Pamela Geller, la blogger americana nel mirino dell'Isis
Pamela Geller, controversa attivista, etichettata "anti-Islam" che lei corregge con "anti-jihad", doveva essere la vittima di una decapitazione filmata ad opera di due terroristi dell'Isis fermati a Boston. A maggio era stata già presa di mira con l'attentato alla mostra delle vignette su Maometto, in Texas.
Prima dell’11 settembre 2001, la 56enne newyorkese Pamela Geller sui giornali (New York Daily News e The New York Observer) scriveva di economia. Ma quando i due jet buttarono giù le Torri Gemelle lei, madre di quattro figli, cresciuta in una famiglia di religione ebraica, decise che i tempi erano maturi per cambiare quella voce che i suoi lettori leggevano dagli anni Ottanta. Nel 2004 ha aperto un blog, Atlas Shrugs, poi ha iniziato a sfornare libri, ha fondato l’associazione Stop Islamization of America e, insieme allo scrittore Robert Spencer, l'American Freedom Defense Initiative, l’organizzazione che lo scorso 4 maggio, a Garland, in Texas, ha inaugurato la mostra di vignette del Profeta Maometto. Rassegna che fu presa di mira da due terroristi fai da te, made in Usa ma armati di kalashnikov. L’attentato fallì: i due vennero freddati dalle forze dell’ordine prima di riuscire a mettere in atto il piano omicida ma l’odio verso Pamela passò il testimone a Usama Rahim, 26 anni - ucciso martedì 2 giugno, a Boston da un agente dell’Fbi e uno della polizia -, e a David Wright, arrestato. Secondo le forze dell’ordine i due terroristi erano pronti per passare agli (orribili) fatti: decapitare Pamela - con tanto di coltelli acquistati online - e due "ragazzi in blu”, come vengono chiamati i poliziotti di Boston. L'esecuzione doveva essere filmata e diffusa, secondo l’orribile consuetudine che l’Isis pratica ormai da più di un anno nelle terre occupate dalla Siria all’Iraq. Ma andiamo con ordine.
I media descrivono Pamela Geller “una militante anti-Islam”, definizione che lei ha più volte contestato, correggendo con “anti-jihad”, che è tutta un’altra cosa. Ma anche qui le sfumature si perdono nei titoli: a Pamela piace la filosofia, il suo Atlas Shrugs s’ispira all’omonimo libro di Ayn Rand, tradotto in italiano con L'uomo che apparteneva alla terra, un’opera magna che si domanda come l’uomo razionale possa sopravvivere e realizzarsi in un contesto sociale in preda al caos. Dissertazioni che Pamela adegua ai tempi moderni distinguendo tra Islam politico (a cui si oppone) e religione musulmana (contro cui non ha nulla, purché rimanga un fatto privato): sottigliezze che in un mondo che macina milioni di informazioni al giorno e divide tutto in bianco o nero, giusto o sbagliato, fanno difficoltà ad essere percepite. Risultato: Pamela è diventata per tutti (terroristi compresi) una delle attiviste anti-Islam più riconosciute e per questo è finita nel mirino.
Certo, Pamela bazzica da una tv all’altra e la sua voce non va per il sottile: “L’Islam è la più antisemita e genocida ideologia del mondo" scrive sul suo blog, poi precisa al New York Times: "I terroristi musulmani si rifanno all'Islam delle origini (...) Credo in un’idea di religione musulmana moderata. Non credo in un Islam moderato. Penso che un musulmano moderato sia un musulmano secolarizzato”. Uno che la sua fede religiosa la coltiva in privato e crede in uno stato laico.
Pamela sapeva che prima o poi i suoi pensieri, le sue parole e le sue azioni avrebbero scatenato un putiferio: “Non sono per niente stupita che mi abbiano considerata un bersaglio - ha dichiarato alla Cnn con la sua voce risoluta e ferma -. Questa è una guerra: mi hanno preso di mira per aver violato la legge sulla blasfemia della Sharia. Vogliono uccidere tutti quelli che non accettano i loro ordini e non rispettano, volontariamente, il loro diritto. Si tratta di una prova di forza per la libertà americana. Riusciremo a resistere contro questa barbarie o ci prostreremo davanti a loro e metteremo a tacere noi stessi? Non finirà con me, non importa quello che succede a me o alla polizia. Questo è solo l'inizio. L'unica cosa che viene ignorata che è emersa con chiarezza dagli eventi di Garland, è che l’Isis è qui. Il terrorismo islamico è qui. Ora”.
Laggiù, nelle terre occupate, l’Isis continua la sua conquista che ha sempre di più i contorni di una tragedia umanitaria: nei giorni scorsi i miliziani hanno chiuso le condotte della diga di Ramadi sull'Eufrate, limitando l'afflusso di acqua in alcune località a est della città a un centinaio di chilometri da Baghdad. Stremati e assettati, gli abitanti e le forze locali si sono arresi. Una vera e propria debacle delle forze filogovernative in cui gli Usa (non) hanno fatto la loro parte. Notizia che sta creando dissapori nell’opinione pubblica. Aggiungendo rumore a un caos che, sempre di più, spaventa anche le terre d’Occidente. Nessuno escluso.
Copyright foto: Facebook@Pamela Geller
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