Aperitivo: dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei
Un semplice aperitivo - a patto che si beva con moderazione - può rivelare dettagli curiosi della personalità di chi ordina: birra? Affabile. Vino? Sofisticato. Sex on the beach? Eterno Peter Pan.
“Un uomo che beve soltanto acqua ha un segreto da nascondere ai propri simili” scriveva Charles Baudelaire più di due secoli fa. Fermo restando che l’alcol va assunto con moderazione, l’aperitivo è primo test per capire chi si ha davanti.
Birra? Avete a che fare con un uomo affabile, spontaneo e dai gusti semplici. Se a ordinarla è una donna il messaggio (nascosto) è: siamo alla pari, socializziamo. Vino? L’aperitivo si fa più sofisticato: la scelta richiede competenza e permette di sfoggiare aneddoti e tradizioni. Tradotto: avete di fronte un uomo alla ricerca di sapori intensi e ricercati. Spritz? O è originario del Triveneto o è semplicemente uno che ama sentirsi cool, divertirsi senza mai perdere (troppo) il controllo della situazione. Bellini? Decisamente radical chic, come d’altronde lo era quel Giuseppe Cipriani, capo barista dell'Harry's Bar di Venezia (il locale amato, tra gli altri, da Ernest Hemingway, Sinclair Lewis e Orson Welles), che lo inventò nel 1948 e lo battezzò ispirandosi al colore del cocktail che gli ricordava quello di una toga di un santo in un dipinto del pittore Giovanni Bellini.
Chi ordina un Vodka Martini e ama l’alchimia tra vodka e Vermouth, non può non evocare l’agente 007 che lo pretende “agitato, non mescolato” e di conseguenza lascia intravedere un temperamento determinato e deciso, simile a chi si limita al Martini Dry con l’immancabile oliva: in questo caso il sapore deciso del gin racconta un uomo dai gusti ben definiti, il temperamento controllato e la capacità di mantenere il sangue freddo.
A proposito di gin, va citato il Gin Tonic, l’evergreen degli aperitivi, amato da chi ama la tradizione e se esce dal seminato lo fa per richiedere una marca particolare: ecco a voi una persona affidabile, in parte prevedibile, che non ama i gusti eccentrici e difficilmente farà voli pindarici per arrivare all’obiettivo.
Un capitolo a sé merita chi, all’aperitivo, ordina un Negroni e dichiara tutta la sua personalità sofisticata: la storia racconta che ad inventarlo fu il conte Camillo Negroni negli anni Venti del secolo scorso, a Firenze. Ai tempi il conte frequentava l'aristocratico Caffè Casoni in Via de' Tornabuoni (ora Caffè Giacosa, di proprietà di Roberto Cavalli). Un giorno, stufo del solito aperitivo Americano, chiese al barman Fosco Scarselli, una spruzzatina di gin al posto del seltz. Da allora "il solito" del conte divenne per tutti gli altri un "Americano alla moda del conte Negroni" e oggi è semplicemente il Negroni, l’aperitivo che mescola in parti uguali London dry gin, bitter Campari e vermut rosso. Solo per temperamenti decisi, decisissimi.
Di tutt’altro genere è chi all’aperitivo ordina un Sex on the beach - eterni Peter Pan dai modi gentili e dolci -, un Mojito - caratteri socievoli, affabili e amanti della bella vita come d’altronde lo era Ernest Hemingway che lo sorseggiava alla Bodeguita del Medio de l’Havana -, o un Daiquiri, buontemponi dal retrogusto amaro, seguendo l’eredità di quel marine che lo inventò quando nel 1898, in piena guerra tra Stati Uniti e Spagna, la sua nave affondò vicino a Santiago di Cuba e lui ordinò qualcosa da bere in una locanda: gli offrirono rum liscio che allungò con succo di lime e poi corresse con un po' di zucchero. Et voilà, creò il Daiquiri. Pronti per il test? Via! Ma ricordate: con moderazione.
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