Charlie Hebdo: i 3 milioni di copie non bastano
Ad una settimana dalla strage dei fratelli Kouachi alla sede di Charlie Hebdo, il giornale satirico esce il 14 gennaio con un nuovo numero che raffigura un Maometto piangente in prima pagina. In poche ore i 3 milioni di copie sono quasi tutti esauriti.
Il numero del 14 gennaio del giornale satirico Charlie Hebdo è quasi introvabile in tutta la Francia. Non sono bastati i 3 milioni di copie stampate: il settimanale, che abitualmente vendeva tra le 30 e le 60.000 copie, già alle 7 del mattino è del tutto esaurito nelle edicole vicine alle stazioni principali di Parigi.
Le code sono infinite e gli “aspiranti acquirenti” fanno a gara per contendersi l'ultimo numero; i più previdenti, invece, saltano la fila e vanno diretti a ritirare il loro numero prenotato il giorno prima. Tradotto in 5 lingue (inglese, spagnolo e arabo in formato numerico, e italiano e turco in versione cartacea) ha distribuito all'estero circa 300.000 copie, ma anche in Italia, venduto insieme al Fatto Quotidiano, è già quasi tutto esaurito sin dalle prime ore del mattino. Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it, annuncia però su Twitter, che il Fatto Quotidiano ristamperà Charlie Hebdo anche nella giornata del 15 gennaio.
In prima pagina, un Maometto in lacrime tiene in mano un cartello con scritto “Je suis Charlie” e in alto la scritta “Tout est pardonné” (tutto è perdonato). E sono le stesse lacrime che riempiono gli occhi di Luz, il disegnatore della vignetta, riuscito a salvarsi dalla strage del 7 gennaio scorso (in cui 12 persone hanno perso la vita) per essere arrivato in ritardo quella mattina, lui che in ritardo non arrivava mai, specialmente il mercoledì, giornata dedicata alla riunione di redazione. Alla conferenza stampa del 13 gennaio il disegnatore si commuove presentando il nuovo numero: “sono Charlie, sono un poliziotto, sono ebreo, sono musulmano e sono ateo – e continua pieno di emozione – ho disegnato un Maometto che piange, ho pianto anch'io”.
Nell'edizione del 14 gennaio, compaiono vignette inedite dei disegnatori morti durante l'attacco terroristico dei fratelli Kouachi; la loro presenza nel numero li tiene ancora in vita e fa vivere le loro idee. Charb, Cabu, Wolinski e Tignous sono morti per difendere la libertà di espressione e la satira tipica di Charlie Hebdo non si ferma dopo una strage, ma continua, senza paura.
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