Levato e Boettcher: la "coppia diabolica" condannata a 14 anni
La bocconiana Martina Levato e il broker Alexander Boettcher che lo scorso 28 dicembre aggredirono con l'acido il 22enne Pietro Barbini dovranno risarcire la vittima con un milione. Sul figlio che la Levato aspetta deciderà il Tribunale dei Minori.
La bocconiana Martina Levato e il broker Alexander Boettcher battezzati dalla cronaca la “coppia diabolica” trascorrerà i prossimi 14 anni in carcere. I successivi tre (almeno) li vivrà in libertà vigilata. La loro vittima, il 22enne Pietro Barbini aggredito con l’acido muriatico al volto, agli arti e all'addome, in un vero e proprio agguato in via Giulio Carcano, nella zona sud est di Milano, verrà risarcita con un milione di euro. Per il loro bambino - lei è incinta al settimo mese - deciderà il Tribunale dei Minori. In ogni caso, la condanna decisa dai giudici della nona sezione penale del Tribunale di Milano l’11 giugno, è solo la prima perché i due ragazzi - imputati con il presunto complice, Andrea Magnani - verranno sottoposti a un altro procedimento che è stato fissato per il prossimo 6 luglio relativo ad altre tre aggressioni, sempre con acido, a ragazzi con cui la Levato aveva avuto rapporti sessuali.
La sentenza inflitta alla coppia condannata per lesioni gravissime - per cui il pm Marcello Musso aveva chiesto la condanna a 15 anni senza la concessione delle atenuanti generiche - sconta solo un anno ma non riconosce l'aggravante della crudeltà, dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili, richiesta dal pm.
I fatti: secondo la ricostruzione dei giudici la sera del 28 dicembre scorso, la 23enne Martina avrebbe lanciato l'acido contro il volto del 22enne suo ex compagno di scuola, mentre Alexander - 31 anni il prossimo 4 dicembre - lo avrebbe inseguito cercando di colpirlo con un martello. Il broker nato a Munster, che alle spalle ha un matrimonio con una ex modella croata, una candidatura in politica con la lista 3L di Giulio Tremonti e un'ossessione per i muscoli e i tatuaggi nata di recente, al momento della lettura della sentenza è rimasto impassibile. Quel ragazzo cresciuto con la madre, cambiato all'improvviso, sotto i suoi occhi, per cui è svenuta più volte dall'inizio dell'incubo, non ha mai detto una parola durante tutto il procedimento. La bocconiana dal burrascoso passato sentimentale, invece, durante le ultime battute del processo, ha lanciato un messaggio alla vittima: "Chiedo scusa a lui e alla sua famiglia - ha detto - sono dispiaciuta per quello che ho fatto”, poi si è sentita male e ha chiesto di ritornare in carcere.
Il movente: ”Quando ho pensato di essere madre - ha fatto scrivere a verbale la ragazza - ho sentito il bisogno di purificarmi da esperienze fisiche negative". Da qui la decisione di aggredire con l’acido i ragazzi con cui aveva avuto rapporti. Una conclusione degna di un "soggetto borderline”, come avevano rilevato i consulenti psicologici di parte, che aveva indotto i suoi legali, nel tentativo di risparmiarle la condanna, a sostenere l'incapacità di intendere e di volere. Incapacità che non hanno riscontrato gli esperti nominati dal Tribunale, secondo cui i due imputati, ai tempi, sapevano benissimo che cosa stavano facendo.
Dal canto suo, Boettcher in un memoriale consegnato ai giudici, racconta un’altra versione dei fatti: "Martina mi propose un patto e mi disse: 'io andrò in carcere per purificarmi, ma tu devi darmi un figlio'”. Una versione, insomma, in cui lui non avrebbe responsabilità alcuna, che la difesa ha abbracciato chiedendone l'assoluzione perché, seppur colpevole di aver accettato il patto rispondendo "mi sembra la cosa giusta", "non era consapevole" dell'aggressione, spiega l'avvocato Ermanno Gorpia.
La Procura ha ascoltato tutti e poi ha dato la sua ricostruzione: la "coppia diabolica" è stata complice nel progettare e nell’eseguire le aggressioni, consapevole di ciò che stava facendo dimostrando di essere “l’espressione della malvagità umana". Definizione che rispecchia le conclusioni del pm nelle 45 pagine di note depositate agli atti del processo: "Alexander Boettcher e Martina Levato aggredendo con l'acido il 22enne hanno agito spinti da ragioni di rivalsa, di spirito punitivo, di morboso desiderio di 'purificare' o 'lavare' la coppia da precedenti rapporti amorosi”.
Una purificazione che ora faranno in carcere mentre il loro bambino nascerà, crescerà, diventerà un ragazzo. E un giorno scoprirà la storia dei suoi genitori, la "coppia diabolica".
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