Museo del Bardo, la mamma di Abdel Maijd Touil: "era con me". La Procura conferma

Museo del Bardo: il giallo sul ruolo di Abdel Maijd Touil, il 22enne arrestato il 20 maggio a Gaggiano, in provincia di Milano. Secondo la madre era a casa, la scuola di alfabetizzazione Trezzano che il marocchino frequentava conferma "in quei giorni era a scuola". La Procura conferma. 

La Procura di Milano vuole vederci chiaro prima di parlare di estradizione per Abdel Maijd Touil, il 22enne marocchino arrestato in relazione all'attentato al Museo del Bardo.


Il 22enne Abdel Maijd Touil quel 18 marzo, il giorno dell’attentato al Museo del Bardo era a scuola, a Trezzano sui Navigli. I punti interrogativi, però, restano tanti. È lui una delle menti (non più delle mani come si era detto in un primo tempo) della strage che uccise 24 turisti, di cui 4 italiani? Va estradato in Tunisia (dove rischia la pena di morte) perché colpevole o protetto in Italia perché finito al centro di un errore giudiziario? È un bravo ragazzo, come dicono i vicini di casa lombardi o un terrorista, come sostiene la Tunisia? Ora se lo chiedono tutti e le risposte che arrivano sembrano contraddire la certezza della magistratura tunisina che ha emanato l'ordine di arresto eseguito il 20 maggio dalla Digos e dai carabinieri del Ros a Gaggiano, a 15 chilometri da Milano. Le reazioni del giorno dopo hanno instillato il dubbio al Palazzo di Giustizia di Milano e mentre la Procura ha confermato che quel giorno era a scuola, il Ministro Angelino Alfano ha chiesto che "venga fatta chiarezza sui suoi spostamenti". Nel frattempo le voci di chi Abdel lo conosceva si sovrappongono.

C'è la reazione di Fatima, 44 anni e in Italia da 9, un lavoro come colf e badante, che in provincia di Milano ha fatto arrivare tutti i suoi quattro figli, per ultimo Abdel, che ripete alle telecamere: “Quel giorno era con me, abbiamo visto l’attentato in tv”. I vicini di casa e la gente che frequenta il bar Novella di Gaggiano, confermano: “a marzo lo vedevamo tutti i giorni”. E ancora: “È un bravo ragazzo, state commettendo un grave errore, non ha fatto nulla. Nei giorni dell'attentato era qui”. La cognata, El Haddad Qoutbya, assicura: "Da quando è arrivato è stato sempre qui con me, non aveva ancora trovato lavoro, ma andava a scuola di italiano due giorni alla settimana: il lunedì e il giovedì". Registro di classe alla mano - vagliato dagli inquirenti - la tesi è confermata: "Nei giorni dell'attentato al museo di Tunisi, Touil era presente". Flavia Caimi, referente degli alfabetizzatori parla per tutti: “non possono dire che Touil era a Tunisi il giorno dell'attacco a meno che non abbia preso degli aerei andata e ritorno”.

Abdel Maijd Touil, però, in Italia non ci poteva stare: a Porto Empedocle, quel 17 febbraio, il giorno dello sbarco, dopo fotosegnalamento e impronte, ha spiegato in Aula il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il questore di Agrigento ne ha disposto l'espulsione, ma "in quel momento nulla a suo carico era stato segnalato dalle autorità tunisine; ne consegue che non era considerato un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale". Inoltre, se in un primo momento da Tunisi le accuse a carico del marocchino parlavano di un coinvolgimento "nella fase di pianificazione e in quella esecutiva”, poche ore dopo venivano corrette con “diede supporto logistico”. Di più: mentre la Procura di Milano ha confermato che quel giorno si trovava a scuola, secondo Tunisi, Abdel avrebbe incontrato, in place PasteurYassine Laabidi e Jabeur Khachnaoui, i due terroristi che sono stati uccisi dalle forze speciali al museo, oltre a un tale Othmane, e insieme sarebbero a seminare la morte al Bardo. 

Il diretto interessato, arrestato senza opporre resistenza, si proclama estraneo a qualsiasi accusa e al palazzo di giustizia di Milano la parola "cautela" inizia a farsi strada. Se Mohamed Alì Aroui, portavoce del ministero dell'Interno tunisino, dichiara che "le autorità tunisine e quelle italiane si stanno coordinando per la sua estradizione”, la Procura di Milano, prima di parlare di estradizione, vuole vederci chiaro: le accuse sono gravi e in Tunisia vige la pena di morte.

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