Decreto Cirinnà: le unioni civili (riviste e corrette) approvate in Senato

Niente stepchild adoption, nessun obbligo di fedeltà e addio in tre mesi, ma sì alla reversibilità della pensione, alla successione e all'assegno di mantenimento: il decreto Cirinnà approvato in Senato dà all'Italia le unioni civili. 

Il decreto Cirinnà introduce le unioni civili in Italia: niente obbligo di fedeltà né stepchild adoption.


Il decreto Cirinnà non è il matrimonio gay. Per certi versi non ci somiglia nemmeno, per altri è una conquista. È nata l’unione civile, anche in Italia, sebbene parecchio in ritardo rispetto al resto d'Europa e dopo aver perso per strada qualche punto fondamentale. Perciò la senatrice Monica Cirinnà, prima firmataria del testo originale del ddl, ha commentato: "È un primo passo, una vittoria con un buco nel cuore. Questa è una legge importantissima ma penso anche ai figli di tanti amici. Ora dobbiamo fare un secondo passo, siamo a metà della scala". Sia come sia, l'istituto giuridico per le coppie dello stesso sesso affiancato al matrimonio eterosessuale è stato approvato in Senato e dopo il via libera della Camera (che non dovrebbe subire arresti) diventerà legge. 

Decreto Cirinnà, ovvero l'unione civile

L’unione è nei registri dello stato civile e comporta una serie di effetti simili a quelli del matrimonio: si può prendere il cognome del partner oppure usarli tutti e due, si decide insieme l’indirizzo della vita famigliare, si convive in una residenza comune. Tutta la successione è regolata come nel matrimonio: dalla reversibilità al tfr fino alla quota legittima dell'eredità. Il regime è quello della comunione dei beni, ma si può anche decidere per la separazione.

Decreto Cirinnà: esclusa la stepchild adoption

Niente adozioni di “bambini che vivono in stato di abbandono”, come dice la legge. E niente adozione del figlio del partner, l’ormai famigerata stepchild adoption che, complice il dibattito sull'utero in affitto, non ha messo d'accordo le parti. Chi difende la legge così com’è stata votata, ricorda che l’adozione di questo tipo è possibile, anche nelle coppie omosessuali, applicando la legge sull’adozione esistente. I precedenti di adozioni concesse non mancano.

Decreto Cirinnà: niente obbligo di fedeltà

Farà molto discutere il fatto che negli obblighi reciproci non si faccia cenno all’obbligo di essere reciprocamente fedeli previsto dal matrimonio. Secondo Ncd l’omissione era necessaria per differenziare le unioni civili dal matrimonio: eppure i legali matrimonialisti fanno presente che dal punto di vista tecnico, in caso di divorzi burrascosi, la differenza è minima perché già oggi la violazione dell’obbligo non è tenuta in gran conto nei tribunali. La discriminazione rispetto al matrimonio, però, resta evidente. Peggio ancora, il sottinteso che a un omosessuale non possa andare a genio la fedeltà.

Decreto Cirinnà: addio veloce

Gli uniti civilmente si lasciano in fretta: a differenza del matrimonio la separazione non esiste. Il divorzio è una faccenda molto più veloce, la volontà di sciogliere l’unione deve essere manifestata dalle parti "anche disgiuntamente" all’ufficiale dello stato civile. Il divorzio può essere chiesto tre mesi dopo, la parte economicamente più debole ha diritto ad un assegno divorzile.

Decreto Cirinnà: le convivenze

Con la nuova legge è riconosciuta anche la convivenza tra due persone – omo o etero che siano – che non desiderano formalizzare la loro unione. La semplice convivenza stabile attribuisce alla coppia il diritto di essere trattata come tale nei confronti di enti (come nelle unioni civili, l’ospedale e il carcere per l’assistenza, il Comune per l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare) o altri soggetti (il proprietario della casa di abitazione in caso di decesso del partner, anche qui come nelle unioni civili).

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