Marocco, un abbraccio gay può costare tre anni di carcere
Marocco, un abbraccio gay può costare tre anni di carcere. A Rabat, a poche ore dall'espulsione delle femministe ucraine di Femen, sono stati arrestati due ragazzi sorpresi ad abbracciarsi davanti alla torre di re Hassan. L'ultima condanna per omosessualità è stata inflitta lo scorso 22 maggio a 3 ragazzi.
Un abbraccio a Rabat, davanti alla torre che celebra la memoria dell'ex re Hassan, può costare fino a tre anni di carcere a due uomini colpevoli di ”esibizione impudica”. Succede in Marocco, un paese dove nelle ultime settimane il dibattito sulla condizione degli omosessuali è al centro della scena politica. Tanto che l’arresto avviene poche ore dopo l’espulsione dai confini di due donne francesi, attiviste del movimento femminista ucraino Femen, che, a seno nudo e con la frase “In gay we trust” scritta sulla pelle (sempre davanti alla stessa torre simbolo sacro della città, nonché minareto della storica moschea della capitale) avevano manifestato simulando un bacio.
Il Marocco è un paese che fa i conti con una moralità severa - basti vedere le polemiche suscitate dall’esibizione di Jennifer Lopez al Festival Mawazine giudicata "riprovevole e inaccettabile, oltre che contro la legge" dal ministro delle Comunicazioni, Mustafa Al Jalfi - e, secondo diversi attivisti dei Diritti dell'Uomo, con inaccettabili repressioni verso gli omosessuali.
Da qui la protesta delle due francesi: “è stata un’azione simbolica - ha commentato Inna Shevchenko, leader del movimento Femen - avvenuta in una località turistica e religiosa, con lo scopo di denunciare la legge”. Azione che la Shevchenko ha collegato alla sentenza dello scorso 22 maggio che ha condannato tre marocchini a tre anni di carcere proprio perché accusati del reato di omosessualità: “Cos’è più osceno e immorale: un topless o la condanna di due persone per la loro identità sessuale?”.
Al momento il Paese - per nulla abituato, anche nelle frange più progressiste all’esibizione del corpo nudo - reagisce a muso duro e secondo quanto riferito dalla Direzione Generale della Sicurezza Nazionale (DGSN) in un comunicato inviato all’agenzia di stampa marocchina (MAP), quello delle attiviste sarebbe stato definito “una sequenza oscena, messa in atto esponendosi in topless in un luogo di culto, e sfoggiando addosso slogan che violano la moralità pubblica“.
Insomma, alla luce dell’arresto dei due ragazzi sorpresi ad abbracciarsi davanti alla torre, viene il dubbio che l’azione delle attiviste sia stata controproducente in un società come quella marocchina: le battaglie vanno combattute anche con la strategia, le provocazioni vanno adattate ai contesti per essere comprese e sposate. Altrimenti il rischio che il rumore si traduca in un boomerang per la minoranza in questione è dietro l’angolo.
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