'Ndrangheta: a 11 anni è il più giovane pentito della storia

Il figlio di Gregorio Malvaso, il capo della cosca di San Ferdinando arrestato un anno fa, ha iniziato a collaborare con la giustizia rivelando tutto ciò che sa: a 11 anni, il più giovane pentito della storia fa tremare la 'Ndrangheta.

Il figlio di Gregorio Malvaso sta facendo tramare la 'ndrangheta: a 11 anni è il più giovane pentito.


Undici anni sono abbastanza per distinguere il bene e il male: soprattutto se sei il più giovane pentito della storia, cresciuto in mezzo alla 'ndrangheta a Reggio Calabria, se tuo padre è Gregorio Malvaso, 37 anni, capo della cosca di San Ferdinando, arrestato ad ottobre dell'anno scorso dai carabinieri nell'ambito dell'operazione Eclissi, e tua madre ha deciso di collaborare con la giustizia. La voce cha ora fa tremare parecchi intoccabili è quella del maggiore dei figli di Malvaso, un bambino che, interrogato dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giulia Pantano, ha rotto gli argini di quell’omertà che non ha ancora fatto in tempo a costruire, concentrato com’era a cercare un futuro migliore di quello che gli avevano appiccicato addosso.  

Mio papà faceva parte di questa cosca - ha raccontato ai magistrati -. Papà faceva quello che voleva all'interno della cosca, era il braccio destro del capo". Il pm gli domanda che cosa facessero suo padre e gli uomini della cosca e il ragazzino risponde “li ho visti fare tutto, tutto quello…” accenna, rivelando tutta la sua innocenza perduta: “so tutto quello che avete trovato. Ho visto la droga, le armi, pistole più che altro, fucili mai...la droga l'ho vista sempre nel garage, in giro non l'ho mai vista".

D’altra parte la sua infanzia è stata costellata dai peggiori giochi degli adulti in attesa di quel futuro da picciotto delle 'ndrine che era già stato scritto per lui. Eppure, cresciuto maneggiando pistole, ferrato su prezzi e dosi di droghe varie e istruito su come si chieda il pizzo, il piccolo è riuscito a preservare la sua coscienza e, alla fine, a fare la cosa giusta. 

Una scelta fatta per "salvare" se stesso e i suoi fratelli dalla criminalità, ben consapevole di diventare il "pentito" più giovane della storia. E che pentito: da quando sua madre ha chiesto di parlare con i pm, dicendo "mi trovo qui per i miei figli, non voglio che crescano secondo ideali e valori sbagliati", il piccolo ha contribuito a ricostruire quel puzzle fornendo tanto di nomi dei membri del clan, divisione dei ruoli, "giri" con la cosca, partite di droga, e perfino la sua scheda telefonica utilizzata in passato anche dal padre.

Va da sé che ora il piccolo non viva più a Reggio Calabria da tempo, quattro mesi, per la precisione, insieme alla mamma e ai due fratelli più piccoli, con un altro nome e cognome e, soprattutto un'altra vita davanti. Una vita che ha scelto da solo, a 11 anni, ribellandosi all'educazione ricevuta dal padre, consapevole che un futuro diverso, migliore, esiste.

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