Alan Cappelli Goetz: vorrei essere il James Bond italiano
Dallo spot della Tim a Sorelle passando per la controfigura di Pattinson sul set di Twilight, Alan Cappelli Goetz ha fatto tanta strada e ora ha grandi sogni: essere il nuovo James Bond italiano.
È stato la controfigura di Robert Pattinson, ha recitato con Ben Stiller e ha rubato segreti a Rodrigo Santoro. E pensare che quando Alan Cappelli Goetz, attore classe 1987, è partito da Rimini per andare a Roma aveva le idee confuse. Prima si iscrive ad Architettura che la creatività ordinata dell’uomo l’ha sempre attratto; poi passa a Psicologia, la materia che ha studiato la madre, belga, trasmettendogli la curiosità di conoscere i caratteri degli altri; nel frattempo fa un provino al Centro Sperimentale di Cinematografia della Scuola Nazionale di Cinema che il teatro già lo faceva da anni e perfino il liceo che aveva frequentato era ad indirizzo cinematografico. Salta sul trampolino insieme a Chiara Martigiani, la ragazza che amava dai banchi di scuola e “che oggi è la mia migliore amica” e sente che questo gli dà una “carica in più”. Alla fine, su migliaia di candidati, loro sono due dei 16 presi al corso.
In quanti vi hanno dato dei raccomandati?
"Parecchi, dicevano: ma come, due compagni del liceo, entrambi presi al Centro Sperimentale? Non è possibile! Invece non ci aveva raccomandato nessuno, semplicemente eravamo affamati di vita, avevamo quel sano egocentrismo e narcisismo che deve avere chi vuole farcela. Perché se credi in te finisce che poi convinci anche gli altri e anche se da ragazzo ero nerd, ci credevo moltissimo".
Qual è stata la difficoltà più grande?
"Il cinema è un universo nebbioso. Nessuno ti dice per davvero come si fa a diventare un attore, che serve un manager, un ufficio stampa, inoltre non ci sono scuole serie per giovanissimi (come invece succede all’estero) e se non prendi il volo rischi di stare alla canna del gas perché, a differenza della Francia, per esempio, un attore non ha nessun paracadute".
Tutto ebbe inizio con lo spot della Tim del 2009
"Ero uno studente poco più che ventenne e quello diretto da Gabriele Muccino, anche se era uno spot, è stato un vero e proprio set. Ho imparato molto, a cominciare dal primo bacio cinematografico, con Fiammetta Cicogna: Muccino mimava come e dove avremmo dovuto appoggiare le labbra. È stato molto istruttivo, peccato che il bacio sia stato girato all’ultimo spot…".
Spiegaci meglio?
"Eh, ci siamo divertiti molto! Di solito quando mi rivedo al cinema (e succede almeno 4 volte) non mi piaccio mai. Lì, invece, mi sono piaciuto…"
L’anno dopo eri la controfigura di Robert Pattinson: com’è andata?
"Sapevo che avrebbero girato le riprese di The Twilight Saga: New Moon a Montepulciano, così mi sono presentato, inaugurando quella buona abitudine per sperimentare un set di Hollywood senza dover prendere l’aereo e fare la fila a Hollywood dove l’ambiente non è per niente facile. Quella volta cercavano comparse ma io volevo propormi come aiuto regia. Alla fine mi hanno preso le misure, mi hanno messo le mani nei capelli, mi hanno fatto provare due vestiti e mi hanno offerto di fare la controfigura di Robert Pattinson. Così mi sono ritrovato a recitare davanti a Kristen Stewart e ho visto l’altra faccia della medaglia".
Cioè?
"Che sono persone molto concentrate, schive, introverse. Umili e gentili, quando si sentono a loro agio. Il fatto è che i fan li assediano: quella volta due ragazze si buttarono dal balcone per vedere Robert, altre riuscirono a raggiungere il set. Non è stato facile entrare in sintonia. Ma alla fine è nato un bel rapporto e ho due amici americani da andare a trovare".
Poi hai lavorato anche con Ben Stiller in Zoolander e con Rodrigo Santoro in Ben Hur: da loro cos’hai imparato?
"Tantissimo. Da Ben Stiller ho capito che la comicità funziona se dietro c’è grande serietà: è un attore (quella volta, in Zoolander 2, anche regista) estremamente pignolo, attento ai dettagli, inflessibile verso tutti e anzitutto se stesso. Di Rodrigo Santoro (che nel remake di Ben-Hur faceva Gesù) ho ammirato la capacità di entrare nel personaggio: prima di lavorare si chiudeva in camerino 40 minuti a meditare e quando usciva era il suo personaggio. Avevamo una scena insieme e per calmarmi mi ha detto ‘Fingi che io sia tuo padre, in questo modo riuscirai a entrare meglio nel personaggio’, uno dei tanti consigli dati con tatto e gentilezza, senza ostentare la sua superiorità professionale ed economica. Difficilmente sui set italiani trovi attori pronti ad aiutarti, a mettersi in sintonia con te per il raggiungimento del risultato, ovvero un buon film".
Attualmente sei sul set di Amore pensaci tu e Sorelle: com’è recitare in una fiction?
"Meraviglioso: hai la possibilità di entrare per davvero nel personaggio, di scoprirlo, di giocare con il suo carattere e con te stesso, che è l’aspetto che più mi affascina della recitazione e sconfina nella psicologia. Oltre al fatto che lavorando a una fiction puoi creare dei veri rapporti di amicizia sul set".
Finché anche Louis Vuitton ti ha chiamato…
"A volte capitano delle cose che non capisci bene ma cerchi di viverle con umiltà. Questa è una di quelle. È una collaborazione molto bella, nata per caso, che mi trasforma in modello in occasione di servizi giornalistici. Mi fa effetto, mi lusinga, mi stupisce".
Che cosa fa Alan quando non è sul set?
"Sono una persona tranquilla, mi sono sempre sentito un po’ più vecchio dei miei coetanei: a 14 anni, quando i miei amici volevano lo scooter io desideravo un acquario e me ne sono preso cura per anni. Quando gli altri andavano in discoteca, io componevo al pianoforte (mia madre arriva da una famiglia di musicisti). Questo sfasamento mi ha causato molta ansia in passato ma ora, finalmente, ho fatto pace con me stesso. Perciò, se non recito, costruisco mobili in legno per il mio terrazzo, mi occupo del mio orto (sono un attivista vegetariano), coccolo il mio gatto Sita, vado a fare surf a Fregene, faccio provini, aiuto amici che fanno provini, vado a trovare amici all’estero e scrivo: in cantiere ho un documentario (più che altro un’Opera Magna) sull’ambiente e un soggetto per un film".
Che film?
"Naturalmente un James Bond all’italiana, che è il ruolo che vorrei interpretare".
E l’amore? C’è spazio anche per una vita sentimentale?
"Non amo parlare della mia vita privata ma sì, diciamo che c’è una piacevole relazione in corso. Niente di più".