Longevity Center, il primo aprirà a New York nel 2015

Nel 2020 gli over 60 saranno un miliardo di persone: un business interessante per i colossi. Come la Nestlè che investe 5,7 miliardi di dollari nella cura e il benessere della terza età.

Il primo Longevity Center (SCHIELD) aprirà a New York nel 2015 grazie agli investimenti miliardari della Nestlè.


Dai
bebè agli anziani e dal cacao alle creme antietà il passo è breve. I tempi cambiano, si fanno meno figli, la vita si allunga e i colossi si adeguano. Nestlè, visti i numeri, allarga la sua offerta alla terza età. Il baby boom è un ricordo lontano (in Italia siamo ai minimi dai tempi dell'Unità), gli anziani (soprattutto quelli dei paesi ricchi) sono (e saranno) sempre di più. Va da sé che investire anche sull'età d'argento promette affari d'oro. 

Sulle orme della Johnson & Johnson, specialista in farmaci, cosmesi e skincare che da tempo si è avviata sulla strada della medicina estetica con i prodotti Neutrogena, Nestlè scende in campo con investimenti miliardari in prodotti per la pelle matura, trattamenti per il corpo e centri benessere per la longevità. Tipo quello che aprirà i battenti a New York nel 2015, il primo Longevity Center - nome completo: Skin Health Investigation, Education and Longevity Development (SHIELD) - dei dieci annunciati all'inizio di dicembre. Dopo la Grande Mela toccherà a Hong Kong e poi a San Paolo. E poi verranno quelli in Nord America, in Asia e in Europa. "Vogliamo creare un ambiente multidisciplinare di ricercatori, medici ed esperti nel campo dello skin care per combinare nuove tecnologie e scoprire nuovi approcci nella cura della pelle e della salute delle persone" ha dichiarato alla stampa Humberto Autunes, chief executive della nuova Nestlè Skin-health

Antunes ha paragonato i centri a "parchi a tema" che ospiteranno scienziati, accademici e altri esperti in salute della pelle perché più teste lavorano meglio di una sola. "Aspiriamo a creare un ambiente multi-disciplinare - ha puntualizzato -, vogliamo unire le competenze per scoprire nuovi approcci alla cura della salute delle persone". Anche perché "il primo problema della pelle, dopo i 60 anni - precisa Autunes -, è l'eccessiva secchezza e la perdita dell'elasticità che causa le screpolature che, a loro volta, aprono la strada agli attacchi di batteri e funghi, nemici della pelle e delle unghie".  

L'obiettivo della multinazionale è tanto semplice - fermare l'invecchiamento -, quanto ambizioso - "vogliamo puntare a definire un nuovo modo per invecchiare in salute e mostrare una pelle in forma" ha dichiarato Antunes. Nel frattempo si tratta di diventare i primi del settore che ora è dominato dalla company leader, l'americana Allergan, specializzata in botox e fillers riempitivi. Un business interessante, che solo in Italia, negli ultimi due anni (e nonostante la crisi) è cresciuto del 20%. E, non solo qui da noi, continuerà a farlo: "la crescita è sicuramente più veloce e più redditizia di quella degli alimenti confezionati e delle bevande - ha detto alla Reuters Jon Cox, un broker della Kepler Cheuvreux -. Ma nessuno sa che forma prenderà". 

Nel frattempo il colosso svizzero si è attrezzato mettendo mano al portafoglio e stipulando alleanze preziose: con 5,7 miliardi di dollari si è comprata i diritti della Valeant Pharmaceuticals e ha chiuso una joint venture con L'Oreal, con cui aveva già avviato altri accordi, all'inizio dell'anno, per l'expertise in dermatologia. Per non parlare del fatto, ci tiene a precisare Humberto Antunes, che "quest'anno la Nestlè ha già speso 350 milioni di dollari nella ricerca dermatologica e nello sviluppo di nuovi prodotti".

Nei piani a lungo termine, la Nestlè prevede che il 40% della sua attività dedicata alla cura della pelle sarà costituito da farmaci con ricetta e il resto diviso tra i prodotti da banco, dalle creme solari, alle linee estetiche, passando per i trattamenti antirughe. "Il vantaggio di avere una grande azienda come la Nestlè che investe nel settore -  ha dichiarato il dottor Joshua Zeichner, professore di dermatologia presso il Mount Sinai Hospital di New York - ricade sulla ricerca e sullo sviluppo di terapie mirate".  

L'iniziativa è stata lanciata in collaborazione con la Global Coalition on Aging (GCOA), un consorzio che comprende aziende del calibro di Intel e Bank of America, colossi farmaceutici e finanziari dediti allo studio di nuove soluzioni per la cura e il benessere in tarda etá. Un'offerta che nel 2020 dovrà soddisfare le domande di un miliardo di persone oltre i 60 anni e di altre 450 milioni over 65. Mica noccioline, affari d'oro, anzi d'argento.

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