Cos’è la vita? Per le donne una corsa contro tempo
Cos'è la vita? Se sei donna una corsa continua che inizia in tenera età quando, per natura, le bambine sono più precoci. Peccato che poi sia la società a mortificare quell'esplosione di energia.
Una corsa contro il tempo: ecco cos’è la vita se nasci donna. Non che da bambine sia spiacevole: imparano prima a parlare (lo dicono diversi studi, per ultimo quello pubblicato sul Journal of Neuroscience da J. Michael Bowers e Margaret McCarthy dell’Università del Maryland a Baltimora) e parlano di più dei maschietti. E non che tra i banchi di scuola non sia gratificante: le laureate sono il 60% contro il 40% dei laureati, il 47% delle donne (contro il 42% degli uomini) discute la tesi in corso e ottiene voti più alti (103 contro 101), il 41% delle ragazze studia all’estero (lo fa solo il 27% dei ragazzi) e il 54% (contro il 51% dei colleghi) frequenta tag e tirocini. Il problema è che naturalmente precoci, le donne sono mortificate da una società dove il 97% dei miliardari, il 95,2% degli amministratori delegati e il 92,8% dei capi di stato sono uomini.
Cos’è la vita? Risparmio
Sarà (anche) per questo che le donne sono più inclini al risparmio: se i loro soldi valgono meno di quelli degli uomini (in Italia a parità di incarichi guadagnano il 7,3% in meno), va da sé che la parola d’ordine sia morigeratezza. Tanto più che, come hanno rivelato diverse inchieste in giro per il mondo suscitate dal Department of Consumers Affairs di New York la gender tax, la tassa rosa, non è fantasia: il privilegio di essere donna costa 1200 in più all’anno, una discriminazione femminile che passa tra i banchi del supermercato dove prodotti identici costano circa il 20% in più degli omologhi destinati agli uomini.
Nonostante tutto remi contro le donne, le donne si attrezzano, scrivono la lista della spesa e tagliano i consumi cercando di riequilibrare i conti: vanno a fare shopping in outlet e grandi magazzini (il 78,2% contro il 74% dei maschi) e comprano soprattutto durante i saldi, rinunciano al ristorante e all’ultimo smartphone, vanno meno dal parrucchiere, dall’estetista e in profumeria ma non si lasciano sfuggire le offerte online. Quasi una donna su due, inoltre, fa a meno della colf e più della metà (il 52%) ha tagliato le spese per la baby sitter. Risultato? La corsa al risparmio si traduce, ovviamente in una corsa contro il tempo per riuscire a fare tutto. Facendocela, per altro. Trovando, per esempio, anche a il tempo per depilarsi due gambe, due braccia, due ascelle e un inguine. Altro che farsi la barba.
Cos’è la vita? Rinuncia (a svantaggio dell’economia)
L’insoddisfazione arriva da uno studio del Fondo Monetario Internazionale: nel mondo, solo due poltrone su dieci che contano sono occupati dalle donne, e questo non va bene. "Aumentare il numero anche solo a tre su dieci - afferma la direttrice Christine Lagarde, - garantirebbe un aumento dal 3% all’8% del rendimento di un'impresa”. Mica noccioline, insomma. "Se le donne scelgono di partecipare al mercato del lavoro tanto quanto gli uomini - ha spiegato ancora Lagarde - la forza lavoro in Europa potrebbe aumentare del 6%. Se poi decidono di lavorare tante ore quanto gli uomini, la forza lavoro potrebbe crescere fino al 15%". Il mondo sarebbe più ricco, le donne più felici e le famiglie più serene, tanto per tradurre la teoria in pratica.
Certo, se poi riuscissero a portare a casa stipendi pari a quelli dei loro mariti, compagni o amici maschi sarebbe ancora meglio. Un divario nei salari che si spiega (anche) con la discriminazione: “Può essere connesso ad una sottovalutazione del lavoro femminile e delle competenze richieste nei settori o occupazioni in cui il lavoro delle donne prevale, alla discriminazione ed alla necessità per le donne di interrompere la carriera o ridurre le ore di lavoro retribuito per dedicarsi ad ulteriori responsabilità di assistenza e cura, come quella dei bambini - spiega il rapporto Women at Work: Trends 2016 redatto dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) -. Anche se c’è stato qualche leggero miglioramento nella riduzione dei divari salariali, una continuazione delle tendenze attuali richiederà più di 70 anni per colmare le divergenze salariali dovute al genere”.
Cos’è la vita? Un rischio dopo l’altro
Nell’attesa che venga quel giorno, le donne continuano a lavorare più ore al giorno sia in ufficio sia a casa. Tra le quattro mura domestiche, in particolare, il contributo delle donne - sottolinea l'Organizzazione per il lavoro - è di 2,5 volte maggiore rispetto a quello degli uomini. Il risultato si traduce anche con un rischio maggiore di farsi male: quasi due milioni sono quelle che ogni anno finiscono all’ospedale per incidenti domestici.
Molto più triste e vergognosa è la sorte che colpisce le donne vittima di violenza domestica: “Ogni ora, nel mondo, cinque donne sono uccise dal partner o da un familiare. Una vittima ogni 12 minuti" denuncia un rapporto di ActionAid secondo cui più di mezzo milione di donne morirà a causa della violenza domestica entro il 2030.
Numeri che non raccontano un’emergenza ma una realtà da cambiare: “il fenomeno della violenza di genere è strutturale all'interno della società e non è una questione d'emergenze come a volte viene rappresentato o percepito” conferma Titti Carrano, presidente delle Donne in rete contro la violenza. Uno scenario che andrebbe gestito, non certo con le politiche legislative attuali che, secondo la Carrano, sono assolutamente insufficienti: “è più semplice legiferare sul corpo delle donne che sulla cultura che genera violenza, mentre è anche su quello che bisognerebbe lavorare”. Per la serie: più facile introdurre una (salatissima) sanzione in caso di aborti clandestini piuttosto che insegnare educazione sessuale a scuola. “Se vogliamo far crescere generazioni diverse” spiega ancora la Carrano “servirebbero programmi scolastici ad hoc, educazione sessuale e di genere tra le materie, spazi di discussione, confronto e apprendimento perché questi nostri ragazzi e ragazze crescano con la consapevolezza che la relazione tra i sessi può basarsi sul rispetto”.
D'altra parte quando le donne inizieranno a rallentare la loro corsa contro il tempo la staffetta passerà agli uomini: secondo l'Economist la "fine dell'uomo" è solo questione di tempo.
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