Expo, Milano risponde ai black bloc: la città ce la puliamo da soli

Expo, l'hashtag #nessunotocchimilano porta in piazza 20mila persone questa volta armate di spazzole, spugne e raschietti. Nel frattempo la kermesse registra 800mila visitatori nel primo week end e 11milioni di biglietti venduti.   

Ventimila cittadini sono scesi per le strade di Milano per ripulire la città devastata dai back bloc il 1° maggio.


L’Expo2015 scaraventa Milano al centro del mondo, Milano viene devastata dai black bloc e Milano viene ripulita dai suoi abitanti, che alla fine se ne riappropriano fieri, dopo averla lustrata come un oggetto di famiglia. #nessunotocchimilano: quello che domenica ha portato più di ventimila persone in piazza a sfilare in un marcia colorata e commossa di api operaie non è solo un hashtag, ma un sentimento popolare, un orgoglio che gli incappucciati hanno messo a ferro e fuoco il 1° maggio e che i milanesi si sono ripresi il giorno dopo, sotto un cielo grigio. Un orgoglio che non hanno espresso solo a parole ma dimostrato a colpi di spazzole, spugne e raschietti per ripulire quello che potevano dopo un'esplosione di follia urbana. 

Quella che un corteo di meno di mille anime è riuscito a mettere in scena in una manciata di minuti, dopo aver scelto l’Expo per sfogare la propria rabbia lanciando fumogeni, pietre, uova, bottiglie e vernice, dando fuoco ad auto e cassonetti, spaccando vetrine di banche, la sede di Manpower (l’agenzia che ha gestito il lavoro interinale per la kermesse), ma anche di vetrine di commercianti che, con il potere, hanno ben poco a che fare. Vedi il negozio di pianoforte andato distrutto. 

Di prima mattina, quella di giovedì 1°maggio era sembrata una protesta pacifica, con tanto di striscione affisso sulla struttura dell’Expo Gate con la frase “Grande evento uguale grande bufala. No Expo: un altro mondo è possibile” e slogan (un po’ più arditi) del tipo: “Contro Expo e austerità autogestione nelle strade” e “Io non lavoro gratis per Expo”. Quando però, in viale Majno, un gruppo di black bloc ha provato a spaccare le vetrine di Man Power con dei martelli frangivetro, le forze dell’ordine sono intervenute in assetto antisommossa a difesa del palazzo creando un cordone di sicurezza.  

Tra i manifestanti c’era anche Mattia Sangermano, il ventenne che venerdì sera è rimbalzato da un tg all’altro per le sue frasi violente, anche se, a suo dire, non sapeva niente dei black bloc: "Mi sono accorto - ha spiegato il giorno dopo prendendo le distanze dalle violenze - solo alla fine di cosa stava succedendo, non sono un violento e non romperei mai una vetrina. I miei genitori si sono arrabbiati moltissimo e sui social network mi prendono in giro, sono pronto a dare una mano a pulire la città".

Eccome se si sono arrabbiati: “Prenderlo a sberle come ha fatto la mamma di Baltimora? - si è domandato papà Vincenzo -. Devo essere onesto, 4 schiaffoni glieli avrei anche dati volentieri. Però mio figlio ha quasi 21 anni, che cosa avrei risolto così? Ci ho pensato ma mi sono trattenuto”. Un ragazzo che “non è uno sbandato: è semplicemente un pirla”. Uno a cui, “se gli chiedete i motivi della manifestazione no Expo fa confusione. Si è infilato in una storia più grande di lui”. A sbefeggiarlo, il giorno dopo, ci ha pensato la rete, con decine di parodie che lo infilavano ovunque, anche nella guerra di Troia: “ci sono stato, un bel bordello” ha ironizzato Federico Clapis che ha spopolato su Facebook.  

In ogni caso, se i manifestanti sono stati dispersi alla fermata della metropolitana Gioia e gli incidenti non hanno provocato grandi danni alle persone (11 gli agenti feriti), il giorno dopo Milano era devastata. Ma nell’era social i miracoli sono possibili e in meno di 24 ore il Comune è riuscito a riversare in strada un’esercito di volontari, forse il più eclettico che la storia ricordi. Per le vie c’erano tutti: giovani e anziani, donne e bambini, bianchi e neri, milanesi doc e milanesi d’adozione. Leghisti che non se la prendono se qualcuno canta Bella Ciao, Roberto Vecchioni che benedice la folla e nostalgici che intonano O mia bela Madonnina. Certo, qualche voce fuori dal coro c’è stata - vedi la ragazza ha provato a gridare “No Expo” ma è stata sbeffeggiata dai presenti con un perentorio “Prendi la spugna e pulisci” -, o Mariastella Gelmini che ha accusato il sindaco Pisapia di ipocrisia per aver dato “agibilità politica” ai contestatori - ma alla fine lo sciame dei ventimila s’è sentito più forte, e l’immagine che resterà della giornata di domenica 3 maggio è quella di una città capace di rimboccarsi le mani e nutrire se stessa

Come sta facendo Expo2015 al motto di “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”: nonostante tutto (le proteste in città e il pannello del padiglione turco che si è staccato sabato, ferendo lievemente una turista di origini albanesi), i numeri parlano chiaro e nel primo fine settimana gli ingressi sono stati oltre mezzo milione, con tanto di 11 milioni di biglietti già venduti. Tra il cardo e il decumano i visitatori si sono messi in fila ai padiglioni (molto apprezzato quello degli Emirati Arabi Uniti), hanno ascoltato la musica house che usciva da quello tedesco e quella più tradizionale dal kazako, si sono goduti il tè in quello del Giappone e hanno saltato sulla rete elastica di quello brasiliano. Senza dimenticarsi di mangiare, e parecchio: secondo i dati di Coldiretti 800mila pasti di ogni fattura e sapore. E senza la pretesa di fare tutto in un giorno, visto che pare che in una visita si riesca a vedere meno del 10% di tutto l’ambaradan. 

Nel frattempo le indagini per gli scontri di venerdì vanno avanti: a 14 greci fermati dalle forze dell’ordine è stato prelevato il Dna che verrà confrontato con quello trovato su caschi scarpe e altri indumenti rimasti per le strade, mentre altri cinque sospettati, quattro uomini e una donna francesi, sono stati arrestati a Genova: non paghi del primo maggio milanese, hanno concluso la serata del due fracassando automobili nel centro storico del capoluogo ligure. Tra le polemiche, ha spiccato il duetto tra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il governatore della Lombardia Roberto Maroni che, al posto di Alfano c’è stato per cinque anni col governo Berlusconi. Maroni ha attaccato il suo successore: “avrebbe dovuto sospendere il trattato di Schengen sulle frontiere libere per fermare l’orda di teppisti, io avrei fatto così”. Alfano ha ribatuttuto: “A Roma, nel 2011, quando era ministro Maroni, è successo lo stesso e Schengen non fu sospesa”. Secondo Alfano, Maroni ricorda una canzone di De André: “dà buoni consigli perché non può più dare il cattivo esempio”. 

Ora che gli echi - della protesta e delle polemiche - si spengono e mentre si intravedono misure restrittive per i cortei - sull’esempio di quelle già adottate per le violenze negli stadi - resta il lavoro degli inquirenti che stanno vagliando migliaia di immagini, alcune catturate dalle telecamere di sicurezza posizionate sul percorso, altre dai telefoni dei milanesi che si trovavano in strada durante gli scontri.  Gli stessi che domenica hanno riscoperto il loro orgoglio, quello di #nessunotocchimilano

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