"Scorza d'Arancia": il food blog che (anche) in dialetto sforna piatti da mangiare (prima) con gli occhi
Claudia Magistro, food blogger di "Scorza d'Arancia" ha iniziato a cucinare "picchi si maritò". Oggi il suo il food blog, che ha fatto del dialetto siciliano il suo biglietto da visita e sforna piatti "che prima vanno mangiati con gli occhi", è tra i più seguiti.
Claudia Magistro è anzitutto siciliana. Scrive in uno dei post più popolari “Siciliani si nasce”: “Una persona che nasce in Sicilia prima o poi verrà assugliata dal "bisogno" di partire per trovare lavoro in Continente. L'Isola non dà sbocchi né prospettive quindi, il siciliano, deve emigrare. Questa tipologia di persone si scontra, da sempre, con quella che, gloriosamente, resta sul campo scatenando la diatriba del "è più facile partire o restare?". Nnì talìamo con 'n'anticchia d'invidia da ambo le parti. Chiddi chi patteru hanno un lavoro dignitoso ma talìano con nostalgia chiddu chi lassaru. A Chiddi chi ristaru ci rimasi 'u suli, 'u mari e un grandissimo senso d'appartenenza. Semu poveri e ricchi allo stesso tempo. Semu ricchi di storia, cultura, architettura e paesaggio naturale; ricchi di sole e di mare, un clima come il nostro è paradisiaco: dall'altro canto siamo poveri disadattati nel nostro stesso territorio, con una incapacità atavica di gestire cotanta ricchezza. Io dico che ci fussi lavoro per noi e molti altri”.
Insomma, è chiaro: nata a Messina 46 anni fa ma palermitana d’adozione (per la precisione di Carini) Claudia in Sicilia non solo ci è restata ma ha fatto della sua regione (e soprattutto del suo dialetto) il biglietto da visita di Scorza d’arancia, il food blog che ha fondato otto anni fa un po’ per gioco, un po’ per caso con la sua amica Roberta salvo poi prenderci gusto e decidere di camminare sulle sue gambe. Oggi quel cammino un lavoro gliel’ha dato e l’ha pure portata lontana, la sua carriera da architetto paesaggista l’applica (anche) nei piatti che crea “che devono essere non solo buoni ma anzitutto belli da vedere, da mangiare prima con gli occhi”. Un’attitudine che hanno notato in tanti, non solo in Italia.
Quello per la cucina è un talento respirato in casa ma scoperto e sperimentato solo quando “si maritò” e tutto d’un tratto si accorse che era una buongustaia per niente avvezza alle padelle. “Ho iniziato a comprare le riviste e fare una ricetta dietro l’altra, con il tempo ci ho preso la mano ed eccomi qui”. Claudia snocciola parole e ricette con il suo piglio “gioioso” e “spumeggiante” gli aggettivi che sceglie per raccontare le sue giornate che trascorrono nel suo ufficio - “la cucina” -, a sperimentare ingredienti - “semplici, genuini e colorati” -, pescare spunti dalle ricette - “della tradizione italiana da personalizzare, ma anche dall’India e dagli Stati Uniti, alla ricerca del trucco per rendere meno grassi i loro piatti” -, creare portate - “dagli antipasti ai dolci anche se sono sempre a dieta ma c’è il trucco anche per mangiare bene e con poche calorie senza soffrire” -, fotografarle - “allestendo dei veri e propri set” e “impiastricciando la macchina foto” - e poi raccontarle sul suo computer “che è sempre tutto incrostato”. Poi prende fiato, fa qualche schizzo d'architetta e torna al suo mestiere di mamma di Carlotta e moglie di Giovanni
Insomma, quello con Scorza d’Arancia è un vero e proprio lavoro?
Eccome! Mi permette di sperimentare, conoscere, crescere: la rete (e soprattutto il fare rete), mi ha cambiato la vita. Se non fosse per gli altri non sarei certo arrivata dove sono: ogni mattina devo ringraziare decine di persone. Senza il blog e il mondo che mi ha aperto non avrei potuto scrivere il mio primo libro di ricette (Scorza d’arancia, edito da Officina Trinacria e Spazio Cultura, Palermo 2011) e poi quelli pubblicati negli anni a venire una volta inaugurata la collaborazione con Vallè (Omega Me, edito da Trenta Editore, oltre a C'è tort@ per te, una raccolta di ricette di vari food blogger tra cui anche io). Così come non potrei curare la rubrica settimanale di cucina su SicilyPresent.it. Insomma, non farei niente di tutto quello che faccio tutti i giorni! La bellezza della condivisione è dire: “ti tengo mano manuzza e se ci sono riuscita io magari tu lo fai anche meglio”.
Nell'epoca in cui tutti parlano inglesi tu usi il dialetto, perché?
Gran parte delle mie creazioni partono dalla scrittura e il dialetto è il modo più veloce per raccontare l'ispirazione, i gusti e i sapori. Grazie al maestro Camilleri ora il siciliano non è più un mistero (quasi) per nessuno: io non sono che un'umile discepola ma da donna innamorata della sua terra e fiera di abitarla ho deciso di valorizzare uno dei nostri patrimoni. A quanto pare la scelta è stata vincente!
Tu ci sei riuscita, qual è il tuo consiglio a chi vuole costruire un futuro in cucina?
Ci tengo a precisare: sono una cuoca amatoriale, una che si diverte nella sua cucina e che il mestiere se l’è costruito con i propri tempi e modi. A quelli che ci provano dico: la vita da chef non è MasterChef, è un amore che chiede dedizione assoluta. Le strade per farcela, però, sono tante: la rete è un trampolino che ti solleva se hai qualcosa da proporre e un modo tuo di proporlo. Se ce l’ho fatta io ce la potete fare anche voi, l’importante è crederci, starci dietro ed essere entusiasti.
Ci regali una ricetta?
Con grande piacere: le Sarde alla Sinfasò, un piatto veloce da fare, sfizioso, bello da vedere, colorato, fresco e poco calorico. Come vi ho detto sono sempre a dieta (e si vede perché quando capita non pubblico tante ricette) e le sarde ripiene di peperoni sono l'ideale per mangiare bene e non pentirsi subito dopo!
Copyright foto: Claudia Magistro
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