Stefano Savi, sfregiato per errore, si racconta a Le Iene

Intervistato da Nadia Toffa, Stefano racconta quando Martina Levato e Alexander Boettcher lo hanno sfregiato con l'acido scambiandolo per un altro.

Stefano Savi non prova odio. Ora è concentrato su se stesso: le cure sono lunghe e costose. Per aiutarlo sostenre l'onlus "Almaust".


Cappellino, occhiali, look total black: Stefano Savi ha 27 anni e non fosse per quel volto sfregiato da Martina Levato e Alexander Boettcher, meglio noti come “la coppia dell’acido”, sarebbe un ragazzo normale. Invece è un ragazzo straordinario perché lui con quella vendetta impastata di follia messa in atto per purificare Martina dai suoi ex amanti, non c’entra nulla. La sua unica colpa è assomigliare a Giuliano Carparelli che per un breve periodo ha avuto la sfortuna di uscire con Martina: aggredito sotto la pioggia è riuscito a difendersi riparandosi con l’ombrello. Quando i due ci hanno riprovato hanno sbagliato persona. Eppure nel cuore di Stefano, il malcapitato, “non c’è posto per l’odio”, solo per “un po’ di rabbia”. Adesso la sua priorità è “curarsi”, al resto “penserò dopo”. 

Perché l'alba del 2 novembre 2014 gli ha cambiato la vita, per sempre: “Erano le 5.30 del mattino - ha raccontato ai microfoni de Le Iene, intervistato da Nadia Toffa - , stavo aprendo il cancello per entrare in cortile, mi stavo per sedere in macchina, ho visto da dietro una figura che mi veniva incontro, mi sono girato ho iniziato a sentire bruciore e poi a non vederci più”. L’aggressore scappa, Stefano vaga, accecato: “sono andato in giardino a strappare dell’erba per cercare di pulirmi gli occhi, non vedevo più, ho fatto le scale per chiedere aiuto ai miei genitori”. Non c’è tempo per le domande, anche perché le risposte non ci sono. “Io sono un tipo pacifico, non ho mai litigato con nessuno. E comunque era tutto talmente veloce che non abbiamo parlato, siamo corsi in ospedale”. Le risposte sono arrivate mesi più avanti, in un aula di Tribunale, quando Stefano ha incrociato per la prima volta lo sguardo “di ghiaccio” di Alexander e sono emersi i piani diabolici dei due ragazzi che il Gip ha descritto “serial killer più pericolosi dei mafiosi”, “il prodotto del vuoto che pervade il loro animo”.   

L’esatto opposto di Stefano Savi, un ragazzo pieno di amore, coraggio e dignità che oggi si divide tra cure costosissime - “da febbraio dell’anno scorso tengo 15 ore al giorno una maschera di silicone, poi ho iniziato i trattamenti al laser e il lipofilling e sto curando un occhio dopo aver curato l’altro” -, gli ultimi esami all'Università prima di laurearsi in economia aziendale, e qualche uscita con gli amici: “l’unico aspetto positivo di questa vicenda è che ho scoperto di essere circondato da persone meravigliose: da mio fratello gemello (che non mi somiglia più tanto) a Povich, il mio amico da tutta la vita, quasi un fratello, passando per tutti gli altri”. Tutti quelli che gli hanno dato la forza di andare avanti. Una forza che possiamo trasmettergli anche noi, sostenendo “la onlus Almaust che aiuta chi non può permettersi le cure”. 

Copyright foto: Facebook@Le Iene
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