Pretty Woman, Happy Days e molto altro: l'eredità di Garry Marshall

Da Pretty Woman a Mother's Day passando per Happy Days e Mork e Mindy ecco l'eredità di Garry Marshall, il regista morto a 81 anni dopo una vita passata a raccontare la realtà. 

Richard Gere e Julia Roberts protagonisti di Pretty Woman, successo di Garry Marshall.

Chissà se a Hollywood qualcuno riuscirà ad avvicinarsi al talento di Garry Marshall, regista morto all’alba del 20 luglio a 81 anni, dopo una vita passata a raccontare storie. Come Mother's Day, l’ultimo film con Jennifer Aniston, Julia Roberts e Kate Hudson nei panni di madri, eroine quotidiane e imperfette. E favole moderne, mai banali, eterne. Come Pretty Woman, l’indimenticabile Cenerentola che ha consacrato la coppia Julia Roberts-Richard Gere.

Garry Marshall ha lanciato Julia Roberts e Robin Williams.

Non a caso, proprio Richard Gere è stato tra i primi a rendergli omaggio: "Incontrare Garry nella mia vita è stata una benedizione - ha dichiarato -. È stato la forza vita e l'impulso di Pretty Woman, un capitano irremovibile su una nave che poteva facilmente ribaltarsi. È stato un uomo fantastico, marito e padre che ha portato vera gioia, amore e buon umore in tutti quelli che ha incontrato. Tutti amavano Garry. È stato un mentore, un cheerleader e uno delle persone più divertenti che abbia mai incontrato. Aveva un cuore di puro oro e un'anima da monello". 

Happy Days

Siamo a Milwaukee, nel Wisconsin, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Gli Happy Days, i giorni felici, sono quelli della (borghese) famiglia Cunningham che, all’insegna del Sogno Americano, vive la Way of Life cogliendo il meglio di ogni situazione. La guerra di Corea è appena finita, quella del Vietnam non ancora iniziata e le avventure di Fonzie, Potsie e Ralph Malph che gravitano intorno al capofamiglia Howard (Tom Bosley), proprietario di un negozio di ferramenta, sua moglie Marion (Marion Ross), casalinga e i figli Chuck, Richard per tutti Richie (Ron Howard, proprio lui, il futuro regista), e Joanie (Erin Moran), tengono incollati al piccolo schermo mezzo mondo, non solo americano. Tanto più che la serie fece da spin-off per l’altra serie di Garry Marshall, Mork & Mindy che, svelando al grande pubblico Robin Williams, consoliderà la carriera del regista capace di raccontare la realtà con un cuore puro e un’anima da monello. 

Mork & Mindy

"Mi chiamo Mork, su un uovo vengo da Ork. impara un po', ora il saluto ti dò". Eccola, la colonna sonora degli anni Ottanta (interpretata anche da Claudio Baglioni). È quella di Mork, un extraterrestre che ha il corpo e il volto dell'allora sconosciuto (ma già spassoso) Robin Williams che a bordo della sua astronave a forma di uovo sbarca sulla Terra e incontra Mindy (Pam Dawber), una bellissima ragazza bionda che lo ospita nella sua soffitta. Colpita dalla sua ingenuità e impreparazione nell'affronatre il mondo e le sue stranezze, lo scopre insieme a lui e con loro lo scopriamo anche noi attraverso lo sguardo di quel Garry Marshall che non lasciava nulla al caso.

Pretty Woman

Sottile, ironico e autentico, alla fine del Novecento Marshall è riuscito a portare sul grande schermo la favola delle favole, quella di Cenerentola alla ricerca del suo Principe senza scivolare nella banilità. Se ancora oggi Pretty Woman è la commedia d'amore cult è perché è intessuta di una verità che fa sorridere e indignare, che mette a nudo ipocrisia e sentimenti incoraggiando a coltivarli sempre, nonostante tutto. Perché alla fine l'amore arriva, quando meno te lo aspetti e va inseguito, nonostante le apparenze, all'insegna dell'autenticità. Quella di Vivian che alla domanda “Le è piaciuta l’opera cara?” risponde: “Oh, mi si sono aggrovigliate le budella!”. Edward ride e alla fine, dopo averla lasciata andare, se la va a riprendere: “E che succede dopo che lui ha scalato la torre e salvato lei?”. “Che lei salva lui”. E vissero insieme, felici e contenti. Grazie Garry Marshall, non ti dimenticheremo.

 

Copyright foto: Kika Press

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