La relazione è finita, il cuore infranto: quando tutto sembra perduto è il momento di guardarsi dentro, con onestà e coraggio, per capire gli errori e riuscire a voltare pagina.
Cuore spezzato e lacrime in tasca: il mal d’amore fa male davvero. La buona notizia è che passa (prima o poi), la cattiva è che non c’è una ricetta magica. Piuttosto c’è un cammino da intraprendere, fatto di autostima da ricostruire, domande da porsi, riposte (sincere) da darsi e lezioni da imparare. Per ritrovare la forza di riprovarci, ad amare. Perché come dice un antico proverbio turco "le lacrime servono a lavare gli occhi, così dopo si vede meglio".
Cuore infranto: (onesta) autoanalisi, anzitutto
“Per superare una perdita occorre una sincera autoanalisi” spiega la psicoterapeuta Gianna Schelotto nel suo SOS Cuori Infranti (Mondadori). Cercare i motivi, liberarsi dei rimpianti e ripartire, pacificati, operazioni che ciascuno deve fare in autonomia e con la massima onestà: “quando uno ha il cuore spezzato - spiega la dottoressa Schelotto - è bene che faccia degli esami approfonditi su se stesso, cercando di capire perché il rapporto è andato male, perché si è scelto un determinato tipo di partner, se precedenti rapporti finiti avevano tutto sommato gli stessi difetti”. Ci vuole coraggio ma è l’unico modo per superare il primo gradino.
Superare un tradimento
Anche in questo caso serve coraggio e onestà: “spesso si tradisce in tre” spiega la psicoterapeuta. Per la serie, il tradimento non è che la conseguenze di carenze nella coppia. “Di solito, comunque, se in una coppia arriva il momento dell'amante è perché il rapporto sta vivendo una fase non sana. Il problema è che per molti farsi l'amante è la terapia di coppia ideale”, conferma Schelotto.
(Non) idealizzare il passato
Succede a tutti, è colpa del cosiddettoottimismo della memoriache induce a ricordare il passato migliore di com’è stato per vivere più volentieri le esperienze. Quando però si fa i conti con un cuore spezzato è meglio tenere i piedi ben ancorati a terra, magari scrivendo nero su bianco i problemi che hanno portato alla rottura perché “spesso nel ricordo si censura quello che non ci andava bene in passato. Bisogna stare attenti a non perdere la lucidità”.
Ti lascio ma restiamo amici? Non subito
Una volta arrivati a capire i (reali) motivi che hanno portato alla rottura sarebbe meglio tagliare i ponti con l’ex: per l’amicizia - che “in realtà è un'incapacità di distacco e un'illusione che ci si crea” - bisogna prima superare ferite e risentimenti. “Nel momento della rottura, mentre c'è uno che sanguina e l'altro che se ne va - spiega Gianna Schelotto -, è un po' difficile immaginare l'amicizia. A volte è la paura della fine: ci si aggrappa all'idea dell'amicizia pur di non rompere”. Ma a camminare con la testa rivolta all’indietro ci si inciampa: la sindrome dell'uccello stupido, dicono gli psichiatri americani, ispirandosi al meraviglioso albatros hawaiiano che in cielo vola come un’aquila ma quando plana sulla terra lo fa con la testa all’indietro e, inevitabilmente, va a sbattere ovunque.
Chiodo scaccia chiodo?
Se rimanere aggrappati al passato è sbagliato, anche iniziare una storia per dimenticare quella prima non serve. Per la serie: se attribuite all’ex (non per forza l’ultimo) virtù straordinarie convinte di non ritrovarle mai più in nessun altro o se siete convinte che l’errore sia stato non sposare quel fidanzato piuttosto che quell’altro allora siete ancora in alto mare. Invece di aggrapparsi alle occasioni perdute è necessario cercarne di nuove e “lo scopo dev'essere: comincio una nuova storia con un nuovo atteggiamento” altrimenti il rischio è inaugurare un rapporto con le premesse sbagliate che fa soffrire due persone: quella con il cuore (ancora) spezzato e il tappabuchi, ridotto a mera proiezione di un feticcio del passato.
Pene d'amore: la sorpresa della guarigione
“Un giorno, a sorpresa, vi sveglierete e scoprirete che ogni dolore è svanito” scrive la psicoterapeuta nel suo libro. Il dolore cambia le persone, le rende più forti, una volta guarite.
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