Maria Elena Boschi, un panzer sul tacco 12
Maria Elena Boschi, Ministro delle Riforme del governo Renzi, classe 1981 ha portato a casa la legge elettorale, il nuovo Senato e la scuola. L'ultima battaglia (vinta) alla Camera, contro chi la voleva sfiduciare.
Maria Elena Boschi: trentaquattro anni, avvocatessa societaria prestata alla politica, un Ministero (quello delle Riforme), alcune delle riforme più decisive della Seconda Repubblica portate a termine (Senato, Legge elettorale e Scuola) e un (presunto) conflitto d’interessi da cui si è difesa con le unghie, con i denti e con il cuore. Perché di mezzo c’era la sua famiglia, nello specifico suo papà, che per qualche mese ha rivestito il ruolo di vicepresidente di quella Banca Etruria miseramente fallita.
“Se fosse coinvolta la mia famiglia io mi dimetterei - ha esordito alla Camera il 18 dicembre 2015, parlando a braccio, in total black -. Se mio padre ha sbagliato deve pagare, ma se ha sbagliato non può essere giudicato da un tribunale dei talk show”. L’Aula (o per lo meno una bella fetta) che fino al giorno al giorno prima la voleva cacciare tace, ascolta, non sa come controbattere. Perché Maria Elena Boschi sa quello che dice e difficilmente sbaglia un colpo. Non è un caso se è l’unica italiana (per di più under 35) inclusa nella lista delle 28 personalità più influenti d'Europa (sta al nono posto).
Nell’ultima battaglia - quella alla Camera, dove il M5S l’ha sottoposta alla prova della mozione di sfiducia da cui è uscita vincente e se possibile ancora un po’ più forte - la Boschi si è esposta come mai aveva fatto prima, così gelosa della sua vita privata e familiare. “Mio padre è di origine contadina e ogni giorno si faceva 5 chilometri a piedi per andare a scuola. Questa è la storia semplice e umile della mia famiglia, non le maldicenze uscite in questi giorni”. Da esperta politica ha dosato cuore e ragione: “Lasciatemelo dire con il cuore: io amo mio padre e non mi vergogno a dirlo. Mio padre è una persona perbene e sono fiera di lui. E sono fiera di essere la prima della famiglia ad essersi laureata”. Il retroterra è la provincia d’Arezzo, per la precisione Laterina, il borgo che fino a ieri aveva come unica gloria il fatto di essere “il paese di Pupo” e domani chissà, potrebbe anche cambiare eroe eponimo. Una terra in cui Maria Elena è cresciuta all’insegna della semplicità: “La famiglia Boschi non è la famiglia della Banca Etruria. Se avrò la fortuna di essere madre spero che i miei figli saranno orgogliosi del padre come io sono orgogliosa del mio”. Maria Elena è salva, pronta per un’altra battaglia.
D’altra parte non è la prima, visto che l’hanno attaccata per i motivi più disparati: troppo bella, troppo preparata, troppo algida, troppo pop, troppo giovane, troppo informale, troppo tutto e troppo qualunque cosa. Non vanno bene le paperine, non va bene il tacco 12, non andava bene nemmeno il tailleur blu di Zara esibito il giorno del giuramento: pare folle, in un paese che per anni ha chiesto un governo capace di amministrare la cosa pubblica con parsimonia, eppure è successo anche questo.
Lei non si arrabbia mai, risponde a tutti e al momento giusto, lavora a ritmi da panzer e - soprattutto, perché è questo che un certo mondo non le può perdonare - miete un successo dietro l’altro. Dettaglio che di certo non le sfugge: “Fare il ministro a 34 anni può attirare invidie e maldicenze, non mi fanno paura perché sento l’amicizia e l’affetto di colleghi e amici” ha dichiarato alla Camera nel concludere la sua difesa.
Si narra che il Cavaliere in persona, a Parma, le avrebbe offerto una delle sue galanterie sempre in bilico sulla gaffe: “Lei è troppo carina per essere comunista”. A cui lei avrebbe risposto: “I comunisti non esistono più”, e ci piace immaginarla con quel sorriso algido e pop che riassume una determinazione fuori dal comune e l’impermeabilità a tutto ciò che non sia essenziale al suo lavoro. S’è lasciata sbeffeggiare da Virginia Raffaele a Ballarò (la impersonava come protagonista in spot di shampoo miracolosi) senza fare una piega. E senza cambiare piega.
Da quando è entrata nella segreteria del Pd, nel gruppo dei giovani voluti da Renzi per rinnovare il partito, ha ripetuto instancabile il suo mantra: "noi studiamo” e “noi facciamo”. Studiare, studia: a Roma è nota per essere uno dei pochissimi ministri che non ha bisogno di un attendente che le infili i fogli con la frase giusta nel taschino all’ultimo minuto.
Fare, fa. Certo, da ministro ha dovuto rinunciare alla vita quasi normale che aveva da deputata alla prima legislatura: addio al venerdì col rientro in Toscana, alle serate con gli amici, agli aperitivi, al concerto di Bruce Springsteen di cui tanto s’è parlato. “Sapessi che fatica anche solo una pizza con i compagni di scuola”, ha confessato.
Ex papa girl, lunga militanza nell’oratorio vicino a casa, studentessa al Petrarca - il liceo bene di Arezzo -, a diciott’anni, secondo le cronache, calzava scarponi grossi e indossava pantaloni mimetici e maglioni informi. Poi la laurea in Giurisprudenza a Firenze, la pratica in uno studio legale quotatissimo e l’incontro fatale con la politica: i suoi successi - l’ingresso nell’entourage stretto dell’allora astro nascente Renzi, da fine 2009 in poi - e gli strali che si tira dietro.
Che sia il tacco 12, d’ordinanza durante le ore di servizio, che siano le ballerine che infila quando finalmente lascia il ministero a tarda sera, lei resta Maria Elena Boschi, la ministra che ha confessato di essere ancora in attesa dell’amore, di “qualcuno con cui sognare il futuro”. Secchiona quanto basta, bella quanto basta, ministro quanto basta, riformatrice quanto pochi si aspettavano, agguerrita come lei stessa ha dimostrato.
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