Omegle: la chat, il sexting, i 13enni e i pedofili in agguato
Popolare tra i giovanissimi, Omegle è la chat anonima che mette in comunicazione gli sconosciuti. Nella home avverte: “State attenti, perché i predatori usano Omegle”.
Che gli adolescenti facciano sexting all’oscuro dei genitori è cosa nota. Meno noto è quanto sia facile, diffuso e pericoloso che lo facciano con perfetti sconosciuti grazie a Omegle, più che una chat una giungla virtuale di utenti anonimi che, in pochi minuti, più che le chiacchiere scatenano i sensi, incuranti delle conseguenze dal momento che gli scambi si autodistruggono alla fine.
Come funziona Omegle?
Entrare in Omegle è un gioco da bambini di 13 anni, l'età minima richiesta anche se nessuno chiede la carta d'identità, semplicemente consigliano la supervisione di un adulto: basta digitare l'url, selezionare la lingua, scrivere di che cosa si vuole parlare, premere il tasto Text o Video e poi aspettare (qualche secondo) che qualcuno attacchi bottone. Il fatto è in questa sorta di bar telematico l'argomento più gettonato è il sesso, i clienti sono giovanissimi e i pedofili sono liberi di andare a caccia a mani basse, trasformando il rischio da virtuale a reale. Qualche dubbio viene fin da subito, leggendo quel monito scritto in home page: “State attenti, perché i predatori usano Omegle”. Peccato che se già nella vita reale i "predatori" non vanno in giro con un distintivo, figurarsi nell'etere informatico. Se poi si considera l'ingenuità e la beata ignoranza dei giovanissimi, ecco che il monito cade nel vuoto.
Da Omegle a Kik, dall'anonimato al cellulare
Tanto più che, se all’inizio c’è il “talk to strengers” (parla agli sconosciuti) su Omegle, il passo successivo è trasferirsi su Kik, un’altra chat che - inserendo un numero di cellulare - permette di condividere contenuti multimediali e, soprattutto, di essere agganciati nella vita vera. Quello che ha scoperto Giuliana Guadagnini, psicologa clinica e sessuologa è “un mondo perverso, in cui si creano dei meccanismi altrettanto perversi. Schemi come schiavo-padrone". Decisa a vederci chiaro, ci è entrata, l’ha scandagliato in più di 100 chat, poi l'ha raccontato in un dossier e a TgCom: "le 13enni senza esperienze sessuali accettano qualsiasi richiesta. Diventano vittime anche del sexting passivo, un nuovo fenomeno di cui si parla poco, ma molto concreto".
La dottoressa si è allarmata dopo essere stata contattata dai genitori di un 13enne, preoccupati dai lividi spuntati sul braccio della figlia: temevano fosse finita nella rete della blue whale. La verità era un’altra, altrettanto amara: “‘È una prova d’amore per il mio ragazzo’, ha risposto la 13enne. Peccato che il fidanzatino in questione avesse 40 anni”. Un uomo che le ha ordinato atti di autolesionismo e che, se i genitori non fossero intervenuti in tempo, l’avrebbe incontrata in un albergo, dove avevano già preso appuntamento. “Per fortuna i genitori li hanno bloccati in tempo, rivolgendosi alla polizia postale. Le indagini sono in corso. Purtroppo a questa età i ragazzi sono molto vulnerabili, vogliono avere una storia e piacere agli altri”.
L’unico antidoto efficace, spiega la dottoressa, è la prevenzione attraverso “una corretta informazione su ciò che gira sul web e sulla sessualità. Un’informazione chiara, scientifica e non bigotta. Un’educazione alle emozioni, perché questi ragazzi fanno fatica a esprimerle queste emozioni. I genitori, poi, dovrebbero insegnare, in primis, il rispetto per se stessi, per gli altri e per la privacy. Ma per fare tutto ciò, dovrebbero informarsi in prima persona”.