Storia della moda: chicche fashion per intenditrici
La storia della moda è ricca di corsi e ricorsi che hanno contributo (anche) alle tendenze di oggi. Ecco qualcosa che le intenditrici del settore (o le neofile curiose) dovrebbero conoscere.
Il metallico? Figlio della moda anni 70. Il pizzo? Molto più antico e, in principio, prerogativa maschile. Ma la storia della moda ha molto da dire anche sull'ormai onnipresente velluto lucido che, anche lui nacque nei guardaroba maschili, ma - ben prima di diventare sinonimo dello stile chic più ricercato - conobbe la fortuna come emblema del glam rock (post punk). Ecco le "chicche" fashion dedicate alle estimatrici dell'industria dell'abbigliamento. Da conoscere (e da raccontare).
Velluto lucido: dall'Oriente ai catwalk
Arrivato nel Belpaese dall'Oriente, il velluto lucido - must have della moda Autunno/Inverno 2016 - era amatissimo anche dal mondo delle arti con tantissimi pittori (in primis Tiziano) che lo utilizzavano spesso e volentieri per animare i loro dipinti. In principio era una prerogativa maschile e aristocratica (nel 1399, per esempio, Riccardo II d’Inghilterra lo indicò come l'unico tessuto da utilizzare per i suoi abiti) ma ben presto divenne una texture unisex. Rinunciando al suo appeal elegante e nobiliare, negli anni 70 divenne must have dello stile glam rock mentre per tutti gli anni 90 fu reinterpretato anche nel look daily più ricercato. E adesso, in quella stessa veste, è pronto a tornare.
Plissettato: must have nell'Antico Egitto
La moda della Primavera/Estate l'ha proclamato sovrano assoluto ma il plissettato, in effetti, è tutt'altro che una new entry dell'abbigliamento. Gli storici fanno risalire le sue origini agli antichi Egizi, che utilizzavano questa stropicciatura del tessuto per i loro indumenti quotidiani, ma la sua fama fu grande anche nel mondo ellenico entrando anche nell'iconografia della cultura greca. Entrato ufficialmente nella moda contemporanea nel 1909, quando Mariano Fortuny conobbe la fama con la sua tunica Delphos e brevettò la lavorazione plissé, in Italia il suo artefice più illustre resta Roberto Capucci che consegnò questa tecnica alla storia sperimentando la plissettatura scultorea.
Pizzo: l'ossessione di Napoleone
Il pizzo è malizioso, il pizzo è sexy, il pizzo è elegante ma questo stesso pizzo è (stato) anche l'ossessione di Napoleone Bonaparte. Davvero? Sì. Il condottiero, infatti, ne era davvero ossessionato tanto da renderlo obbligatorio nell'abbigliamento di corte. Una fortuna, quella della lavorazione a trine e merletti, che non si limitò alle volontà bonapartiane anche se, dopo il 5 maggio 1821, andò ad ingentilire più che altro il guardaroba femminile. Diventando - a tutti gli effetti - quella lavorazione sofisticata e sensuale che torna anche nella moda di oggi.
Metallizzato e metallico: Paco Rabanne sovrano assoluto
Metallo che passione, continua a ripetere la moda più hip passando, con nonchalance, dalla corsa all'oro estiva ai barluccichii argentati che caratterizzeranno il look delle feste. Ma se oggi si preferisce parlare, salvo alcune note eccezioni, di metallizzato e non di metallo tout court l'inclinazione fashion non è sempre stata questa come ben sapeva Paco Rabanne che nel 1966 sostituì i tessuti ai cerchietti metallizzati guadagnandosi da Coco Chanel il nomignolo di "metallurgico della moda". E il metallizzato, invece? Anche la sua storia è lunga e parte dal Barocco per arrivare, passando dai ruggenti Twenties, a colorare la febbre discotecara anni 70.
Vedo-non-vedo: da Yves Saint Laurent alle star
Il vedo-non-vedo è una vera e propria mania tra le star di oggi ma la sua fortuna non fu sempre tale. A scoprirlo suo malgrado (o forse no) è stato il visionario Yves Saint Laurent che, per primo, ha proposto una abito realizzato in velo finissimo e decorato da un'ingombrante cintura di piume nere di struzzo. Il risultato? Uno scandalo, ovviamente con tanto di sondaggio nelle prime pagine dei giornali per interrogare il genere femminile: "Osereste indossare questo vestito?". La risposta è arrivata dai posteri. Ed è stata un sonorissimo sì.
Checked: uomo, donna, genderless
La data di nascita della fantasia checked è lontanissima nel tempo e risale alla moda uomo della fine di quell’Ancient Regime che aveva visto il trionfo del multicolore (osando colorazioni eccessive, tagli mai visti prima e disegni decisamente inediti) ma che, appena terminato, sarebbe stato sostituito dal rigore più assoluto nel guardaroba dei gentiluomini. Tra una giacca blu e un pantalone nero, però, i dandy dell’epoca avevano ben poco da stare allegri e quindi aguzzarono l’ingegno alla ricerca di alternative stilistiche osando gessati, riquadri, principe di Galles, chevron, pied-de-poule, damier e anche i quadretti. Da allora la checked mania non si è più fermata contagiando, presto, anche le passioni modaiole del gentil sesso.
Doppiopetto: dagli Ussari ai giorni nostri
Tipicamente maschile (anche lui), il doppiopetto è l'erede fashion della divisa ussara del XVII secolo ma è diventato cult dopo la Grande depressione del 1929. In questo momento di incertezze e paure la double-breasted suit è diventata l'emblema del guardaroba dei businessman che prediligevano il doppiopetto a sei bottoni (dei quali solo tre erano effettivamente usati per chiudere il capo seguendo il diktat della guardia della marina navale che così poteva slacciarla più in fretta). Lontanissimo dal rigore di un tempo ("Essere un uomo in doppiopetto" equivale, nella vulgata popolare, ad essere un uomo da sposare) il doppiopetto negli anni si è destrutturato entrando a pieno titolo nel guardaroba femminile.
Vernice: dai Sixties con furore
Che gli anni Sessanta fossero tornati si sapeva (eccome) ma che la loro rentrée avrebbe portato anche la vernice sulla cresta dell'onda era difficile prevederlo. Sia come sia, comunque, così è stato ed ecco che la stoffa semi-rigida (e ampliamente luminosa) torna a dettar legge seguendo i diktat delle tendenze che furono. D'altra parte proprio i Sixties furono gli anni dei tessuti inediti e si destreggiarono tra PVC, acrilico e - ovviamente - un trionfo di vernice.
Fiocchi: dal Rinascimento al bon-ton
Fiocchi e fiocchetti, sbarazzini o importanti, ecco (l'ennesimo) sempreverde della moda che li voleva già protagonisti sugli abiti delle dame rinascimentali. Sinonimo del bon-ton in anni (molto) più recenti, le arricciature create ad hoc su vestitini e accessori non conoscono i capricci della moda e tornano - prepotenti - ad ingraziosire le divise hipster di oggi. Alessandro Michele, nelle sue collezioni per Gucci, ha dimostrato di non poterne fare a meno ma da Maison Margiela a Moschino sono stati tanti gli illustri colleghi che hanno seguito i suoi suggerimenti vezzosi.