Due madri per un figlio: a Torino si può

La Corte d'Appello di Torino cambia la storia della famiglia: il piccolo - per la prima volta in Italia - sarà registrato all'anagrafe come il figlio di madre A e madre B

Secondo la Corte d'Assise di Torino la mancata trascrizione dell'atto di nascita avrebbe messo a rischio il diritto all'identità personale del minore e al suo status in Italia.


E' nato a Barcellona, nel 2011: una madre donò gli ovuli per il concepimento, l'altra portò avanti la gravidanza e il parto. Oggi ha quasi quattro anni, le madri hanno divorziato ma, anche per l'ordinamento italiano, è il figlio di tutte e due. Primo in Italia, il bimbo nato grazie alla fecondazione eterologa, è ufficialmente il figlio di madre A e B: il Comune di Torino, infatti, trascriverà l'atto di nascita del piccolo, registrandolo all'anagrafe e mettendo così fine alla battaglia burocratica destinata a cambiare la storia. 

Il decreto della Sezione famiglia della Corte d'Appello subalpina presieduta da Silvia Daniela, infatti, ha accolto il ricorso della madre italiana, ribaltando la decisione del Tribunale che, in un primo tempo, aveva respinto la trascrizione perché "contraria all'ordine pubblico" in relazione alle norme in materia di filiazione che fanno riferimento ai concetti di padre, madre, marito e moglie. 

Ma la giustizia, in questi casi, deve scegliere nel segno del "best interest" del bambino. E visto che le due donne, sposate in Spagna nel 2009 hanno divorziato nel 2014 scegliendo la condivisione della responsabilità genitoriale, la questione è più delicata di quanto non la si dipinga: "Ci sono molti aspetti pratici che dipendono da questa registrazione", spiega ai media la madre italiana del bimbo. Al di là della libera circolazione del bimbo che senza la trascrizione sarebbe stata assai complicata, "in una situazione di emergenza - ha sottolineato la madre - non potrei nemmeno autorizzare una trasfusione. Poi ci sono questioni di eredità, perché il bimbo non ha alcun vincolo legale con i suoi familiari italiani". Insomma, la mancata trascrizione dell'atto di nascita, sostiene la Corte, avrebbe messo a rischio il diritto all'identità personale del minore e al suo status in Italia

"Da oggi questo bambino non può più essere considerato orfano in Italia - ha dichiarato all'Ansa uno dei legali della donna, Stefano Garibaldi - finalmente abbiamo garantito una maternità effettiva anche nel nostro Paese. Con questa decisione arriviamo a una situazione riconosciuta di fatto e di diritto". 

Va da sé che "la notizia è di quelle che fanno la Storia", come ha commentato (entusiasta) il coordinamento del Torino Pride, e che non tutti la accoglieranno nel migliore dei modi. La Chiesa in primo luogo che, per voce dell'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha commentato: "di mamma ce n'è una sola e nessuna dichiarazione, anche trascritta, potrà mai sostituire questa realtà nel cuore di un figlio". E ancora: "Se è vero che l'interesse primario da tutelare è quello del minore, non si può non notare come certe situazioni limite creino dei veri paradossi, giuridici ed esistenziali", ha sostenuto, contestando in particolare "l'assenza di un vero contesto familiare" e la mancanza di "figure materne e paterne chiare, riconoscibili e presenti", nonché di "un contesto sociale, culturale e normativo che metta in esplicito collegamento i diritti degli individui con i doveri dei genitori e dei cittadini". Confutazioni legittime che però hanno a che fare solo con le scelte delle due donne, di cui il piccolo non è responsabile: non tocca a lui pagarne le conseguenze.  

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