Attentato al Museo del Bardo: arrestato un marocchino in provincia di Milano
Attentato al Museo del Bardo: arrestato Touil Abdelmajid, un marocchino 22enne. L'uomo sarebbe una delle mani e una delle menti della strage che il 18 marzo fece 24 morti. Era arrivato a Porto Empedocle su un barcone. Nello stesso giorno, una delle vittime ricoverata a Torino, potrà ricominciare la vita di prima.
Ventidue anni, marocchino, Touil Abdelmajid è arrivato in Italia su un barcone, lo scorso 17 febbraio insieme ad altre 90 persone e secondo le autorità tunisine che lo cercavano ovunque nel mondo è una delle mani e una delle menti dell’attentato al Museo del Bardo che lo scorso 18 marzo, a Tunisi, ha ucciso 24 persone. Gli uomini della Digos lo hanno arrestato in via Pitagora, a Gaggiano (Milano), martedì 19 maggio mentre stava rientrando a casa della madre e dei due fratelli da anni regolarmente residenti in Italia e del tutto estranei all’inchiesta.
Un uomo capace di spostarsi da una sponda all’altra del Mediterraneo senza fare (quasi) nessun errore: Touil Abdelmajid, infatti, dopo lo sbarco a Porto Empedocle lo scorso 17 febbraio, aveva ricevuto un ordine di espulsione emesso dal questore di Agrigento. Provvedimento che non gli aveva impedito, secondo le prime ricostruzioni emerse dall’autorità giudiziaria tunisina, di lasciare l'Italia, raggiungere Tunisi, seminare la morte tra i turisti e ritornare indietro. Si sa, però, che pochi giorni dopo l’attentato, la madre andò a denunciare lo smarrimento del passaporto del figlio. Ora gli inquirenti sono al lavoro e stanno vagliando tutto il materiale sequestrato nell’abitazione in provincia di Milano.
Al momento dell’arresto il 22enne marocchino non ha opposto resistenza, né ha tentato la fuga: ha ascoltato, in silenzio, il lungo elenco di reati di cui l'accusa la giustizia tunisina: omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, sequestro di persona a mano armata, pianificazione e realizzazione di un attacco terroristico per sovvertire l'ordine dello Stato e si è fatto ammanettare.
Le reazioni all’arresto vanno dalle congratulazioni della maggioranza agli attacchi dell’opposizione. C’è il plauso cinguettato via Twitter dal premier Matteo Renzi - “Grazie a Forze dell'Ordine che hanno arrestato in Lombardia uno dei ricercati della strage di Tunisi. Orgoglioso della vostra professionalità!" -, e quello espresso dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano: “Ancora una volta siamo stati più forti noi, più forte lo Stato. Lo abbiamo arrestato”. Ministro che ha però anche precisato: "Si conferma quello che abbiamo sempre detto: l'allerta è altissima e il nostro sistema di controllo lo ha dimostrato, non risparmiando nessuna pista, perché questa al terrorismo è una guerra che non ha precedenti”.
Di diverso avviso Roberto Calderoli, vice presidente del Senato che ha sottolineato come l’arresto di Touil Abdelmajid sia “l’ennesima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che l'Isis è in Italia, in mezzo a noi, e potrebbe colpirci quando vuole”. Preoccupazioni che negli ultimi tempi sono state alimentate dalle dichiarazioni che arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo: il 12 maggio scorso era stato il ministro dell’Informazione del governo libico di Tobruk, Omar al Gawari, a denunciare infiltrazioni jihadiste tra i profughi, mentre il 18 maggio, intervistato dalla Bbc, era stata la volta di Abdul Basit Haroun, consigliere del governo libico, che aveva citato come fonte i trafficanti del Nord Africa. In particolare, il consigliere ha spiegato come - secondo le sue fonti -, l'Isis faccia arrivare i suoi uomini in Europa “perché la polizia europea non sa chi appartiene all’Is e chi è invece un rifugiato”. D’altra parte era stato lo stesso Stato islamico a svelare, in un rapporto pubblicato in Rete a gennaio, i piani di attacco all’Europa grazie allo sbarco sulle coste italiane di miliziani infiltrati sulle rotte dei migranti.
Mentre le intelligence di mezzo mondo sono al lavoro, una buona notizia, però, c’è e riguarda una delle donne rimaste coinvolte nell’attentato al Museo del Bardo. La donna, una cinquantenne torinese, era stata ferita con diversi colpi d’arma da fuoco (uno dei quali le aveva anche reciso l’arteria femorale sinistra) e aveva lottato per alcuni giorni tra la vita e la morte, in coma. Poi era stata trasportata alla Città della Salute e della Scienza di Torino e sottoposta a diversi interventi di chirurgia plastica che, oggi è arrivata la conferma, le permetteranno di ricominciare la vita di prima. Una chirurgia che - lontana anni luce dalla lotta alle rughe - ha un ruolo fondamentale nella soluzione dei traumi complessi e che, proprio per il suo approccio alla persona, cura il corpo e attraverso questo l’anima, aiutando a superare, guarire, ricominciare.
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