Academy Awards: i grandi esclusi

Tra i grandi esclusi, il più clamoroso è "Boyhood", il più prevedibile è "American Sniper", il più discusso sarà "Grand Budapest Hotel", il più arrabbiato l'attore Edward Norton. Il giorno dopo gli Oscar 2015 ecco chi se n'è andato con le pive nel sacco.

Boyhood, il film diretto da Richard Linklater che racconta la vita di un ragazzino in presa diretta è il grande escluso dalle statuette 2015.



Tra i grandi esclusi dalle statuette dell'87esima cerimonia degli Academy Awards, il più clamoroso è Boyhood, il più prevedibile è American Sniper, il più discusso sarà Grand Budapest Hotel, il più arrabbiato l'attore Edward Norton. Il giorno dopo gli Academy Awards è dedicato a quelli che sono ritornati a casa con le pive nel sacco, alla ricerca del perché non siano piaciuti alla giuria dei grandi esperti. 

Di sicuro se lo starà chiedendo Richard Linklater, il regista di Boyhood la pellicola più lunga della storia che, per prima ad Hollywood, ha seguito in presa diretta, passo dopo passo l'evoluzione di un bambino di sei anni che diventa un ragazzo di diciotto. Dodici anni di riprese che gli erano valsi un posto sicuro nella rosa dei cinque favoriti ma che ha vinto solo l'ampiamente previsto Oscar per la migliore attrice non protagonista, andato a Patricia Arquette.


Si starà interrogando anche Clint Eastwood, regista di American Sniper, che si era aggiudicato ben sei nomination ma ha portato a casa solo una statuetta, quella per il miglior sound editing: un po' pochino per la pellicola sulla biografia del cecchino americano in Iraq che ha già incassato 365 milioni di dollari al box office - battendo perfino il record di Avatar nel week end d'esordio - e (l'imprevisto) l'endorsement di Michelle Obama. Un film imbevuto di patriottismo a stelle e strisce ma che, grazie all'esperienza di Eastwood, non risulta ideologico bensì inquietante: i veri protagonisti sono  a guerra in Iraq e il ritratto di Kyle, la violenza e la paranoia.

Ma tra tutti è Wes Anderson quello che si starà facendo più domande di tutti: candidato a nove nomination - tra cui miglior film - Grand Budapest Hotel ha conquistato (solo) quattro statuette, tutte tecniche, come si dice in gergo. Oltre a quello andato a Milena Canonero, l’italiana che ha tenuto alto sul palco del Dolby Theatre il tricolore realizzando i migliori costumi del 2015,  il film onirico e visionario si è aggiudicato il miglior trucco e parrucco (andato a Frances Hannon e Mark Coulier), la miglior production design (grazie ad Adam Stockhausen e Anna Pinnock) e la migliore colonna sonora originale firmata da Alexandre Desplat.


Infine, c'è il più arrabbiato, Edward Norton, che a Hollywood ha la fama di attore dai gusti complicati e dalla penna facile dal momento che una delle sue occupazioni preferite è riscrivere i copioni: alla terza candidatura della sua carriera, l'attore ha lisciato anche questa volta la possibilità di portarsi a casa la statuetta come miglior attore non protagonista in Birdman (dove, per altro, non è stato incoronato nemmeno il protagonista, Michael Keaton).   

Il resto del mormorio sarà composto dalle polemiche che la Cerimonia degli Oscar l'hanno preceduta. Vedi The LEGO Movie: il film di Phil Lord e Chris Miller è stato il grande escluso dalla corsa al miglior titolo d’animazione del 2014, ma è comunque riuscito a ritagliarsi uno spazietto all’87esima edizione degli Academy Awards grazie alla performance dal vivo di Everything is Awesome, colonna sonora dei mattoncini. O vedi la decisione di candidare a solo due nomination Selma escludendo la regista dalla cinquina finalista, o, ancora, vedi Robert Duvall alle prese con la sua settima nomination (a 84 anni) come attore non protagonista in The Judge. Lui, che in quella pellicola non ci sarebbe nemmeno dovuto essere: il ruolo era stato infatti pensato per Jack Nicholson che però ha declinato l'offerta. E ancora: nessuno è riuscito a spiegarsi la nomination di Steve Carell come miglior attore in Foxcatcher dal momento che il vero protagonista del film è Channing Tatum, derubato della candidatura. Così come, di conseguenza, inspiegabile appare quella di Mark Ruffalo a miglior attore non protagonista. L'unica spiegazione plausibile è che il film non sia piaciuto.     

D'altra parte, il fatto che la maggior parte dei votanti dell'Academy sia costituita da attori, ben si sposa con l'incoronazione di Birdman, una pellicola che sembra scritto apposta per coccolare ego difficili e in costante lotta con i rispettivi fantasmi e ruoli cuciti addosso.
 
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