Il sexting in Italia si fa all'oscuro dei genitori

Un'indagine Ue rivela che solo il 15% dei genitori italiani è consapevole delle esperienze di sexting dei propri figli: una percentuale tra le più basse (e preoccupanti) d'Europa. 

Solo il 15% dei genitori italiani sa che i propri figli hanno avuto esperienze di sexting.


Il sexting, ovvero il corteggiamento tanto esplicito quanto virtuale che ha conquistato gli adolescenti del Terzo Millennio, sfugge all’occhio dei genitori. Quell’attitudine, che a volte travalica nel cyberbullismo, stando ai dati raccolti da una ricerca Ue rilanciati dalla Federazione italiana sessuologia scientifica (Fiss), vede solo il 15% dei genitori a conoscenza dei fatti. Con smartphone e tablet, connessioni veloci e ormoni in subbuglio, gli occhi di mamma e papà sono lontani, la libertà è totale ed è un attimo: le fotografie e i video osé arrivano per sms o per email, per lo più sono voluti e ben accetti, qualche volta sono subiti e allora causano traumi grandi così. 


Va meglio in Francia, dove la percentuale sale al 20, in Inghilterra e Olanda (al 25%) e in Spagna (al 29%). Insomma, là dove c'erano mamme chiocce che parlavano con i figli, oggi ci sono notifiche che fanno da sottofondo a pomeriggi bollenti. Perché là dove c'era il petting, ora c'è (anche) il sexting: "può costituire un preludioPiero Stettini, professore di Psicologia generale e Psicologia clinica presso l’Università di Genova e componente del Consiglio direttivo della Fiss - un sostituto dell’attività sessuale, può costituire una fase sperimentale per chi non è ancora sessualmente attivo". 

E qui sorgono i dubbi e le preoccupazioni perché, mentre nei ragazzi più grandi e negli adulti rappresenta un modo positivo "per accrescere i sentimenti di intimità e vicinanza con il partner ed arricchire il gioco della relazione di coppia", tutta un'altra storia è quando davanti allo schermo ci sono ragazzini. 

Nello specifico, avverte lo specialista, i rischi sono annidati in questa "precoce esposizione a contenuti sessuali-pornografici che risulta dannosa allo sviluppo - prosegue l'esperto - e le inchieste condotte sui giovani che ricorrono – in modo attivo o passivo - al sexting ci mostrano che più l’età si abbassa, più questi appaiono preoccupati e turbati". 

Ecco perché le famiglie dovrebbero sapere, chiedere, essere coinvolte in questa nuova dimensione che riguarda i più giovani: "è evidente che un’azione educativa va svolta anche – primariamente e parallelamente – nei loro confronti. Soprattutto perché “il ‘sexting’ – ci tiene a ricordare Stettini  – è una nuova forma di comunicazione e di interazione sessuale, che sia negli adolescenti che negli adulti può presentare aspetti positivi e negativi, di rischio e di opportunità”.

Situazioni che, in generale, i più giovani non sanno come gestire: “una sessualizzazione dove le emozioni sessuali sono sempre più sganciate dalla fisicità, dalla presenza reale e corporea dell’altro", rischia di tradursi in "una frammentazione che può favorire una oggettivazione sino alla mercificazione dei corpi, in particolare di quello femminile”.

Laddove è subito, il sexting diventa cyberbullismo, una vera e propria fonte di stress, soprattutto perché, come racconta la cronaca, succede che, nonostante la denuncia e i provvedimenti della Polizia postale, i video o le foto restino incastrate nella grande ragnatela: "Questo aspetto è molto condizionante per le persone che sviluppano di conseguenza stati di ansia e depressione", chiosano gli psicologi.
 
La dieta mediatica dei nostri figli, l'indagine presentata da Moige e Polizia postale e delle comunicazioni e condotta dal professor Tonino Cantelmi dell'Università Lumsa, ha rivelato che un minore su tre fa nuove conoscenze online e accetta amicizie da estranei e uno su cinque decide poi di conoscere di persona gli sconosciuti. Deriva che, se preceduta da sexting, prende il nome di grooming, ovvero l’adescamento online: "Teniamo presente che l’offrire da parte dei giovani immagini particolarmente provocanti di sé sulla rete (magari sul profilo di un social network) può attirare adulti potenzialmente abusanti che dopo aver conquistato la fiducia delle vittime con tecniche di manipolazione psicologica, possono indurle a superare le resistenze e instaurare con loro una relazione intima o sessualizzata - avverte la Fiss -. Un nuovo fenomeno che ha fatto la sua preoccupante comparsa negli ultimi anni è quello della cosiddetta 'microprostituzione', dove adolescenti (a volte anche bambini) maschi e femmine inviano loro immagini e video sessuali in cambio di piccoli regali, modeste somme di denaro o ricariche telefoniche. Un fenomeno ancora isolato ma in crescita che deve farci riflettere e intervenire con azioni appropriate".

Insomma, tra derive, rischi e i tempi che corrono, l'unica soluzione è costruire un dialogo con i propri figli perché "è fondamentale un’azione educativa di fondo che consenta ai giovani di sviluppare una consapevolezza dei rischi connessi a questi comportamenti (spesso i giovani ne sono inconsapevoli) e nello stesso tempo - conclude lo psicologo - rafforzare in loro le capacità personali e interpersonali necessarie per vivere sessualità e relazioni sentimentali in modo costruttivo, responsabile e auto-determinato".

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