È tempo di Digital Detox
Una dieta che, invece dei chili di troppo, combatte i messaggi eccessivi e la tecnologia strabordante. Ecco come sfruttare i weekend e le vacanze per purificare, se non il corpo, almeno la mente.
Ammettiamolo: la nostra non è una relazione sana. Quello con la tecnologia è un rapporto problematico e un po' ossessivo, che spazia da quell'incessante scandagliare i social network all'impellente bisogno di controllare che, no, negli ultimi cinque minuti non è arrivata nessuna nuova email. Ironia a parte, il bagaglio digitale che ci portiamo sempre appresso ha dei risvolti sulla nostra salute, sia a livello fisico sia mentale. Si va, nell'immediato, da mal di testa e mal di collo da messaggio (che già contano i primi casi), dovuti a errate posizioni del busto causate dalle innaturali posizioni della lettura degli schermi degli smartphone. Una ricerca della Harvard Medical School ha provato che usare cellulare e laptop prima di andare a dormire incide (negativamente) sulla produzione di melatonina, necessaria per un buon sonno, di qualità.
Non che, a livello mentale, le cose vadano meglio. La Public Library of Science svela che più le persone passano del tempo sui social network, più aumenta il loro livello di insoddisfazione personale. Non sorprende quindi che persino l'Oxford Dictonary abbia inserito la parola "digital detox" tra i suoi termini, e che in tutto il mondo si cerchi di dare vita a programmi che permettano un parziale, o quantomeno periodico, distacco dall'iperconnessione. Ci sono però alcuni i consigli che, in questo caso, danno gli esperti. Perché, a ben guardare, la prospettiva di spegnere istantaneamente computer, cellulare, tablet e quant'altro, dovrebbe quantomeno crearvi un po' di ansia.
Se è così, niente paura. Tutto nella norma. Ma ecco qualche dritta per prepararsi al detox e sfruttare al meglio i suoi benefici.
Si tratta di un processo
Con il primo passo nel mondo analogico, il rischio è quello di una sindrome da cellulare fantasma. Con tutte le dovute cautele, il paragone di termini con la sindrome di cui spesso soffre chi sfortunatamente perde un arto (sindrome dell'arto fantasma, appunto) è sicuramente forte, ma a quanto pare accade. Realizzare che lo smarthphone non sta suonando e che il gesto istintivo di scorrere lo schermo non funziona, sono primi passi importanti.
Ritirarsi (ma temporaneamente)
Quando finalmente si resiste all'impulso di vagare a caso su Google e controllare immediatamente le notifiche di Facebook, si potrebbe scoprire che, infondo, non è fondamentale essere sempre connessi (e reperibili). Ma soprattutto, che chi si ama di più resta sempre collegato a noi, anche se non connesso. E gli oltre 500 follower saranno ancora lì, al nostro virtuale rientro.
Disconnettersi aiuta a riconnettersi
Chiuso (temporaneamente) il capitolo tecnologia, il tempo è propizio per riavvicinarsi realmente proprio con gli amici che si vedono solo virtualmente. Facile a dirsi, ma non troppo a farsi.
Coltivare il lato Zen
Non quello del proprio lato spirituale, che in effetti potrebbe trovare più spazio durante il detox. Ma, nello specifico, la disconnessione aiuta a ridurre i livelli di ansia, di controllo, di necessità di continuo aggiornamento. E contro l'ipocondria, lo stress e l'insicurezza, si può scoprire che meno si sa (o si cerca su Google), meglio si sta.
Focalizzarsi
La continua dispersione cui ci obbliga l'essere connessi, la velocità di comunicazione e la facilità nel passare da un device all'altro sono sicuramente fattori che ci fanno ondeggiare tra mille attività, aperte come le finestre che lasciamo spalancate sullo schermo del nostro pc, affrontando tutto insieme invece che agire su un tema per volta. Cosa che, invece, si potrà agevolmente sperimentare offline.
Ristorarsi
Un bagno baldo senza nessun trillo a distruggere il momento di pace. Un libro coinvolgente che non sarà mai interrotto da una notifica di Facebook, una chiacchierata con l'amica che non sarà distratta dall'occhio puntato sullo schermino o un incontro d'amore senza suonerie che rovinano il momento di passione. Insomma, c'è una vita da vivere quando non la si fotografa per Instagram.
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