Aereo Germanwings, strage volontaria. Gli inquirenti puntano il dito contro il copilota

Ad azionare il comando che ha portato alla tragedia dell'Airbus 320, precipitato martedì mentre percorreva la tratta da Barcellona a Düsseldorf causando la morte di 150 persone, sarebbe stato il copilota Andreas Lubitz. 

Il copilota ventottenne avrebbe azionato volontariamente il comando che ha portato alla strage. Alla base forse la depressione.


Èstato volontario. Lo schianto sul massiccio delle Alpi francesi, costato lavita martedì a 150 persone, non è stato un incidente e nemmeno il tragicoepilogo di un malore nella cabina di comando. Qualcuno ha schiacciato ilpulsante della morte. Quel qualcuno, secondo gli inquirenti si chiama AndreasLubitz: professione copilota. 

Classe 1986, 630 ore di volo all’attivo, talmentebrillante da aver ricevuto, già nel 2013, il Certificato di Eccellenza dellaFAA - la Federal Aviation Administration, che regola l’aviazione Usa. Lubitz nonaveva nemmeno trent’anni e viveva con i suoi genitori in un paese di appena 13mila anime. Tutti lo conoscevano e tutti l’hanno pianto in questi giorniconcitati di disperazione e affanno, tutti l’hanno descritto come un giovanetranquillo, qualcuno ha aggiunto che era un po’ taciturno, solo la mamma di un’amicadi infanzia si è ricordata di raccontare, a un quotidiano tedesco, di quell’episodiodi depressione che adesso appare fondamentale nelle ricostruzioni. 

Questi ifatti, emersi dalle registrazioni delle due scatole nere ritrovatetra i relitti. Dopo i primi venti minuti di volo e dopo le chiacchiere “informalie distese”, registrate dal dispositivo di bordo e lucidamente ricostruite dalprocuratore di Marsiglia Brice Robin, il comandante Patrick Sonderheimer (unveterano del volo) si allontana per andare in bagno. Rimasto solo, Lubitz attiva deliberatamente il meccanismo di discesa del velivolo benconscio, secondo chi indaga, delle conseguenze di questo gesto folle. Il sitoFlightradar conferma: alle 10.30 di martedì mattina il pilota automatico ricevel’ordine di passare da 11.500 a 30 metri di quota. Siamo sulle Alpi Francesi. Iniziaqui il countdown verso la morte. 

10 minuti. Rumore di poltrone, la porta dellacabina si chiude alle spalle di Sonderheimer. 9 minuti. L’aereo, dolcemente,comincia la sua discesa verso il basso. 8 minuti. La discesa è graduale ma latraiettoria è decisa. 7 minuti. Il pilota torna verso la cabina di pilotaggio,bussa. Nessuna risposta. 6, 5, 4 minuti. I colpi alla porta si fanno sempre piùconcitati: Sonderheimer capisce, cerca di sfondare il divisorio, Lubitz respira “normalmente”(come farà fino al momento dell’impatto facendo escludere la pista delmalessere). Respira, sì, ma non risponde. Anche la torre di controllo cerca dimettersi in contatto: inutile. Entrare? Impossibile. Le autorità tedesche loconfermano. Il sistema di controllo “della porta della cabina di pilotaggiopermette sempre un’apertura dall’interno - spiega il ministro dei Trasportitedesco, Alexander Dobridnt -. Quando questo non è possibile, c’è lapossibilità di aprirla con un codice dall’esterno, a meno che non sia esplicitamenteimpedito dall’interno”

Secondo le ricostruzioni i passeggeri non si accorgonodi nulla fino agli ultimi minuti. Quindi le urla. Poi lo schianto. Si è trattato diun suicidio? No, secondo il presidente di Lufthansa Carsten Spohr, “quando unapersona trascina con sé nella morte altre 149 persone, non è suicidio, èun’altra cosa”. Che cosa ha spinto il copilota al tragico gesto? Perché non haaperto la porta al suo superiore? Perché non ha risposto alla torre dicontrollo? Che cosa ha pensato mentre azionava il comando della strage? L’haazionato davvero? “L’azione su questo selezionatore di altitudine può esseresolo volontaria” replica il procuratore francese. 

Ma tutte le risposte suquesta terribile vicenda se ne sono andate con il ventottenne “brillantecopilota” di origine tedesca. Il suo papà e la sua mamma, accorsi ancorainconsapevoli sul luogo della strage, piangono il figlio forse depresso e forseresponsabile di un gesto mentre la scorta vigila sulla loro incolumità. Eintanto continuano le ricerche dei corpi. 


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