Assistente sessuale: Francesca, escort che ha imparato l’amore
Mentre a Bologna debutta il primo corso per assistenti sessuali per disabili (ma la legge giace ancora in Parlamento), in molti casi sono le escort ad occuparsi di loro. Ecco la testimonianza di Francesca.
“Io gli ho insegnato il sesso, lui mi ha insegnato l’amore”. Lei si chiama Francesca, è una escort, ha 29 anni e una voce morbida e gentile. Lui si chiama Mario, ne ha 32 e da una decina è paraplegico per un incidente in moto. Ha braccia forti e gambe inerti, occhi magnetici e una volontà di ferro. Ha imparato ad arrangiarsi per fare tutto. Anche per fare sesso. “Quando Mario mi ha scritto in un forum - racconta lei - pensavo fosse un cliente come gli altri. Mi voleva per una sera, gli ho dato il mio numero di cellulare e ho aspettato la sua chiamata senza particolare entusiasmo”. Stesso discorso al telefono: “Mi ha dato appuntamento in un bar. Era timido, impacciato, per questo ho accettato senza fare troppe domande. 'Mi troverai seduto', mi disse. 'Mi riconoscerai subito', aggiunse. Quando sono entrata nel locale e ho visto un ragazzo sulla carrozzina ho capito subito che era lui. Ero impietrita: non dimenticherò mai i suoi occhi euforici e terrorizzati che guardavano i miei. Siamo rimasti in silenzio per alcuni secondi che mi sono sembrati eterni, poi mi ha chiesto se volevo salire in casa e ho sentito la mia voce accettare”.
Assistenti sessuali: al via i corsi, "disobbedienza civile"
La sessualità dei disabili è un diritto dei figli di un dio minore. Da 3 anni giace in Parlamento un disegno di legge. Qualcosa, però, sta cambiando: il 31 agosto, a Bologna, è partito il primo corso di formazione per Operatori all’emotività, all’affettività e alla sessualità (O.E.A.S.) delle persone con disabilità. “Un atto di disobbedienza civile" come l'ha definito l'organizzatore, Maximiliano Uliveri, disabile, da anni in prima linea per i "diritti del sesso" e tra i fondatori di Love Giver, il comitato ad hoc. Stufi di aspettare la politica, stanchi di dover ricorrere ad escort e prostitute per un diritto tutelato dalle Nazioni Unite e ribadito perfino da Papa Giovanni Paolo II, i disabili si sono organizzati da soli. Non senza azzardi, dal momento che esercitando la professione, ora come ora che una legge ancora non c'è, si rischia l'accusa di "favoreggiamento della prostituzione". Lo stesso pericolo che corrono i parenti dei disabili quando chiamano una come Francesca. “È una vergogna che il Parlamento non affronti la faccenda: lasciando da parte per un attimo i rischi legali nel procurare a un disabile il sesso a pagamento, la maggior parte dei parenti mettono la testa sotto la sabbia. La sessualità diventa un tabù: non se ne parla più, come se con la perdita dell’autonomia di movimento, i disabili perdessero anche la libido. E invece…”. E invece la libido li investe “come un prurito che non riesci a grattare”, racconta Francesca riportando una delle frasi di Mario.
Sesso con disabile: tra paure, ignoranza e fai da te
L’altro problema, in attesa degli assistenti sessuali, sono le colleghe di Francesca, del tutto impreparate a gestire la situazione: “non ero la prima escort che Mario aveva contattato. Ci aveva già provato con altre tre: a loro aveva spiegato la sua condizione al telefono e tutte quante, in maniera più o meno gentile, si erano rifiutate d'incontrarlo. Forse anch’io avrei declinato l’offerta, se l’avessi saputo prima: nessuna vuole fare sesso con un disabile. Si pensa sia difficile e rischioso. Non è così, ma questo posso dirlo solo dopo anni, dopo aver imparato una nuova sessualità, insieme a lui. Per questo sono così felice che parta il primo corso di assistenti sessuali: è un mestiere che s’impara, non s’improvvisa. E non solo da un punto di vista tecnico ma anche emotivo".
Francesca ha imparato una parola sull’altra, esercitando empatia e rispetto: “Mario aveva quasi 30 anni ed era ancora vergine. Al nostro primo incontro, per spezzare il ghiaccio, mi fece mille domande sul sesso a cui risposi un po’ imbarazzata: nessuno, prima di allora, mi aveva mai ascoltata con così tanta attenzione. Mentre spiegavo le arti del mestiere si eccitò e alla fine mi chiese di masturbarlo: quando eiaculò ci venne da piangere, a tutti e due”. La volta dopo lui le aprì la porta con un preservativo in mano, “mi disse: 'ora ti insegno io qualcosa che non sai'. Quel giorno mi ha insegnato l’amore, la felicità che si prova regalando felicità e la voglia di farlo ancora e ancora”.
Disabili e sessualità: aspettando la legge
Da allora sono passati tre anni e Francesca va a trovare Mario una volta al mese. A volte fanno sesso, a volte parlano, a volte lui piange, spesso ridono. Non escono mai di casa. “Mario avrebbe bisogno di un percorso psicologico perché non ha ancora accettato la sua condizione. Credo si sia innamorato di me - confessa lei, abbassando il tono di voce -. Più di questo, però, non riesco a dargli". Lui non gliel’ha mai chiesto e continua a pagarla. Lei si sente in colpa "a prendere i suoi soldi”. Lui “dice che è giusto così, ma io so che non è vero, che si accontenta”, suggerisce lei. “Più di una volta gli ho suggerito di provare ad avere una relazione vera, con una donna che lo ami, ma non ne vuole sapere: ha paura del rifiuto, non vuole spezzare l’equilibrio che dice di aver costruito con me. Forse è colpa mia, forse avrei dovuto essere più distaccata. Se avessi potuto frequentare un corso forse avrei saputo come fare”.
Francesca riceve un’avviso di chiamata sul cellulare, deve andare, ma prima di chiudere la telefonata lancia un appello: “Lo scriva, per favore: non basta abbattere le barriere architettoniche, i disabili sono molto altro oltre le loro carrozzine. Non basta la disobbedienza civile: serve una legge nazionale. Smettiamola di trattarli come angeli asessuati da proteggere e iniziamo a trattarli come persone che si meritano l’amore. Le assistenti sessuali non sono prostitute, io non mi sento una escort quando sono Mario. È così difficile da capire?”.