Casa, la ripresa c'è: boom di mutui, + 50%% rispetto al 2014

Boom di mutui per la casa nel primo trimestre 2015: + 50% rispetto al 2014. Crescono i tassi variabili nonostante i più convenienti siano quelli a tasso fisso. I numeri dei tempi pre-crisi sono ancora lontani, ma s'intravede la luce alla fine del tunnel.


Nel primo trimestre 2015 i mutui per la casa sono raddoppiati rispetto al 2014.


Una piccola impennata, ma pur sempre un’impennata: nei primi tre mesi di quest’anno, fa sapere l’associazione bancaria italiana (Abi), i mutui casa sono cresciuti del 50% rispetto ai primi tre mesi del 2014. Insomma, se (ancora) è presto per parlare di ripresa ruggente, l’economia in qualche modo si è rimessa in moto

I dati: tra gennaio e marzo 2015 le banche hanno concesso a famiglie e imprese prestiti per l’acquisto di immobili per 7,897 miliardi rispetto ai 5,250 miliardi dello stesso periodo 2014. L’incremento equivale a metà dei contratti chiusi un anno fa. Un’accelerata che conferma il trend intravisto negli anni passati: la stessa Abi precisa che il dato è superiore sia a quello del primo trimestre 2013, (4,337 miliardi, l’anno peggiore), sia a quello dei primi tre mesi del 2012 (5,177 miliardi di euro).

La maggior parte dei mutui erogati (il 66,7%) sono a tasso variabile. Curioso, visto che ormai da un paio d’anni i tassi di riferimento sono ai minimi storici – quello fissato dalla Bce per i prestiti interbancari, cui sono legati tutti gli altri, è allo 0,25 e non può scendere più in basso di così – e la soluzione più conveniente è un tasso fisso. Ai più smaliziati viene il dubbio che la forza contrattuale delle banche indirizzi la clientela verso il variabile, giocando con offerte più allettanti. La stessa Abi precisa però che c’è una grossa crescita del tasso fisso: a marzo questo tipo di mutuo ha raggiunto quasi il 35% dei nuovi prestiti, mentre dodici mesi prima erano appena al 18%. Sono i clienti, insomma, che cambiano idea lentamente.

Per capire bene la portata della crescita, però, può essere utile andare a rileggere il dato sui mutui erogati in Italia nel corso del 2007, ultimo anno prima della grande crisi mondiale: in dodici mesi le banche prestarono 62,7 miliardi. Se quest’anno si confermasse il trend del primo trimestre, arriveremmo sotto i 30 miliardi. Poco meno della metà, è un'inizio, insomma. Non bisogna infine dimenticare che a marzo è cominciata la fase più robusta del maxi piano di stimoli all’economia messo in piedi dalla Banca centrale europea, che compra titoli e presta denaro alle banche ma al tempo stesso controlla che queste ultime facciano il loro mestiere, ovvero prestino – a loro volta - il denaro ricevuto a famiglie e imprese. Anche questo è uno stimolo importante per il mercato del credito. 

C’è da dire che per i giovani la realtà resta più dura. Nonostante l’inversione di tendenza del primo trimestre, deve ancora passare un (bel) po’ di acqua sotto i ponti perché possano veder realizzato l’annuncio del premier Matteo Renzi a Palazzo Chigi, lo scorso 20 febbraio scorso: “Parole come mutuo, ferie, diritti e buonuscita entrano nel vocabolario di una generazione che ne era stata esclusa”. Il problema, infatti è che i lavoratori under 30 che chiedono un mutuo, con tanto di contratto nuovo stile Job Act in tasca, ricevono spesso risposte vaghe e vengono invitati a sottoscrivere una polizza assicurativa o a chiamare mamma, papà o comunque qualcuno che sia titolare di una pensione o di contratto a tempo indeterminato e possa garantire per loro. La luce si vede, insomma, ma il fondo del tunnel resta piuttosto lontano.

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