Ristrutturare casa con l'architetto online: chi fa da sé fa (almeno) con tre

Ristrutturare casa con l'architetto online: c'è Houzz, il social network con 6 milioni di foto e 700mila professionisti, e c'è CoContest, la piattaforma dove gli utenti lanciano concorsi di architettura e premiano il migliore. Benvenuti nell'era dove chi fa da sé fa (almeno) con tre.  

Grazie alla rete ora architetti e interior design sono a portata di click e di portafoglio.


Tra chi fa da sé e chi si affida a un architetto si è messa in mezzo la rete. Risultato: ora chi fa da sé fa (almeno) con tre. Giochi di parole a parte, ristrutturare casa non è mai stato così social grazie alle piattaforme che mettono in comunicazione le esigenze degli utenti con le proposte dei professionisti permettendo agli uni di avere più d'una consulenza (economica) e agli altri di avere un mercato pressoché sconfinato. 

C’è Houzz, la piattaforma a stelle e strisce creata nel 2010 da Adi Tatarko e consorte - una coppia di americani alle prese con la ristrutturazione di casa loro e la difficoltà di trovare i contatti di architetti - di recente sbarcata anche in Italia che “offre un servizio completo per progettare, ristrutturare e arredare la casa” come spiega Mattia Perroni, country manager per l’Italia. E c’è l’italiana CoContestla startup fondata da tre giovani imprenditori romani, l'unica italiana scelta dall'incubatore statunitese 500 Startups, uno degli acceleratori d’impresa più prestigiosi del mondo, con sede a Mountain View nella Silicon Valley, dove i clienti lanciano dei concorsi di architettura e ricevono progetti comprensivi di planimetrie, render 3d e altre tavole. Simili nell’approccio ma differenti nel metodo, sono destinate a rivoluzionare la professione dell’architetto. 

Houzz ispira e tenta chi vuole ristrutturare casa con un archivio sterminato (circa sei milioni di foto caricate da professionisti) di proposte di arredamento di interni ed esterni e di feedback di altri utenti, CoContest mette in competizione i professionisti. In questo caso, infatti, il potenziale cliente descrive esigenze e desideri, carica piantine e fotografie e lancia un concorso (contest), paga un servizio, dopo sette giorni riceve un certo numero di progetti, sceglie il migliore e il gioco è fatto: l’architetto vince il premio (che una volta si chiamava onorario) e la collaborazione ha inizio.

Insomma, se Houzz  funziona più come un social network dove gli oltre 700mila professionisti iscritti stanno in vetrina, gli utenti si confrontano e poi scelgono quello che più li ha ispirati sulla base di lavori già realizzati, CoContest arriva dritto all’obiettivo, offrendo ai clienti, fin dall’inizio, una gamma di proposte personalizzate.             

Va da sé che, in tempo di crisi, gli utenti sono entusiasti i professionisti divisi. Se i primi, infatti, hanno finalmente a disposizione un professionista tutto per loro, scelto tra migliaia nel mondo, direttamente dal computer di casa e a prezzi accessibili, i secondi temono di ritrovarsi a lavorare in una giungla selvaggia. Tant’è, nell’epoca 2.0 niente è più come prima e tutte le professioni, da tassista all’architetto, devono, prima o poi farci i conti.  

Il nostro obbiettivo - spiegano da CoContest - è quello di rendere i servizi di interior design accessibili a tutti, allargando il mercato a tutti coloro che sino ad ora non si sono rivolti ad un architetto professionista. La nostra è una piattaforma internazionale con più di 14 mila architetti ed interior designer iscritti da ogni parte del mondo, tutti possono partecipare ai concorsi e trovare nuovi clienti abbattendo le barriere geografiche che sino ad oggi hanno caratterizzato l'esercizio della professione. Inoltre i nostri concorsi sono assolutamente anonimi, dunque il cliente sceglie il vincitore solo sulla base della qualità della progettazione e delle idee proposte. Un sistema che mi sembra profondamente più meritocratico di quello relazionale che caratterizza il funzionamento attuale del mercato, e che sicuramente permette ai giovani talenti di emergere più facilmente ed esclusivamente per loro valore di progettisti”.  

Una vera e propria miccia tanto che la piattaforma italiana è oggetto di un’interrogazione parlamentare al Ministero dello Sviluppo economico, della quale è prima firmataria l'onorevole Serena Pellegrino (Sel), dove si sottolinea come “CoContest fornisca solo idee di progetti, senza verificare se esse siano soluzioni architettoniche fattibili e se siano progettate da professionisti competenti e abilitati”. Dal canto loro i giovani imprenditori replicano che sostituirsi ad architetti o ingegneri non è nei loro piani, tanto che, alla fine del contest, il sito fornisce al cliente tutti i contatti del professionista vincitore e, a quel punto, il rapporto diventa personale: "La maggior parte dei concorsi su CoContest - spiegano i tre imprenditori - riguardano esclusivamente l’arredamento ma ciò non toglie che nel caso in cui l’oggetto del concorso sia una ristrutturazione con implicazioni strutturali, i clienti siano comunque obbligati, per legge, a ricorrere ad un professionista per la direzione dei lavori e l’ottenimento dei relativi permessi". 

Insomma, un collettore tra la domanda e l’offerta, come d'altra parte fa il colosso americano che dal 27 maggio parla anche italiano e ha già conquistato 100mila utenti. Ma non solo: nei prossimi mesi lancerà il canale e-commerce e Houzz & Survay, ovvero la cartina di tornasole del settore grazie a un questionario (ad oggi l’hanno compilato 30 milioni di utenti) sulle abitudini di ristrutturazione e arredo. Eccola la vera rivoluzione: oggi chi fa da sé fa (almeno) per tre. 

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