Suor Cristina e le altre (sorelle): da Helena la "social sister" ad Anna l'ex cubista
Suor Cristina non è certo l'unica: dall'antesignana Suor Bernarda alla "social sister" suor Helena, passando per (suor) Anna la ex cubista che ha fondato una scuola di ballo e (suor) Lisa che allena una squadra di football ce n'è per tutti i talenti.
In principio fu Suor Bernarda. La “cuoca di Dio” che aprì le porte del suo convento in Argentina e davanti alle telecamere insegnò a cucinare a mezzo mondo. Chissà perché ci stupiscono tanto, forse ci affascinano, più che altro. Sono suore, donne che hanno immolato la vita alla fede. Ma restano pur sempre donne, ciascuna con le proprie inclinazioni, che vivono nel mondo e hanno voglia di farlo più bello, questo mondo. Con ironia e tenacia. Non c’è da stupirsi, quindi, se la 25enne Suor Cristina - all’anagrafe Cristina Scuccia, originaria di Comiso, in provincia di Ragusa - l’Orsolina della Sacra Famiglia che, spinta dalle Superiori, canta Like a Virgin di Madonna, sbaraglia tutti i concorrenti di The Voice, incassa il plauso della Regina del Pop e diventa una star della rete, è in buona compagnia.
C’è (suor) Anna Nobili che prima di entrare nell’ordine delle Operaie della Santa Casa di Nazareth, era una ballerina e una cubista. “Ho lasciato la danza per seguire Gesù - racconta - dopo aver trascorso anni in cui ho usato il mio corpo senza essere amata”. Il fatto che ci fosse anche lei, alla Festa diocesana dei Giovani di Jesolo dell’11 maggio, ha fatto sì che si parlasse di aborto e sessualità come mai si era fatto prima. Suor Anna non ha pudori e molto voglia di mettersi in gioco. Lo ha dimostrato nel 2008 quando, dopo aver preso i voti, e dopo essersi confrontata con le sue sorelle, ha fondato a Roma la Holy Dance, la scuola di ballo cristiano perché, come ha scritto nel suo libro Io ballo con Dio, aver messo da parte il lato hard che sfoggiava nei locali milanesi, non significa certo aver mortificato la sua passione per la danza. Tanto più che è del tutto a servizio della fede.
Decisamente più social è suor Helena. Al secolo Helena Burns, la “doppia cittadina: americanadian” che la rete osanna è una suora paolina del convento delle Daughters of Saint Paul di Boston. Una trentenne tanto esuberante quanto devota. Sul suo profilo Facebook (che piace a più di 2mila persone e dove la foto è un selfie con gli occhiali vinti al Luna Park con la scritta SiCk), e su quello Instagram (con più di 2.500 seguaci) e pure su quello Twitter (con più di 20mila follower), alle sue passioni - i colibrì, l'hockey e il caffè, personale trilogia portata come "prova che Dio esiste" - si mescolano versetti della Bibbia ed estratti dal Cantico dei Cantici. Amata dalla rete, suor Helena non perde occasione per far parlare di sé e già che c’è, per parlare del suo sposo: "Essere sposata con Gesù è impressionante tranne ogni volta che combatto con lui. Indovinate chi è sempre dalla parte sbagliata?". Suor Helena si racconta e si prende in giro: “Posso muovere le orecchie, ma nessuno può vederlo perché indosso un velo", oppure: "Quando ero bambina - racconta - facevo rovesciare l'albero di Natale di famiglia ogni anno". La sua non è esibizione fine a se stessa. La sua è una precisa missione: comunicare la parola di Gesù, in qualsiasi modo. E se oggi il mondo parla sui Social lei lo fa sui Social. Come cinguetta la sua bio su Twitter: "La social sister twitta su Dio, teologia del corpo, filosofia". Tra una preghiera e un tweet cura anche il blog HellBurns.blogspot.com aperto nel 2005 dove recensisce anche film. Di Cinquanta sfumature di grigio, per esempio, scrive: "non parla d'amore o relazioni e neanche di sesso. Non è nemmeno una questione di controllo. Si tratta di “potere”: Christian e Anastasia ottengono ciò che vogliono l'uno dall'altro, come da ogni altro. Si stanno semplicemente usando”.
Nel Minnesota di Bob Dylan, invece, c’è suor Lisa Maurer: vive nel Monastero di Santa Scolastica, si occupa degli anziani, insegna catechismo e allena la squadra maschile di football americano del St. Scholastica Athletics. Avete capito bene. “Il football mi è sempre piaciuto ma non sono mai stata una sfegatata, anche se mio padre era un allenatore i miei fratelli dei tifosi” ha spiegato al Catholic News Service quando Kurt Ramler, l’allenatore della squadra, le ha chiesto di diventare vice-allenatore. “Ero titubante perché non volevo assumermi una responsabilità che avrebbe potuto creare problemi agli altri miei impegni”. Ma il coach alla fine l’ha convinta: “Lei ha già allenato le ragazze-studentesse che giocano a pallavolo, pallacanestro e softball - le ha detto -. Ora avrà la possibilità di far crescere questi ragazzi con un altro sport”. Morale: in poco più di otto mesi suor Lisa è diventata un mito, e si sa, squadra che vince non si cambia: “Spero che chi leggerà la mia storia sappia andare oltre la curiosità e si avvicini a Dio. Lui è presente nelle nostre vite. Sempre. Anche quando giochiamo. A me non interessa vincere. Il mio sogno più grande è che grazie a questa storia un giovane pensi alla vocazione religiosa o a che modo può servire la Chiesa col suo talento”.
Sorelle convinte che i propri talenti siano “doni di Dio” e come tali vadano trattati. Se poi sono lo strumento per portare la religione laddove non c’era, allora tanto meglio. Che i malpensanti dicano pure quello che vogliono, loro fanno i conti direttamente con Dio.
Copyright foto: Facebook@Helena Burns
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