Sport femminili: atlete contro gli stereotipi

Da Alex Morgan, calciatrice medaglia d'oro a Alysia Montaño, atleta che ha corso all'ottavo mese di gravidanza, passando per la "mestruata" Fu Yuanhui, ecco le sportive che lottano contro gli stereotipi nello sport.

Alex Morgan, calciatrice medaglia d'oro che si batte per la diffusione dello sport tra le ragazze.

Danza, ginnastica e pattinaggio sì, tennis e nuoto anche, calcio no. Rugby non ne parliamo, atletica e sci vediamo: a voler cercare gli sport femminili, o meglio quelli che la società considera tali, non si arriva a dieci. Certo di acqua sotto i ponti ne è passata da quando nel 1967 Katherine Switzer, prima tra tutte le donne, corse alla Maratona di Boston tra lo sconcerto generale. Eppure, lo sport è ancora maschilista e i recenti dati (Istat) dimostrano che se il 28,3% degli uomini fa sport regolarmente e l’11,4% in modo saltuario, tra le donne le quote scendono a 19,5% e 7,7%. I numeri s’invertono tra i piccolissimi (3-5 anni) e questo fa ben sperare. Perché sebbene gli studi dimostrino che le sportive tra i 18 e i 24 anni hanno il doppio delle probabilità di "essere donne sicure di sé", il 67% delle ragazze percepisce il disappunto della società e la metà di loro smette di fare sport entro la fine della pubertà.  

Giochi al femminile: atlete contro gli stereotipi

Il problema, anche in campo, sono gli stereotipi di genere, duri a morire: gli uomini devono essere muscolosi, razionali, competitivi, mentre le donne è meglio se si dedicano a salvaguardare le linee flessuose del corpo, al massimo possono fare il tifo in stile ragazze pon-pon. Proprio per abbattere questa barriera, Always, partner alle Olimpiadi di Rio, ha creato un video e lanciato l’hashtag #LikeAGirl per raccogliere le storie delle ragazze che fanno sport da uomini "come una donna", senza sentirsi diverse e tanto meno inferiori. 

Come Alex Morgan, 27 anni, calciatrice, attaccante della Nazionale di calcio femminile degli Stati Uniti, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Londra 2012 e ai Mondiali del 2015. Una che per diventare la campionessa che è ha lottato e non poco: "avevo 14 anni, giocavo nella mia prima squadra di un club giovanile e ogni giorno dovevo combattere con il mio allenatore che passava il tempo a scoraggiarmi perché ero una donna". I suoi genitori l’appoggiavano, la passione e la determinazione hanno fatto il resto. Oggi, però, è la prima a sostenere l’importanza di un’educazione sportiva per le ragazze, soprattutto tra le adolescenti, quando la "fiducia in se stessi è come un’altalena". Lo fa scrivendo, anzitutto: nel 2012 ha pubblicato i primi due romanzi della trilogia The Kicks e per settimane ha dominato la classifica del The New York Times nella categoria Children's Middle Grade. E lo fa aderendo a diverse campagne, quella di Always è solo l’ultima in ordine di tempo. "Il duro lavoro paga - ci tiene a dichiarare oggi -. Non c'è davvero alcun segreto del successo. Ciascuno è artefice del proprio". 

Donne atlete, donne vincenti

Lindsay Vonn, la campionessa di sci tornata sul podio dopo l'ennesimo infortunio.

Vedi Alysia Montaño, la 28enne atleta Usa cinque volte campionessa nazionale degli 800 metri piani che a fine giugno ha gareggiato all’ottavo mese di gravidanza; o come Lindsay Vonn, la sciatrice statunitense tornata sulle piste della Coppa del Mondo dopo l’ennesimo infortunio che l’aveva costretta a rinunciare alle Olimpiadi di Sochi e approdata direttamente sul podio (sta a quota 61 medaglie, ancora una ed eguaglia il record dell’austriaca Annemarie Moser-Pröll). O, ancora, come Tatyana McFadden, la paratleta 25enne nata in Russia naturalizzata negli Usa che ha vinto la prima medaglia 15 anni, alle Olimpiadi di Atene: a Sochi ha vinto l’argento nello sci di fondo sprint; alle maratone di Boston, Londra, New York e Chicago l’oro (è il secondo anno di fila). 

Ma non solo campionesse: lo sport femminile è fatto anche del coraggio della 26enne Ghoncheh Ghavami - britannica di origine iraniana che per protestare contro la condizione femminile in Iran, lo scorso giugno ha assistito a una partita di pallavolo maschile in un palazzetto di Teheran che gli è costata 5 mesi di carcere -, della determinazione di Daniah Hagul, 17 anni, nuotatrice, l'unica atleta libica alle Olimpiadi di Rio, della faccia tosta di Fu Yuanhui, già medaglia di bronzo alle Olimpiadi, che a Rio ha fatto cilecca perché, ha spiegato, "mi sono venute le mestruazioni ieri sera, mi sento debole"; "ma non è una scusa - ha precisato -, ho rallentato le mie compagne. Dovevo nuotare meglio". Nel dubbio ha contribuito ad infrangere un tabù dello sport. E ancora: della tenacia delle atlete di salto sugli sci che, nel 2014 hanno potuto gareggiare nella prima competizione olimpica della disciplina, fino ad allora riservata agli uomini. Si sono ritrovate in 30 #LikeAGirl, la medaglia è andata alla 22enne tedesca Carina Vogt. Qui la storia è tutta da scrivere, altrove da perfezionare. Forza ragazze. 

 

Copyright foto e video: Kika Press/YouTube

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