Burkini: cos'è il costume delle polemiche che divide Cannes
Secondo il premier francese Manuel Valls è “incompatibile con i valori francesi”. Mentre Alfano è di un'altra opinione. Ma di cosa parliamo, quando parliamo di burkini?
La tenuta più scandalosa con cui andare in spiaggia? Passato il (sicuramente più sereno) tempo in cui a dare scandalo erano i topless, ora lo shock viene dal burkini, il costume da bagno integrale pensato per le donne musulmane. Un simbolo di appartenenza religiosa sempre più di moda, che molti francesi, ancora scossi dagli attentati degli ultimi mesi, sembra non siano disposti a tollerare.
E così il sindaco conservatore di Cannes, David Lisnard, lo ha vietato sulle spiagge cittadine, pena una multa di 38 euro, dichiarandolo “uniforme simbolo dell’estremismo islamico”. È stato subito imitato da altre amministrazioni, molte delle quali hanno addotto motivi di ordine pubblico (ovvero risse tra bagnanti poco inclini al rispetto reciproco). Le prime tre multe sono già state staccate mentre altre sei donne colpevoli di essere “troppo costumate” sono state fatte allontanare dalle spiagge. “Una provocazione” inutile e pericolosa, secondo il nostro ministro degli Interni, Angelino Alfano, che si è detto contrario a misure simili in Italia.
In effetti il divieto francese rischia di alimentare ancora di più la polemica. A differenza del velo integrale, il cui bando in Francia risale al 2010, il burkini - parola che nasce dall'unione dei sostantivi burqa e bikini – lascia infatti perfettamente riconoscibile la persona, che ha viso, mani e piedi scoperti. Inventato dalla stilista australiana Aheda Zanetti nel 2004 e diventato subito famoso, non è molto diverso da una muta da surf o da una tuta da ginnastica aderente, completa di cuffia per raccogliere i capelli. Un po' come se si decidesse di fare il bagno vestiti o con un costume di fine Ottocento. Scomodo, ma certo non offensivo per (quasi) nessuno, e molto difficile da dichiarare fuori legge per motivi di sicurezza.
Gli amministratori anti-burkini hanno nel frattempo incassato l'appoggio del premier socialista Manuel Valls, che ritiene il costume "espressione di un'ideologia basata sull'asservimento della donna”, dando per scontato che chi lo indossa lo faccia contro la sua volontà. Peccato che alla fine siano sempre degli uomini ad arrogarsi il diritto di decidere come è giusto che le donne vadano vestite. Anche in spiaggia.
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