Sessualmente emancipata: la rivincita della donna musulmana
Dal Manuale erotico di Umm Muladhat alla rivolta del bikini in Algeria passando per la legge contro la violenza sessuale in Tunisia: ha inizio l'emancipazione sessuale della donna musulmana.
Non solo “bacio” e “sexting” ma anche “come fare un pompino”, “la prima volta”, “posizione doggy style”, “dirty talk” e “BDSM”. L’emancipazione sessuale della donna (sposata) musulmana passa (anche) per le 65 pagine di The Muslimah Sex Manual: A Halal Guide to Mind Blowing Sex, la guida scritta e pubblicata nel luglio 2017 da un’altra donna musulmana, Umm Muladhat, pseudonimo di una psicologa americana che, per prima, ha raccontato la sessualità e il piacere femminile anzitutto alle mogli.
Il manuale erotico per le mogli musulmane
Umm lo ha fatto perché “nessuno ci insegna tutto questo - le ha confidato un giorno un’amica -. Veniamo spinte al matrimonio ma conosciamo solo il fiqh (le leggi del Corano, n.d.r.) e la biologia”. L’amica in questione, sposata da un po’, “conosceva la meccanica - aggiunge Umm -. Inserisci il pene in vagina. Orgasmo. Ritirata. Ma non sapeva come far sognare il marito a letto. Non sapeva cosa gli piacesse. Non sapeva nemmeno cosa le piacesse! Avevano iniziato ad avere rapporti sessuali con ansia ma dopo poche settimane si erano resi conto che nessuno dei due stava veramente godendo”. Umm Muladhat si mette all’opera e le manda per email un documento con ciò che c’è da sapere a proposito di sessualità. L’amica lo legge e lo condivide con le amiche sposate che a loro volta se lo passano di mano, in mano, in mano finché, alla fine, Umm Muladhat decide di trasformarlo in un libro.
D’altra parte, ci tiene a precisare l'autrice “l’Islam non critica il sesso”, “all’interno del matrimonio è qualcosa di cui godere” e la guida è all’insegna di tutto ciò che è “halal”, permesso. A chi ispirarsi per raccontarlo? “La guida al sesso cristiano perché, a differenza delle guide mainstream, questa non include immagini esplicite”, sottolinea la scrittrice che considera “il porno una menzogna”, “il modo peggiore per conoscere il sesso”. A parte qualche sparuta accusa di promiscuità, il successo è stato strepitoso.
Violenza sulle donne, la legge in Tunisia
Che i tempi siano maturi per il debutto in società della donna musulmana sessualmente emancipata, si è capito in Tunisia, dove lo scorso 26 luglio il Parlamento ha approvato all’unanimità la legge contro la violenza e i maltrattamenti e la parità di genere. Un testo rivoluzionario per un Paese dove (stando ai dati ufficiali) il 60% del gentil sesso (destinato a diventare il sesso forte, lo dice la scienza) ha subito violenza domestica e circa l’80%, tra il 2011 e il 2015, è stata molestata, per lo più sui mezzi pubblici. La nuova legge non solo riconosce la violenza fisica, morale e sessuale e offre assistenza psicologica e legale alle vittime, ma abolisce anche l’emendamento all’articolo 227 bis del Codice penale che concedeva il (famigerato) matrimonio riparatore che consentiva agli stupratori di una ragazzina minore di 15 anni, stabilisce 6 anni di reclusione a chi ha rapporti con una minore di 16 anni (la soglia minima, a 13, è stata innalzata) e vieta di assumere ragazze minorenni come collaboratrici domestiche.
Burkini? La protesta del bikini in Algeria
E si è capito anche in Algeria, dove lo scorso 14 luglio, 3mila donne si sono presentate in bikini sulle spiagge di Annaba: un anno dopo l’estate del burkini, sulla sponda opposta del Mediterraneo la polizia è intervenuta per sgomberare le bagnanti (s)vestite all’Occidentale. Poco male: rimbalzate in rete hanno fatto il giro del mondo social e il messaggio della "protesta del bikini" è arrivato forte e chiaro. Intervistata da un quotidiano locale, una delle organizzatrici (naturalmente anonima), ha chiarito: “Non c’è nessun intento provocatorio da parte nostra, noi vogliamo soltanto far cambiare gradualmente la società. E questo non può avvenire che abituando migliaia di persone a vedere ciò che ancora considerano proibito. Non vogliamo cambiare i loro punti di vista, ma inculcare loro semplicemente la tolleranza perché ogni donna si senta libera di indossare quello che vuole”.
Indonesia: primi passi di emancipazione sessuale
L’aria sta cambiando anche in Indonesia, il più popoloso tra i paesi musulmani, dove lo scorso aprile, a West Java, si è riunito il primo Congresso nazionale delle predicatrici musulmane di Cirebon e le signore hanno fatto la lista delle priorità: più donne nei centri d’insegnamento e di governo, donne unite contro la poligamia, le spose bambine e la violenza sessuale. Insomma, la strada della donna musulmana sessualmente emancipata è appena iniziata. E l’uomo, come ha rivelato Shereen El Feki, egiziana e femminista, è già disorientato, ma questa è un’altra storia.