Vicenza: Gioia Yekou, dimenticata in auto, muore a 2 anni
A Vicenza una bimba di 2 anni, Gioia Yekou, viene dimenticata in auto e muore. I genitori sono indagati per omicidio colposo: la tragedia per una distrazione che, rivela il premio Pulitzer Gene Weingarten, succede molto più negli ultimi tempi, da quando l'air bag sta davanti. E da quando siamo così stressati.
Gioia Yekou aveva 17 mesi. Gioia non c’è più. È morta domenica 31 maggio, di caldo, o forse asfissiata, da sola, sul seggiolino dell'auto parcheggiata in strada, di pomeriggio, con i finestrini chiusi. I genitori, Samuel Yekou, 51 anni e Leontine Kouame, 40, non si danno pace; i 5 fratellini neppure perché all’origine della tragedia c’è un equivoco grande così.
Doveva essere una domenica come le altre: la messa nella parrocchia di Aracoeli, a Vicenza, dove la famiglia di origini ivoriane vive ormai da 24 anni. Poi si torna tutti a casa verso l'1 e un quarto, per il pranzo: i figli grandi scendono dall'auto, la mamma scarica il passeggino, incontra un vicino, due chiacchiere non si negano a nessuno, il matrimonio è alle porte, Samuel e Leontine si sposeranno in Chiesa il prossimo 13 giugno. Poi le chiacchiere finiscono, la mamma guarda il passeggino, è vuoto, Gioia è con gli altri fratelli, pensa, chiude la macchina, entra in casa. Passano tre ore, prima che i genitori si accorgano che Gioia è in macchina. Quando la trovano respira a fatica, provano a salvarla anche i medici del soccorso ma non c'è niente da fare. “Pensavamo che si occupassero di lei i fratelli più grandi” ripetono come un mantra i genitori. “Pensavamo che fosse con i nostri genitori” gli fanno eco loro, con gli occhi incollati a terra. I vicini li sostengono, increduli.
La Yekou è una famiglia numerosa, integrata nel territorio, che si stava riprendendo da un altro lutto atroce di qualche anno fa, quando persero un neonato, morto durante il parto. "Ora Gioia è diventata un angelo come il piccolo Giosuè. Loro pregheranno per noi e pregheremo sempre per loro", dice il padre. Da poco avevano festeggiato la laurea della più grande, stavano preparando il matrimonio. Ora devono occuparsi del funerale di Gioia e fare i conti con la magistratura, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, e con un’autopsia, che stabilirà che cosa ha ucciso la loro creatura.
Queste tragedie accadono, molto più spesso di quanto non si creda: nel giugno del 2013 è successo ad Andrea Albanese, il padre di Piacenza che è andato a lavorare: Luca, 2 anni è rimasto nell’auto ore. Indagato per omicidio colposo, sostenuto dalla moglie che lo ha sempre definito un padre amorevole, Albanese è stato prosciolto dalle accuse perché, come capita quando capita, colpito “amnesia dissociativa”. Nel maggio del 2011 sono morti in auto Elena, 22 mesi, dimenticata in auto a Teramo e Jacopo, 11 mesi, a Passignano sul Trasimeno, in provincia di Perugia. L’elenco è lungo, le storie sono simili, quelle di genitori straziati che non riescono a capire come sia potuto accadere. Ma è accaduto.
Il premio Pulitzer Gene Weingarten, giornalista del Washington Post ha dedicato ai bimbi dimenticati in auto un lungo articolo. Raccoglie storie, tragedie, si domanda se sia giusto considerare una tragedia come un "crimine". Le voci raccontano una vita insonne, passata a rivivere il momento fatale per poter cambiare il tempo. Una tragedia che capita più spesso dagli anni Novanta quando, secondo le sue conclusioni, l’airbag al posto del passeggero ha spinto molti genitori a posizionare il seggiolino nel sedile posteriore. “Il livello di premura abituale del genitore non sembra essere rilevante” conferma David Diamond, docente di fisiologia molecolare alla University of South Florida di Tampa, citato nell’articolo del Washington Post. Insomma, basta lo stress, la mancanza di sonno, o la routine che si spezza e succede. È impossibile a credersi, ma non siamo perfetti, nessuno è perfetto. A volte basta la distrazione per trasformare un errore in un incubo che comincia quando il tempo prima implode e poi esplode. Un incubo dal mattino lontanissimo, eterno.
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