Guerra Mondiale e forse, più che ai nonni, era meglio fare riferimento ai genitori nati cresciuti negli anni del boom, la buccia di banana arriva più avanti.
Jovanotti ha ancora tempo e modo per dire cose buone e giuste: “Io voglio che i ragazzi siano felici e che possano realizzare i propri sogni. Le opportunità ci sono, lo dico per davvero e guardate ve lo dice uno che non chiede il vostro consenso, non mi dovete applaudire o votare. Vi dico che potete fare quello che volete rompendo gli schemi che vi hanno costruito intorno. Lo spirito con cui affrontate le cose è quello che farà cambiare le cose".
Fuochino, ci siamo quasi, il lavoro si avvicina: "Nessuna opportunità vi verrà a cercare, bisogna andarle a prendere. E questo è diverso rispetto ai vostri genitori, mio padre ha lavorato per tanti anni in Vaticano, 50 anni nello stesso posto. Oggi è difficile che questo succeda. Il mondo è cambiato non c'è niente da fare. Anche il mio mondo è molto diverso da quando ho cominciato. Lo dico tutti i giorni a mia figlia...infatti lei non ne può più”. Strappa qualche risata, poi fa rizzare tutti alla sedia: "Ultimamente ho partecipato a diversi festival in America con la mia musica e vedevo tantissimi ragazzi che lavoravano. Ad un certo punto ho chiesto: scusate, ma questi chi li paga? Mi hanno risposto: sono volontari, lavorano gratis, ma si portano a casa un'esperienza. Così mi sono ricordato che quando ero ragazzo anche io lavoravo gratis alle sagre e mi divertivo come un pazzo. Imparavo ad essere gentile con le persone, se mi avessero detto non lo fare, vai in colonia, sarebbe stato peggio. Ma per me quel volontariato lì era una festa anche se lavoravo alla sagra della ranocchia...Mi dava qualcosa". Apriti cielo.
La rete è impazzita, i cinguettii si sono sovrapposti in un coro di canzoni in bilico tra la rabbia e l’ironia: “Jovanotti io ti voglio bene e quindi mi scarico tutta la tua discografia su uTorrent per farti fare un po' di esperienza”; “Lavorare Gratis? Già ora in Italia molti PAGANO per lavorare...sincronizzati fratello”; “Il ragazzo che è morto montando il palco per Jovanotti nel 2011 lavorava per fare esperienza?”; “Il volontariato è una cosa bellissima. Ma non è sinonimo di lavoro. Almeno così mi han detto in banca quando ho chiesto il mutuo”.
Insomma, un putiferio. Tanto che poche ore dopo, dai microfoni di Radio DeeJay, Lorenzo ha messo i puntini sulle i: "Non ho detto e non penso sia giusto lavorare gratis. Ho solo raccontato la mia esperienza e di quanto sia stato divertente per me potermi confrontare da ragazzino con il mondo del lavoro. Facevo il cameriere alle sagre della bistecca e della ranocchia e mi divertivo come un matto. E probabilmente a me quell'esperienza è servita. Non sono per il lavorare gratis e come è ben visibile nel filmato ho solo raccontato una mia esperienza positiva".
L’onnipresente Selvaggia Lucarelli si è affrettata ad esprimere la sua solidarietà: “Chi ha davvero voglia di lavorare e fin da giovane ha sete di esperienza, è d'accordo con Jovanotti. Parlava della sua felicità nell'andare a portare i panini ai tavoli alla sagra della ranocchia, non a lavorare con la fiamma ossidrica 12 ore al giorno gratis per una multinazionale”. È proprio questo il problema: ai tempi in cui Jovanotti (e con grande probabilità anche la Lucarelli) lavorava gratis, il mondo era diverso, il lavoro vero, poi, arrivava. Oggi è un’altra cosa: nella Repubblica degli stagisti il lavoro gratis non è (soltanto) esperienza ma molto spesso uno sfruttamento senza via d'uscita. Il lavoro vero, se arriva, dopo anni di “esperienza gratis” arriva con la partita iva o con i contratti a tutele crescenti, senza la possibilità di aprire un mutuo se non c’è qualcuno che mette la firma, senza la certezza che domani e anche dopodomani e pure tra dieci anni, lo stipendio arriverà tutti i mesi e avere l’influenza non significa dover lavorare la domenica per recuperare il giorno perso a letto.
Insomma, Jovanotti non avrà legittimato il lavoro gratis come la rete lo accusa ma, decisamente, dall’alto della sua carriera milionaria, poteva evitarsi di liquidare con tanta superficialità un tema così delicato che non riguarda solo la sagra della ranocchia. Magari fosse così.
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