Giada Sundas: "Ecco perché 'Le mamme ribelli non hanno paura'!"
"Le mamme ribelli non hanno paura" è il primo libro di Giada Sundas che, pubblicato da Garzanti, sta scalando le classifiche proponendosi come la bibbia di tutte quelle mamme che, prima o poi, si sono chieste: "Ma chi me lo ha fatto fare?".
Le mamme ribelli non hanno paura, oltre che una chiara dichiarazione d'intenti, è anche il titolo del primo libro della giovanissima Giada Sundas che - nata in Friuli 24 anni fa - si considera ormai piemontese d'adozione malgrado le origini sarde e a Cigliano, nel vercellese, convive quotidianamente con la piccola Mya e con i suoi quasi 20mila follower su Facebook. L'una e gli altri attendono quotidianamente le sue perle da mamma non convenzionale e lei, proprio per farli contenti tutti, si è lanciata nel primo libro che, pubblicato con Garzanti, in un mese ha avuto bisogno della prima ristampa e resta saldo ai primi posti delle classifiche di vendita online. Velleità da web star, carriera costruita a tavolino per scalare la top ten libraria dell'estate? Niente affatto: noi del Magazine delle Donne, ci abbiamo chiacchierato un bel po' e - tra consigli da mamme e classiche interruzioni di eredi in cerca di attenzione - siamo riusciti a capire un po' di più del libro e della sua autrice, a partire da un successo che Giada definisce "micotico".
Le mamme ribelli non hanno paura sembra un successo annunciato, com'è iniziata l'avventura?
"Per caso, in realtà. Quando la bimba aveva un anno e mezzo ho iniziato a raccontare scorci di vita su Facebook per condividere la quotidianità con i miei 300 amici che, pian piano, si sono appassionati e mi hanno chiesto di poter condividere a loro volta quei post. Così ho cambiato la privacy di alcune tra le cose che scrivevo e, in un anno ho raggiunto quasi 20mila follower e un gran numero di nuovi amici. In pratica non ho mai deciso di essere una web star, il processo è stato... micotico tanto che, ancora adesso, sono poco presente sugli altri social: di Instagram mi dimentico (non mi ricordo di far le foto quando mangio, quando esco... ) ma sto cercando di capire come funziona e mi sono messa a seguire pure Chiara Ferragni, Twitter, invece, per me è un po' claustrofobico perché io quando scrivo mi stiracchio, ho bisogno di spazio".
Tutto via Facebook, non hai mai pensato di aprire un blog?
"No, perché a me non interessa avere qualcosa da dire al mondo, a me interessa raccontare la mia esperienza che poi magicamente è comune a tante persone: sulla mia pagina Facebook, racconto quello che riguarda me ed è proprio per questo che i miei post sono diventati virali. La cosa più bella di tutte, poi, sono i messaggi che ricevo: persone che mi ringraziano perché li faccio sentire meno inadeguate, soprattutto mamme ma anche papà, nonni o addirittura persone che figli non ne hanno. A questo proposito mi ricordo di un episodio incredibile di una ragazza che mi ha scritto che non aveva mai avuto intenzione di avere figli ma che poi, leggendomi, ha cambiato idea e aveva iniziato la sua caccia alla cicogna".
Chissà se ci è riuscita...
"L'importante per me è che questa mia esperienza aiuti a qualcuno a sentirsi meno inadeguato perché io per prima mi sono sentita tanto sola quando è nata mia figlia e ho cercato disperatamente qualcuno che provasse le stesse cose e avesse il coraggio di dirlo. Mi ricordo che, quando mia figlia aveva più o meno 2 settimane, io ero sveglia nella notte e durante una sessione di allattamento lunghissima, tanto che stava albeggiando, ho cercato una cosa tipo 'sono infelice di essere mamma' e l’unico post che ho trovato era su un forum dove questa ragazza raccontava di voler indietro la sua vita perché il figlio le prosciugava l'anima. Ho pensato che non ero sola ma poi ho letto i commenti che erano tutti cattiverie e insulti indicibili che mi sono arrivati addosso come se quelle persone stessero insultato me".
E allora hai deciso di scrivere.
Sì perché io, quando è nata mia figlia, avevo delle aspettative su quello che mi avevano detto (che ti innamori al primo sguardo, che capisci subito che è la cosa più importante della tua vita eccetera) ma quando mi hanno dato questa bambina in braccio ho capito che non è che essendo cresciuta dentro di me era mia e mi apparteneva, quando i bambini vengono al mondo sono degli individui a sé stanti e il rapporto si costruisce giorno per giorno, gradualmente. Adesso il rapporto si è creato ed è bellissimo e fortissimo ma vorrei che questi luoghi comuni sulla maternità venissero in parte smantellati. Anche sul cosiddetto odio in rete ho capito tante cose con il senno di poi: il web è un filtro, tra me e te c’è uno smartphone, se - per esempio al parco giochi - ti racconto che sono stravolta e non ce la faccio più, difficilmente mi insulti dicendomi che non mi sarei meritata di diventare mamma, al contrario quando non ci si guarda negli occhi è più facile lanciare accuse senza ricordarsi che, dall’altra parte, ci sono persone vere che hanno sentimenti. Io, personalmente, mi espongo, cerco di far cadere dei tabù, cerco di dire la mia su quella che altro non è se non un diffusa 'omertà genitoriale' e ho imparato che le critiche a pioggia fanno parte dei rischi del mestiere perché svelano un lato oscuro delle persone che si svegliano ogni giorno con una manciata di odio pronte a misurare i propri (presunti) 'successi' sugli (altrettanto presunti) 'insuccessi' delle altre persone. In pratica se si mettono al di sopra degli altri stanno meglio e io, ormai, li lascio fare e non nascondo più nemmeno i post più cattivi semplicemente non rispondo, anche se qualche volta è davvero difficile.
Il successo del libro ha scatenato i leoni da tastiera?
"In realtà no, e anzi mi stupisco perché tutto sembra uguale a prima e, per adesso, non ho ricevuto commenti negativi. Insomma: sto aspettando la batosta".
Vantaggi e svantaggi di essere una mamma così giovane?
"All'inizio mi sono sentita un po’ in trappola quando i miei amici, per esempio, mi mandavano foto dei loro viaggi lontani e io ero bloccata a casa a prendermi cura della mia famiglia. Poi sono diventata, pian piano, più consapevole e già mi pregusto quando - magari tra dieci anni - sarò su una spiaggia a bere cocktail con la mia bimba ormai grande e autonoma e loro saranno alle prese con pannolini sporchi e biberon. Oltretutto, poi, iniziare presto vuol dire crescere insieme, e quando io continuerò a essere giovane la bimba sarà già grande e il fatto di avere ancora nitidi i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza credo che mi aiuterà a confrontarmi meglio con lei. Poi, diciamo la verità, la stanchezza fisica e mentale, lo sconforto e i sensi di colpa credo che siano comuni alle mamme di tutte le età".
PS (molto personale): Dopo l'intervista ripenso a quello che ci siamo dette, che è molto di più di quello che sta nello spazio di un articolo, e - mentre m'interrogo sui sensi di colpa miei e suoi - ritorno sulla pagina Facebook di questa mamma ribelle dalla parlantina disinvolta e dalla scrittura fluida. Qui ricasco su un post che sa di manifesto programmatico: "Ci saranno giorni - scrive Giada - in cui avrai stilato un dettagliato itinerario e avrai organizzato la linea d’azione la sera prima, altri in cui lo tirerai giù dal letto urlando, gli farai fare colazione con gli avanzi di cibo che troverà in macchina e gli laverai la faccia nella fontanella della scuola; ci saranno giorni in cui trascorrerai quattro ore ai fornelli per preparare una complessa ricetta e presentarla riproducendo il bacio di Klimt e sarai ripagata con la totale indifferenza, altri in cui riceverai i complimenti per i fusilli olio e parmigiano; ci saranno giorni in cui intonerai la più soave ninna nanna scritta di tuo pugno a mezzo soprano, altri in cui gli intingerai la federa nel cloroformio. Ma non ci saranno mai, mai giorni in cui potrai fare la cacca da sola". Insomma: i sensi di colpa saranno anche comuni ma quel che fa la differenza, nel caso di Giada Sundas, è la capacità di affrontarli con un sorriso ampio e contagioso. Un sorriso che rende questo libro una compagnia immancabile per le mamme sotto l'ombrellone (tra un castello di sabbia, un buco scavato con le mani e un biberon messo a rinfrescarsi tra le onde del bagnasciuga).
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