Bambini non riconosciuti dalla mamma: fenomeno in crescita
La Società Italiana di Neonatologia presenta il “Rapporto sulla situazione dei bambini non riconosciuti alla nascita”, fenomeno in crescita anche con la complicità della crisi economica ma servirebbe più informazione.
Neonati non riconosciuti: lo studio dalla Società Italiana di Neonatologia fotografa la situazione italiana e il quadro che si profila non è assolutamente roseo. Nel Belpaese, secondo quanto riporta l'indagine effettuata da SIN in collaborazione con l’Associazione Ninna Ho su 100 centri nascita sul territorio, tra il mese di luglio del 2013 e il giugno del 2014 sono nati complessivamente 80.060 bambini (circa 800 per ogni struttura) e tra questi ben 56 non sono stati riconosciuti dalla mamma.
Ma chi sono queste donne che, dopo averlo messo alla luce, non si sentono pronte a prendersi cura del proprio figlio? Nel 62,5% dei casi si tratta di mamme straniere, tra i 18 e i 30 anni (48,2%) che hanno una fissa dimora, ma decidono di partorire in una città diversa da quella nella quale risiedono (addirittura nell’84% del totale), e che per il 48,2% del totale non sono sposate, non lavorano (quasi il 90%) e hanno una scolarità medio-bassa (il 32,2% ha la licenza elementare o di scuola media inferiore, il 19,6% ha un diploma di scuola media superiore e solo l’1,8% è laureata).
Visto chi sono, però, lo studio si interroga anche sul perché di questa decisione umanamente, ma anche socialmente, molto difficile da prendere e da sostenere. La causa scatenante per la maggior parte delle neo-mamme, spiegano i dati, è il disagio psichico o sociale, che è la molla per il 37,5%, seguito dalla paura di perdere il lavoro e da problemi economici (19,6%) e ancora, per quanto riguarda le donne straniere, dalla paura di essere espulse o di dover poi crescere il bambino da sole lontane da casa (12,5%). Influiscono anche la coercizione (7,1%), la giovane età e la solitudine (entrambe per il 5,4%) e, in ultima posizione ma comunque presente, la violenza (1,8%).
Al di là di questi dati, però, regna in Italia una conoscenza media troppo limitata circa la possibilità di partorire in forma completamente anonima e questo fa sì che, accanto ai bambini non riconosciuti, ci sia una realtà sommersa di bambini partoriti e mai ritrovati. Per combattere questa ulteriore difficoltà ecco il progetto Ninna Ho che prevede la donazione e l’installazione di culle termiche presso un network di ospedali dislocati in tutta Italia. Qui il piccolo potrà essere lasciato al sicuro e in completo anonimato per evitare disgrazie come quelle degli abbandoni noti attraverso la cronaca anche recente.
Ma il problema, concludono gli addetti ai lavori a margine della presentazione della ricerca, non può e non deve andare sono nella direzione della garanzia dell’anonimato e, per intervenire davvero a supporto di queste donne (e dei loro bambini) è necessario rafforzare le politiche per la famiglia e per l’infanzia. E non c'è un minuto da perdere.
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