Film belli: blockbuster per tutti i gusti
Da "The Artist" a "Billy Elliott" passando per "Forrest Gump" e "Schindler's List", "Pulp Fiction" e "Will Hunting" ecco una selezione di film belli, blockbuster per tutti i gusti che non passeranno mai di moda.
Per selezionare i film belli, l'unico criterio è scegliere quelli che resistono al passare degli anni, alle mode, al progresso tecnologico. Sono film belli anche se la pellicola è sgranata, sono film belli anche se sono in bianco e nero, perfino se sono muti. Sono film belli, punto.
Il primo della serie che vi proponiamo è The Artist che, per l'appunto è un film muto, in bianco e nero, scritto e diretto da Michel Hazanavicius. Nel 2011, non negli anni Venti. Una scelta decisamente coraggiosa che è stata (decisamente) apprezzata e ripagata dal pubblico e dalla critica: cinque statuette ai Premi Oscar 2012, tre Golden Globe, sette BAFTA e sei César.
Insomma, il film francese più premiato di tutti i tempi ha spiazzato le platee di mezzo mondo raccontando con delicata poesia il decadimento di George Valentin (Jean Dujardin), grande attore del cinema muto improvvisamente messo da parte quando il sonoro irrompe nelle sale, e l'ascesa di Peppy Miller (Berenice Bejo), giovane promessa del cinema destinata a salvare (e rivoluzionare) la vita del collega in declino. Da vedere assolutamente.
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Pulp Fiction
Pulp Fiction non è solo uno dei film belli: il secondo lungometraggio di Quentin Tarantino è un capolavoro del cinema che ha segnato i tempi. Uscito nel 1994, vince la Palma d’oro a Cannes e il premio Oscar a Hollywood per la miglior sceneggiatura originale entrando di diritto al quinto posto tra i film della famosa Top 250 del sito IMDb.
La pellicola è capolavoro pop che mescola citazioni colte - vedi il ballo tra Uma Thurman e John Travolta, un omaggio a quello tra Barbara Steele e Mario Pisu nel film di Federico Fellini 8½ e la valigetta misteriosa intorno cui ruota il film, il più famoso McGuffin del cinema degli ultimi anni, ovvero quell'oggetto importante per i personaggi, meno per gli spettatori battezzato così da Alfred Hitchcock - a episodi splatter - memorabile l’overdose di Mia Wallace - passando per gli incastri di Robert Altman - la trama si basa su tre storie che si incastrano in una struttura ad anello -, le atmosfere di Martin Scorsese, la violenza coreografata di Sergio Leone e il tanto amato poliziesco italiano, con Fernando Di Leo e Enzo G. Castellari in testa, di cui Tarantino è grande conoscitore e ammiratore. Insomma, in Pulp Fiction c'è tutto: non si può raccontare, va visto e amato.
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Billy Elliott
Tanto poetico quanto crudo, Billy Elliot sta nella categoria dei film belli da vedere e da ascoltare: diretto da Stephen Daldry e musicato da Elton John la pellicola che racconta la storia vera del ballerino Philip Mosley commuove, fa riflettere e invita a credere nei sogni.
Al centro della storia, infatti, c’è un ragazzino di 11 anni orfano di madre e con un padre minatore negli anni in cui Margaret Thatcher usa il suo proverbiale pugno di ferro. Nonostante tutto Billy scopre la sua passione (la danza) e andando contro i pregiudizi omofobi e gli iniziali malumori del padre l’asseconda. La sua tenacia convince il padre a credere in lui e lo conduce fino alla Royal Ballet School di Londra.
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Forrest Gump
Sei statuette Oscar (quasi tutte soffiate a Pulp Fiction) e una caterva di altri premi vinti, candidano Forrest Gump tra i film belli, bellissimi della storia del cinema. Firmato dal regista Robert Zemeckis e interpretato da Tom Hanks, ha commosso milioni di spettatori catturati dall'intensa vita del protagonista, un americano nato a metà degli anni Quaranta con un deficit cognitivo che, in virtù di una serie di coincidenze favorevoli, entra nella storia a stelle e strisce.
Forrest infatti conosce Elvis Presley e John F. Kennedy, John Lennon, George Wallace e Richard Nixon, diventa una stella del football, fomenta un raduno hippy parlando della guerra del Vietnam, entra nella Macintosh e grazie a lui Stati Uniti e Cina trovano un accordo. Tutto succede mentre l’amore per la sua Jenny resta immutato e senza che lui riesca davvero a rendersene conto. D’altra parte, “Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.
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Will Hunting - Genio Ribelle
Due statuette agli Oscar del 1998 e innumerevoli premi sono la prova di quanto Will Hunting - Genio ribelle, sia uno dei film belli, uno di quelli che vale la pena vedere se ancora manca. Diretto da Gus Van Sant e interpretato da Matt Damon, Robin Williams, Ben Affleck, Stellan Skarsgård e Minnie Driver, snocciola la storia di un (insospettabile) ragazzo prodigio che al prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) fa le pulizie. Un passato da autodidatta (costellato anche di piccoli crimini) Will Hunting è capace di risolvere problemi matematici d'alto livello, superando anche docenti universitari. Il fatto è che non riesce a superare le sue paure, un cammino che farà grazie al dottor Sean McGuire, lo psicologo che gli insegnerà a fidarsi del mondo e, soprattutto, di se stesso.
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Schindler's List
Schindler's List ha un posto speciale tra i film belli che trattano la Shoah: Oscar per Miglior film e Miglior regia nel 1993, la pellicola in bianco e nero, diretta da Steven Spielberg, interpretata da Liam Neeson, Ben Kingsley e Ralph Fiennes racconta la vera storia di Oskar Schindler, industriale tedesco a Cracovia che fingendo di fare gli interessi della sua azienda di pentole salva 1200 ebrei - per l’appunto quelli della famosa lista - mettendo a rischio la sua stessa vita.
Schindler's List non è solo un bel film ma una testimonianza corale di una delle pagine di storia tra le più tragiche dell’umanità e di come il coraggio dei singoli possa, per davvero, fare la differenza. Il successo fu tale che Spielberg destinò parte degli incassi per creare la Survivors of the Shoah Visual History Foundation, organizzazione no-profit per la collezione audio-video delle testimonianze di circa 52mila sopravvissuti.
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Edward mani di forbice
Edward mani di forbice, la fiaba senza lieto fine diretta da Tim Burton nel 1990 e interpretata da Johnny Depp e Winona Ryder, ha il suo posto tra i film belli. In molti la considerano la migliore del regista.
Il registro è surreale fin dall'inizio: siamo in Florida, in un sobborgo americano stereotipato all’ennesima potenza, dove tutti hanno le stesse incrollabili e prevedibili abitudini. Perciò quando Peg, una rappresentate di una ditta di cosmetici, ci porta Edward, il ragazzo costruito da un inventore morto prima di finirlo e cresciuto in solitudine in un castello abbandonato, la novità sconvolge la routine.
All’inizio Edward è un fenomeno da baraccone: le sue mani di forbici, la sua fantasia e la sua abilità a tagliuzzare ne fanno un giardiniere originale e un parrucchiere geniale. L’afflato, però, si spegne quando Edward conosce la figlia di Peg e se ne innamora: alla spicciolata tutti iniziano a vedere in lui qualcosa che non va, a vederlo per quello che è, un diverso.
Edward lo sa: non può né potrà mai amare, costretto com’è a ferire con le sue lame, perciò, nonostante l’amore sia ricambiato, il rifiuto della società ha la meglio e lo all’esilio in cui è cresciuto, condannandolo a scolpire statue di ghiaccio per la sua amata che si trasformano in una neve sottile che ricopre la città, ricordando a Kim il suo antico e indimenticabile amore. Per sempre, ma lontani.
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Colazione da Tiffany
A proposito di film belli non si può non citare Colazione da Tiffany, la pellicola del 1961 diretta da Blake Edwards, con Audrey Hepburn e George Peppard, tratta dall'omonimo romanzo di Truman Capote. Premio Oscar per il Miglior film nel 1962 e David di Donatello a Audrey Hepburn, Miglior attrice straniera, il film racconta la storia di Holly, una giovane bellissima, sregolata e spiantata che abita in un appartamento quasi senza mobili in compagnia del suo Gatto, vive di espedienti cercando di dimenticare il suo triste passato e ogni mattina si rifugia da Tiffany, la gioielleria "dove non ti può accadere nulla di male".
Per risolvere i suoi problemi economici aspira a sposare un uomo ricco, certa che riuscirà a vivere senza amore. Ma quando in città arriva Paul, giovane scrittore, promettente ma pigro che sfrutta la benevolenza di Liz (una ricca signora che lo mantiene), i piani sono destinati a cambiare per entrambi. Tra un battibecco e l’altro i due si completano a vicenda: tanto lui l’aiuta a sgretolare la finzione in cui si è rifugiata, tanto lei lo induce ad accantonare il suo cinismo, aiutandolo a trovare l’ispirazione per il prossimo libro. Non c’è dubbio che dopo l’abbraccio sotto la pioggia con Gatto fra le braccia, vissero felici e contenti.
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Lezioni di piano
Scritto e diretto da Jane Campion nel 1993, Lezioni di piano è tra i film belli per più d’una ragione. Tutte riconosciute, per altro: Palma d'oro al 46esimo Festival di Cannes e tre Premi Oscar nel 1994 - Migliore attrice (Holly Hunter), Migliore attrice non protagonista (Anna Paquin) e Migliore sceneggiatura originale (Jane Campion).
La protagonista è Ada McGrath, una scozzese muta dall’età di sei anni, vedova, con una figlia, costretta a sposare uno sconosciuto possidente terriero dall'altra parte del mondo, in Nuova Zelanda. Un viaggio che affronta insieme al suo pianoforte: le sue note sono la sua voce (e la colonna sonora del compositore Michael Nyman è un capolavoro di poesia) e per nulla al mondo potrebbe separarsene. Il fatto è che lo strumento è troppo pesante da trasportare e perciò rimane sulla spiaggia dell'isola finché l’unico britannico dell’isola, all’apparenza un burbero, acconsente a tenerlo nella sua capanna sperando così di poter rivedere la donna da cui è attratto. Tra i due esplode l’amore, il promesso sposo non la prende per nulla bene ma alla fine capisce che non può opporsi a un sentimento così forte e dopo una serie di colpi di scena da melodramma, il lieto fine ripaga gli spettatori.
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21 grammi
Diretto da Alejandro González Iñárritu, 21 grammi è senza dubbio da annoverare tra i film belli. Uscita nelle sale nel 2003, la pellicola è la seconda della cosiddetta Trilogia sulla morte del regista messicano (le altre due sono Amores perros e Babel, film belli ma non perfetti come 21 grammi).
Il film è suggestivo fin dal titolo che si riferisce all'ipotetico peso dell’anima (in realtà è la massa approssimativa di tutti gli elettroni in un essere umano) calcolato dal dottor Duncan MacDougall. Una massa che chiunque perderebbe esalando l'ultimo respiro. Intorno a questo perno e al senso di colpa che scatena la morte, ruotano le tre storie incastrate alla perfezione: quella di un ex detenuto passato all’integralismo, di un’ex cocainomane che vive serena con la sua famiglia e un matematico in attesa di un trapianto di cuore.
A scatenare la catena di eventi che legherà indissolubilmente (e tragicamente) i personaggi, l'incidente d'auto in cui l’ex detenuto investe il marito e le figlie della donna, che muoiono per omissione di soccorso. Il cuore dell’uomo va al matematico, che si metterà alla ricerca del suo donatore e scoprirà una donna distrutta, che ha perso tutto. La catarsi dei personaggi è totale, i 21 grammi evaporano, la vita continua.
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