Comfort food: quando il cibo è una coccola per la mente
Le tagliatelle ipercaloriche della mamma, la torta di noci a casa dei nonni, le melanzane saporite dello zio pasticcione. Per Proust, una semplice tazza di tè con una madeleine. In inglese lo chiamano comfort food e da oggi c'è una definizione precisa delle sue proprietà distensive.
A determinare in cosa consista il cibo-coccola è uno studio condotto da Shira Gabriel, della University of Buffalo. Nonostante in psicologia, infatti, si sia spesso parlato di comfort food, non era chiaro se, alla fin fine, il piatto consolatorio potesse davvero mantenere le sue promesse, tirando su il morale. Non parliamo poi dell'annosa questione: all'umore fa bene solo quel che è ipercalorico?
A sciogliere i dubbi ci ha pensato la dottoressa Gabriel, che dopo aver valutato tramite un test il cosiddetto stile di attaccamento nelle relazioni di un gruppo di volontari, ha portato avanti due esperimenti. Nel primo, ai partecipanti è stato chiesto di descrivere i litigi avvenuti di recente con qualcuno a loro caro. In un successivo momento, di fronte ad un piatto di patatine, si è visto che chi aveva relazioni affettive più solide trovava lo snack più gustoso, a prescindere dai brutti episodi appena tornati alla mente. In un secondo test, ai volontari è stato chiesto di compilare un diario dei propri pasti, prendendo nota sia del cibo sia delle proprie emozioni, per due settimane. Alla fine del periodo, si è visto che chi aveva legami familiari più forti, riusciva anche a trarre maggiore conforto dal cibo, in caso di necessità.
Secondo i risultati dello studio, a prescindere da quale sia il nostro alimento consolatorio, è probabile che l'attrattiva di quel piatto sia basata sull'associazione positiva (ma involontaria) con la persona che, stando ai nostri ricordi d'infanzia, ce l'ha preparata per prima.
Addentare quella grossa, cremosa e dolcissima fetta di torta che ci fa sentire subito meglio, insomma, è soltanto un condizionamento involontario che ha origine dai nostri primi anni di vita. Non si potrà dire lo stesso di quella specialità di sushi preparata dal ristorantino scoperto qualche anno fa. Magari non ci sarà la certezza scientifica sul fatto che ci tiri su il morale, ma tentar non nuoce.
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