Super-tassa sulle bibite gassate: la chiedono i medici inglesi

Le bibite dolci e gassate, secondo la British Medical Association, andrebbero tassate per salvare la linea e la salute dei cittadini. Come già succede in altri Paesi.

Una tassa per salvare la salute in generale, prima ancora che la linea, dei cittadini britannici. La proposta, quella di una imposta del 20% sulle bevande dolci, arriva dalla British Medical Association, che avverte come il consumo di zuccheri tra i sudditi di Sua Maestà sia in aumento, con conseguenti picchi di obesità e diabete, responsabili di circa 70 mila morti l'anno nel solo Regno Unito.

La proposta contro le bibite va oltre, ipotizzando che la trattenuta a carico delle aziende produttrici venga utilizzata per sovvenzionare i produttori di frutta e verdura fresche. L'associazione ha pubblicato inoltre un rapporto, il Food for Thought report, dove spiega che una lattina da 330 ml contiene fino a nove cucchiaini di zucchero, come già evidenziato in passato dall'Oms, che ha messo in guardia contro la (forte ma nascosta) presenza di zuccheri in svariati alimenti.

La misura, per quanto curiosa, non sarebbe una novità. Negli Stati Uniti, e in particolare nello stato della California, si è già discusso della tassa che nella città di Berkeley viene applicata al prezzo di tè in lattina, succhi di frutta dolci, energy drink e, naturalmente, bibite dolci gassate. Anche in questo caso il balzello ha preso spunto da una precedente tassazione che è stata approvata nel 2013 in Messico, e che ha colpito sia cosiddetti soda drink, ovvero le bibite imbottigliate analcoliche, sia un grande classico della cattiva alimentazione, il junk food, in particolare patatine, biscotti, caramelle e gelati confezionati.

Il tentativo punta a due importanti obiettivi: la salute dei cittadini e il benessere delle casse dello stato. Meno zuccheri oggi equivalgono a meno diabetici e obesi domani, quindi meno risorse impiegate dal Servizio sanitario nazionale (messicano) per curarli.

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